Gaza, oggi la decisione della Corte dell’Aja. Israele taglia i contatti tra il consolato di Spagna e i palestinesi: “Madrid antisemita”
A poche ore dalla decisione della Corte di giustizia internazionale dell’Aja sulla guerra a Gaza, scoppia un caso diplomatico tra Tel Aviv e Madrid. Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha deciso di interrompere i contatti tra la “missione spagnola in Israele ed i palestinesi e di vietare al consolato spagnolo a Gerusalemme di fornire servizi ai palestinesi di Giudea e Samaria”, in Cisgiordania. La mossa, ha fatto sapere il dicastero, arriva in risposta all'”appello antisemita” della vice premier spagnola Yolanda Diaz – contenute in un video sui suoi social – secondo cui la Palestina “dovrà essere libera dal fiume al mare“.
“Daremo la risposta opportuna – la risposta del ministro spagnolo degli Affari esteri, José Manuel Albares -. L’obiettivo è continuare a dare assistenza ai palestinesi, ai quali abbiamo triplicato gli aiuti”, ha detto Albares in un’intervista radiofonica a Rac1, negando che nel governo spagnolo ci siano “antisemiti” e sostenendo che l’esecutivo “è tollerante, pluralista, diverso e non accetta nessun discorso di odio, incluso l’antisemitismo”. “Dobbiamo fare uno sforzo e non permettere a nessuno di offuscare il discorso fino al 28 maggio“, ha detto il capo della diplomazia spagnola, in riferimento alla data in cui il Consiglio dei ministri dichiarerà il riconoscimento dello Stato della Palestina.
Anche Diaz, ha respinto le accuse di Katz: “Non odio nessuno, non sono antisemita”, ha detto la leader di Sumar su Tve. Rispetto alla frase pronunciata in un video, in cui affermava che “la Palestina sarà libera dal fiume (Giordano, ndr) fino al Mare (Mediterraneo, ndr)”, ha segnalato che il suo partito “ha sempre avuto la stessa posizione: il riconoscimento dei due Stati che condividono il fiume al mare, che condividano economia, diritti e soprattutto un futuro di pace”. Quanto alle accuse di Katz, che l’ha definita “una persona ignorante e piena di odio che dovrebbe imparare dai sette secoli di dominio dell’islam su Al Andalus per capire ciò che realmente vuole l’islam radicale”, la vicepremier ha replicato: “Permettetemi di dire che non condivido la politica dell’odio e, se è necessario dirlo, non sono antisemita, credo sia un’evidenza”. Diaz ha quindi definito un evento “storico” il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Spagna: “Stiamo dando un poco di speranza alla gente che viene assassinata da una violenza e una violazione gravissima della legalità internazionale”.
Sul terreno, intanto, le operazioni militari di Israele non si fermano. L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che 10 persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento che stanotte ha colpito un edificio residenziale nella città. E l’Israel Defense Force continua ad operare a Rafah, città nel sud della Striscia dove Israele ritiene che si trovino quattro dei sei battaglioni rimanenti di Hamas e molti degli ostaggi, e a Jabalya, nel nord dell’enclave. Nella città palestinese a ridosso dell’Egitto, l’Idf sta agendo – ha fatto sapere il portavoce militare – contro “obiettivi terroristici” e sono stati distrutti “depositi di armi e imbocchi di tunnel”. In raid notturni a Jabalya, invece,” sono state colpite infrastrutture ed eliminati decine di postazioni di lancio e imbocchi di tunnel”. Le operazioni proseguono anche nella parte centrale della Striscia.
Tel Aviv ha reso noto anche che l’Idf ha recuperato i corpi di 3 ostaggi: Hanan Yablonka, 42 anni, Michel Nisenbaum, 59 anni, e Orion Hernandez Rado, 30 anni, a Jabalya. L’esercito ha spiegato che “sulla base delle informazioni verificate in nostro possesso, gli ostaggi sono stati assassinati durante il massacro del 7 ottobre e rapiti dall’incrocio del kibbutz Mefalsim” nel sud di Israele e portati “a Gaza dai terroristi di Hamas”. Radoux era il fidanzato di Shani Louk, una degli ostaggi simbolo della mattanza del 7 ottobre. Radoux e Yablonka erano al festival musicale Nova vicino alla comunità di confine di Rèim quando è stata attaccata dai terroristi. Erano fuggiti nella zona di Mefalsim dove erano stati assassinati e rapiti. Nisenbaum, invece, era di Sderot: stava andando alla base della Divisione di Gaza vicino a Rèim per andare a prendere sua nipote che era rimasta con il genero sottufficiale.
Alle 15 è attesa la decisione della Corte di giustizia internazionale sulla richiesta del Sudafrica di ordinare a Tel Aviv di attuare un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Pretoria ha chiesto alla Corte di disporre una cessazione “immediata” della guerra. A leggere la decisione sarà il presidente Nawaf Salam. Diversi media ebraici hanno riferito che Israele teme che la sentenza includa l’ordine di fermare l’operazione a Rafah o di interrompere la guerra. Funzionari del governo ritengono che le probabilità che la Corte internazionale di giustizia respinga la richiesta del Sudafrica sulla cessazione delle ostilità sono poche, sono più numerose quelle che la Corte accetti la richiesta del Sudafrica di fermare la guerra a Gaza e più alte ancora che circoscriva il suo ordine di cessate il fuoco a Rafah.
Le sentenze della Corte internazionale di giustizia, che giudica le controversie tra gli Stati, sono vincolanti, ma l’istanza giuridica non ha il potere di garantirne l’attuazione. Tuttavia un’eventuale sentenza contro Israele aumenterebbe la pressione legale internazionale dopo che il procuratore capo della Corte penale internazionale ha dichiarato lunedì di voler richiedere mandati di arresto per i leader israeliani e di Hamas.
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