Atalanta nella storia: ecco perché tutta l’Italia deve essere orgogliosa, al di là delle tifoserie
“Si scrive Atalanta, si legge storia”, ha scritto sui social il presidente del Coni, Giovanni Malagò, commentando la vittoria dell’Europa League da parte della squadra di Gasperini. Un successo che, al di là delle tifoserie, segna un punto di svolta e di speranza per il calcio italiano. Forse non è un caso che l’ultimo successo in questa competizione, un tempo chiamata Coppa Uefa, sia stato firmato da un’altra cosiddetta provinciale, il Parma di Alberto Malesani. Anche in quel caso, la vittoria era arrivata con un gioco non sparagnino e tutt’altro che all’italiana. Anche nel caso della squadra orobica, che mercoledì sera ha schiantato il Bayer Leverkusen per 3 a 0, la vittoria è arrivata attraverso dinamiche lontane dai luoghi comuni dell’italico mondo pallonaro.
Niente catenaccio, niente perdite di tempo, niente tutti dietro e palla avanti. I ragazzi di Gasperson (come chiamavano i genoani l’attuale allenatore dell’Atalanta) ha invece scomodato paragoni epici con l’Olanda degli anni ’70. Niente gioco sparagnino, crampi o simulazioni. Corsa a mille all’ora, grande pressing, dinamismo e preparazione atletica impressionanti, tanto più alla fine di una stagione stremante.
Una squadra che parla italiano con il suo allenatore, che ieri ha adombrato la possibilità di lasciare il club neroazzurro dopo 8 anni magici. E che lo fa con una dirigenza illuminata e competente. Ma che anche in campo, in alcuni ruoli iconici, come nel suo centravanti, il romano Scamacca, incarna al meglio un movimento che può dire la sua anche a livello di nazionale.
Una storia da additare a esempio, nel momento in cui i grandi club sono tutti o quasi nelle mani di holding e proprietà straniere (dal Milan all’Inter, dalla Roma alla Fiorentina, passando per il Como e il Bologna). E. se è vero che, anche nel caso del club nerazzurro sono arrivati i dollari e una proprietà a stelle e strisce, va ricordato che il manico resta saldamente nelle mani italiane della famiglia Percassi.
Una bella favola, dunque, che risarcisce idealmente una città come Bergamo, tra le più colpite, nel 2020, dalla tragedia della pandemia. Quattro anni fa le immagini di morte e desolazione fecero tristemente il giro del mondo. Quattro anni dopo, dalle stesse strade arrivano scene di esultanza, trasmesse dai notiziari internazionali. La Dea se lo meritava e stavolta c’è da aggiungere che la Dea Eupalla (per scomodare il lombardo Gianni Brera) ha premiato davvero i migliori.
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