A Treviso sette senzatetto ospiti del parroco: «Non possono morire qui fuori»
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foto da Quotidiani locali
«Non sono disposto a far morire qualcuno fuori dalla porta di casa mia». Così don Giovanni Kirschner, il parroco che, tra dicembre e gennaio, attirò l’attenzione dei media per aver offerto una sistemazione temporanea all’interno della chiesa di Santa Maria del Sile ai senzatetto rimasti esclusi dal dormitorio comunale. Ad oggi, ad un passo dall’estate, sono ancora sette gli ospiti della parrocchia. «Fu una decisione condivisa da tutta la comunità» precisa don Giovanni tornando alla polemica scoppiata al culmine dell’emergenza freddo.
Il caso di marco
Il sostegno di alcuni residenti della zona non bastò per sottrarlo alle critiche del comitato di destra Prima i Trevigiani, promotore di una petizione per allontanare il prete dalla sua parrocchia. Non era la prima volta che don Giovanni accoglieva nella sua chiesa i più bisognosi, gesti che lui chiama semplici «atti di umanità». È infatti da più di un anno che nel confessionale della chiesa dorme Marco, sessantasettenne che il parroco ha tolto dalla strada e che ancora attende una sistemazione più decorosa. Ma Marco non è l’unico: se alcune delle persone ospitate a dicembre e gennaio hanno trovato posto in strutture del trevigiano, sono ancora sette i senzatetto di cui la comunità parrocchiale si prende cura attualmente, anche a costo di andare incontro alle polemiche, come successo lo scorso inverno. Dormono in alloggi di fortuna in prossimità della chiesa e tutte le domeniche un gruppo di volontari prepara loro un pasto caldo.
Gli altri parrocchiani
«Quando inizi a chiamarli per nome diventa impossibile girarsi dall’altra parte» spiega Giuliana, un membro della comunità parrocchiale di Santa Maria del Sile. L’aiuto che la chiesa offre a queste persone va ben oltre l’allestimento di un riparo per la notte. Nella chiesa di don Giovanni si organizzano vere e proprie attività per favorire l’integrazione dei senzatetto: dal lavorare insieme nell’orto a momenti di condivisione come pranzi nei quali, raccontano i presenti, sono gli stessi senzatetto a cucinare.
«Non è assistenzialismo quello che vogliamo dare – afferma il diacono Nicola – ma una forma di amicizia, un rapporto alla pari». Riguardo alle critiche ricevute i parrocchiani non hanno dubbi: il paese sta dalla parte di don Giovanni e la polemica è stata sollevata da un’esigua minoranza. Il prete ritiene che l’indifferenza per i bisognosi di Santa Maria del Sile e lo sdegno di chi ha condannato l’iniziativa dello scorso inverno siano frutto di una diffusa emergenza culturale: «Solo disumanizzando l’altro si è capaci di non aiutarlo. E per disumanizzarlo ci si convince del fatto che queste persone non abbiano voglia di lavorare, quando in realtà la maggior parte di loro lavora. Oppure ci si concentra sul fatto che spesso sono stranieri e in quanto minoranza non meritano il nostro aiuto. Quello che facciamo noi è vedere degli uomini, delle persone dietro a questi pregiudizi».
I giovani
Don Giovanni smentisce poi chi sosteneva che la presenza dei senzatetto avrebbe disincentivato i residenti ad andare a messa affermando come in realtà si sia verificato addirittura un aumento dell’affluenza. Nemmeno per i più giovani che si ritrovano all’oratorio sarebbero mai sorti problemi: «I giovani del campetto sono i più inclusivi. Giocano a calcio insieme a loro e li conoscono per nome. Sanno bene di chi fidarsi e di chi non fidarsi». Da loro, secondo il parroco, dovremmo prendere esempio. Intanto non si ferma il lavoro della comunità di Santa Maria del Sile a sostegno dei senzatetto