Treviso, l’Ulss avverte: «Servono 200 infermieri entro il 2026»
Da qui al 2026 negli ospedali trevigiani serviranno quasi duecento infermieri. A metterlo nero su bianco è il “Piano dei fabbisogni di personale” redatto dall’Ulss 2, che stima in 194 il numero di infermieri da assumere nei prossimi tre anni. «Parliamo di numeri rilevanti, ma sicuramente sottostimati se pensiamo all’assistenza ottimale», commenta Annarita Secchi, coordinatrice del sindacato Nursing Up per la provincia di Treviso, «Questo perché il conteggio è fatto per garantire i livelli minimi ed essenziali dell’assistenza, ma non dobbiamo dimenticare che in ambito locale il rapporto è di 5,89 infermieri ogni mille abitanti, contro la media europea di nove. Dunque, la situazione di partenza è già molto delicata – sottolinea ancora Secchi – perché bastano una malattia prolungata o una maternità ad aggravare la sofferenza di un organico già molto tirato nei numeri, mentre le sostituzioni non sono mai immediate».
L’Ulss
Il personale che rimane operativo, secondo il sindacato, è costretto a fare gli straordinari, «saltare i riposi e talvolta anche le ferie programmate». In generale, la situazione della pianta organica rischia di impattare sul lavoratore in termini di stress psicologico e stanchezza fisica, ma anche sul paziente e dunque sulla qualità delle cure e dell’assistenza. Problemi reali, tanto che l’Ulss annuncia di aver rivisto le stime del piano al rialzo. Il direttore generale Francesco Benazzi fornisce il quadro aggiornato della situazione: «Assumeremo 218 infermieri: 113 ci hanno già detto di sì, 40 tempi determinati verranno stabilizzati e abbiamo spedito altri 65 telegrammi. Quello che non riusciamo a coprire sono le maternità con sostituzioni a tempo determinato. Le cose stanno andando bene anche per quanto riguarda gli operatori sociosanitari, ne entreranno 232. Anche se quelli che arrivano dalle case di riposo possono essere trattenuti per novanta giorni». Nel frattempo, con l’Università di Padova si sta lavorando all’aumento degli iscritti ai corsi di laurea delle professioni sanitarie. «Abbiamo già aumentato i posti del primo anno di scienze infermieristiche, le immatricolazioni sono passate da 150 a 200. La domanda era tale che abbiamo riempito tutti i posti a disposizione e puntiamo a replicare con 200 nuovi ingressi anche per il prossimo anno accademico», fa sapere ancora il direttore generale Benazzi.
Più welfare e nidi
Per Nursing Up vanno però considerati due fattori: il primo è la dispersione scolastica, il secondo la necessità di valorizzare la professione per evitare la “fuga” sempre più massiccia dalle corsie degli ospedali. «Circa il venti per cento degli studenti non termina il percorso accademico; inoltre, tra i laureati, una parte andrà a lavorare nel privato», evidenzia la coordinatrice Secchi, «per questo motivo noi come sindacato chiediamo di creare un sistema di incentivazione alla professione basato sul supporto della dirigenza aziendale e sulla messa a punto di benefit e meccanismi di welfare aziendale nella sanità pubblica. Un segnale sarebbe la creazione dei nidi aziendali, ad oggi c’è all’ospedale di Conegliano, a Treviso se ne parla in questi giorni con un questionario somministrato al personale, bisognerebbe arrivare quanto prima ad aprirlo». E ancora, pensare a dare rilevanza e gratificazione anche dal punto di vista economico al ruolo svolto dal personale – conclude la coordinatrice del sindacato Nursing Up per la provincia di Treviso – magari «con la messa a disposizione di assicurazioni sanitarie e supporti economici per i figli meritevoli».