Enzo Bortot, 80 anni a servizio degli altri. «Il fondo è sacrificio, forgia il carattere»
Una festa di compleanno a sorpresa per gli 80 anni di un uomo che tantissimo ha dato, e ancora sta dando, allo sport bellunese. Sono gli 80 anni di Enzo Bortot, presidente del Gs Castionese. Gli anni Enzo li ha compiuti venerdì 17, la festa a sorpresa figli e amici gliel’hanno organizzata domenica. Sono arrivati in tanti a Castion: i ragazzi del Giesse con le loro famiglie, colleghi presidenti di società (come l’altro “capitano di lungo corso”, Bepi Dalla Corte da Sovramonte), campioni olimpici (Pietro Piller Cottrer).
«Sono arrivato a casa, verso mezzogiorno e mi sono trovato davanti dei gazebo, la polenta che andava e tanta gente» racconta Enzo. «Tra pranzo e festeggiamenti che sono andati avanti fino a sera, sono passate più di cento persone».
Una bella occasione per ripercorrere la storia di una persona legata a filo doppio con il Gs Castionese e per parlare dell’evoluzione dello sport.
Enzo, come è cominciata l’avventura nel Castionese?
«Ha preso avvio su impulso di Arturo Orsingher, maestro di sci di fondo che abitava a Castion. Abbiamo fondato il Castionese nel 1974. Il primo presidente è stato Angelo Triches, poi è toccato a Olivo D’Incal. E poi al sottoscritto».
È subito diventato uno squadrone il Giesse, nello sci di fondo. Ma anche nello skiroll e nella corsa.
«Abbiamo avuto belle squadre nello sci di fondo, senz’altro sì. Per Belluno e dintorni siamo stati la culla degli sci stretti. Nella nostra società sono approdati atleti che venivano in città per studiare e per comodità si allenavano con noi. Abbiamo avuto anche nomi importanti, ad esempio Magda Genuin. Con noi ha sciato anche Alessio Cremonese di Sportful e con noi ha fatto le prime gare Elia Barp».
Anche dal punto di vista organizzativo non vi siete risparmiati.
«In Nevegal abbiamo collaborato all’Universiade del 1985, organizzato i campionati italiani del 1987 e poi tante Nazionali Giovani. In estate, a Castion tanti eventi di skiroll, tra i quali la Coppa del mondo nel 2001».
In Nevegal non nevica più.
«Purtroppo è così. La neve è sparita ma per fortuna non siamo spariti noi: andiamo a cercarla a Falcade o a Garès, dove abbiamo organizzato insieme allo Sci club Canale i tricolori assoluti».
Quanti fondisti avete?
«Abbiamo dodici ragazzi, ragazzi che sciano con passione. Finalmente siamo tornati ad avere le famiglie vicine al ragazzo: è fondamentale e io ci tengo tantissimo».
Perché questa sua passione per lo sci di fondo?
«È uno sport che insegna il sacrificio, forgia il carattere».
Come ha visto cambiare lo sport? Come ha visto cambiare lo sport?
«Per il fondo, sono cambiate tante cose ma l’essenza no: fatica e passione, passione e fatica. Da un punto di vista organizzativo generale, lo sport dei nostri inizi era più facile da fare. Nel corso degli anni sono aumentate le difficoltà nel reperire gli sponsor. Ora c’è la riforma dello sport, che sta mettendo tutti in grande difficoltà: una società amatoriale non è un’azienda».