Impresa Paolini (Semeraro, Bertellino, Bocci). Oggi Sinner-Alcaraz (Bertolucci, Ercoli, Azzolini)-
Il sogno di Jasmine (Stefano Semeraro, La Stampa)
Quest`anno va così: francesi mettono il teatro, noi quasi tutto il cast. Nel femminile la soprano è Iga Swiatek, numero 1 del mondo e tre volte vincitrice a Parigi, la contralto è Jasmine Paolini. Per lei finora solo acuti, mai una stecca dall`inizio del torneo, l`ultimo ieri in semifinale contro la ragazzina precoce Mirra Andreeva, rispedita – per ora – fra le quinte in due atti brevi, 6-3 6-1. Domani se le canteranno, la primadonna del tennis e la debuttante di 28 anni che stenta a credere di essere la terza finalista italiana al Roland Garros dopo Francesca Schiavone (2010 e 2011) e Sara Errani (2012), la quinta in uno Slam (Flavia Pennetta e Roberta Vinci agli Us Open del 2015), e da lunedì prossimo almeno la numero 7 del mondo, quinta azzurra di sempre a entrare fra le top 10. «Sono felicissima, ma mi sembra impossibile», dice «Jas» sorridendo solare come fa sempre, perché «sono fatta così. Anche quando le cose non vanno al meglio mi dico che devo essere soddisfatta». A differenza di tante campionesse che il tennis lo soffrono, invece di goderselo. Quando la Schiavone si è presa Parigi, nel 2010 Jasmine era al Mirafiume Tennis Club «insieme a tutti gli altri ragazzini, fu una festa pazzesca». Adesso la festa è lei, un party al quadrato visto che domani si gioca anche la semifinale di doppio a fianco di Sara Errani. «E Sara mi scuserà – scoppia a ridere, trascinante, cristallina – ma non mi ricordo proprio dov`ero quando in finale c`era lei». Tosta, onesta, diretta, nata a Castelnuovo Garfagnana ma cresciuta a Bagni di Lucca, radici toscane, polacche, ghanesi, un puzzle che funziona. Fino allo scorso anno apparentemente destinata ad una carriera da mediana, esplosa per tutti a febbraio con la vittoria nel 1000 di Dubai. Renzo Furlan, il suo coach, invece lo sapeva che dentro Jas c`era una luce diversa. E ha aspettato che si accendesse. «Il suo percorso è iniziato tanto tempo fa – dice Renzo, ex n. 19 del mondo – ma è dall`estate scorsa che ha cambiato marcia, ha finito l`anno nelle prime 30. Ora serve meglio, gestisce meglio le rotazioni, è più consapevole dei suoi mezzi, le è venuta più fame». Jasmine prima e dopo, Jasmine comunque uguale a Jasmine. «Non è che da piccola non sognassi di arrivare qui – dice lei – ma era una cosa astratta, un sentimento poco chiaro. Vedevo le più forti in tv e non pensavo mai che mi sarei trovato al loro posto. Il clic è arrivato lo scorso anno, quando ho iniziato a credere più in me, ho vinto qualche partita contro avversarie di alta classifica e ho preso fiducia». In un mondo di vichinghe e watusse i 163 centimetri di Jas sembrano pochi, ma sono sufficienti per creare schemi, inventare spazi e traiettorie. Per mandare ai matti la n. 4 Rybakina prima e la Andreeva poi, e ora
guardare negli occhi la Più Forte. «Iga mi parla sempre in polacco – sorride – e io rispondo, ma non lo parlo bene come da bambina quando ogni estate andavo a Lodz da mia nonna». I precedenti sono due, tutti per la numero 1 del mondo, che però ammette: «Devo studiare i miglioramenti di Jasmine». […]
Il sorriso di Jasmine (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Jasmine porta il suo sorriso trascinante dove nessuno credeva possibile fino a poco tempo fa In finale al Roland Garros! Dodici anni dopo Sara Errani, sua compagna di doppio con cui oggi cercherà l`altra finale. Personalità, carattere, cinismo all`occorrenza, come al cospetto delle sei palle break, annullate alla 17enne ancora inesperta siberiana Mirra Andreeva, che ha giocato tra una lacrima e l`altra gli ultimi game del match. L’attrice quasi solista sul Philippe Chatrier è stata la 28enne toscana di Bagni di Lucca Jasmine Paolini, quinta italiana in una finale Slam (con Pennetta e Vinci all`Us Open 2015), terza a Parigi dopo Schiavone vincitrice 2010 e finalista 2011, oltre
alla citata Sarita, in tribuna a tifare per la “piccola” grande donna salita al n. 7 Wta (eguagliando Roberta Vinci che l`ha commentata, entusiasta, su Eurosport). I fogli della storia del tennis italiano, mai così forte e compatto, ogni giorno si riempiono di nuove imprese. Ieri Jasmine l`ha fatta apparire semplice ma non lo era perché affrontare con tanta tranquillità la prima semifinale Slam – non era mai andata oltre gli ottavi raggiunti peraltro solo quest`anno a Melbourne – è da campionesse vere. “Jas” ha contenuto nella parte iniziale della sfida l`esuberanza della giovane russa, che ha grandi colpi ma ancora poca sapienza tattica come da lei stessa ammesso dopo la vittoria nei quarti contro l`ammalata Aryna Sabalenka. Più volte Conchita Martinez, già campionessa di Wimbledon e sua coach, ha avuto espressioni di disappunto per le scelte di Mirra, che hanno sempre trovato dalla parte opposta del campo un muro capace di controbattere e ripartire. Jasmine ha dominato con il diritto e ha corso leggera sul campo che prima dei quarti non aveva mai calcato. È sembrata a casa sua e non ha mai dato l`impressione di potersi trovare in difficoltà. Dopo aver chiuso al nono gioco la prima frazione, nella seconda s`è liberata delle piccole tensioni iniziali. Conquistato il break del 2-1, la toscana allenata da Renzo Furlan, ha ancora accelerato e non si è fatta condizionare dal crollo emotivo della rivale che ha provato anche discese a rete alquanto azzardate. Su una di queste ha subito un passante di rovescio dall`azzurra che di fatto ha fatto calare il buio sul suo disperato tentativo di rimonta. Ha tutto il tempo e il potenziale dalla sua parte per farlo, ma a Parigi la scena è stata soltanto di Jasmine che aveva perso l`unico precedente a Madrid, in stagione. «E` stata una partita difficile, lei ha solo 17 anni ma è molto completa Ero nervosa nel primo set, però palla dopo palla mi sono rilassata. Dopo la sconfitta subita a Madrid, quando ero avanti 5-1 nel primo set, volevo scendere in campo e fare meglio, non l`avevo rivista, ma l`avevo in testa quella partita. Direi che ci sono riuscita. Negli ultimi anni sono migliorata Sognare è la cosa più importante, nello sport e nella vita, non so cosa dire. Grazie a tutti quelli che mi seguono da casa e “merci beaucoup” a tutta la Francia». […]
Il tennis in famiglia, grinta e tecnica (Alessandra Bocci, Corriere dello Sport)
Jasmine Paolini di madre polacca. Per lei, la finale con la numero uno del mondo Iga Swiatek sarà quasi un derby. Da ragazzina passava le estati a Lodz, dove è nata la mamma Jacqueline, che ha in parte origini ghanesi. Nonna polacca, nonno ghanese, ma in Ghana la ragazzina Jas, come la chiamano tutti nel mondo del tennis, non è mai stata. In quelle vacanze a Lodz invece aveva anche imparato il polacco. Chissà se lo ricorda abbastanza per dialogare con Iga prima del match. Non che sia molto importante, perché la Swiatek, soprattutto in modalità finale di un Major, non sembra essere particolarmente incline a comunicare. Quanto a Jasmine, il suo primo modo di esprimersi è il sorriso, un sorriso contagioso che dopo l`exploit di questi giorni parigini tutti in Europa hanno imparato a conoscere. E’ con quel sorriso che si è fatta strada nel mondo del tennis aspettando il suo momento, che arriva tardi, ma come ha spiegato lei più volte, ciascuno ha i suoi tempi. La storia di Jasmine tennista comincia sui campi toscani quando era una ragazzina, portata al campo dal padre e dallo zio. Ci sono voluti anni per arrivare al vertice del tennis italiano e entrare addirittura in top ten. Adesso è settima al mondo, e può ricordare con una delle sue risate contagiose di quando le dicevano che era troppo bassa per giocare a tennis. Parole in libertà con il senno di poi, ma ora è facile dire. In realtà Jasmine con il suo fisico minuto (è alta 1,63) in un tennis di giraffone davvero ha stupito tutti, dopo essersi abituata a prendersi le cose un po` alla volta, lavorando. «Mi piacerebbe avere qualche centimetro in più per servire meglio, però c`è da dire che essendo piccolina mi muovo bene». La sua è stata una crescita graduale, poi l`accelerazione con il consolidarsi del rapporto con Renzo Furlan, il coach che la segue dal 2015 e a tempo pieno dal 2020 e che ha saputo valorizzare le sue caratteristiche. Un coach che parla poco, è riservatissimo e in questo è lo specchio della sua allieva, che è una ragazza amabile e molto comunicativa quando si tratta di parlare di tennis, ma della sua vita privata si sa poco. C`è il padre che le ha trasmesso la passione del tennis con lo zio Adriano: gestiva un bar a Bagni di Lucca. È lì che Ugo, il signor Paolini, ha conosciuto Jacqueline, che aveva lasciato la Polonia già da parecchi anni. Ed è sempre lì, a Bagni di Lucca, che Jasmine, nata a Castelnuovo Garfagnana, ha cominciato a giocare. In famiglia c`è un fratello minore, William, anche lui tennista, classificato 2.6, tesserato per il Tennis Club Pontedera. La racchetta insomma è al centro di tutta la casa. Del resto della vita privata della Paolini si sa poco o nulla. Passioni normali per una ragazza della
sua età come la musica, Jovanotti e Ligabue. Stop. Jasmine ama anche la parte atletica del suo lavoro e in campo si vede. Ha una propensione all`allenamento anche pesante, corsa e ripetute, per ottenere in esplosività quello che non ha in centimetri. […] Jasmine deve aspettare il 2018 per vincere il suo primo match in un torneo WTA, a Bogotà. Chiude la stagione al numero 180 del ranking, ma l`anno successivo conquista tre titoli ITF: la top 100 si avvicina. Comincia il 2020 al numero 94 e avanza ancora: entrare nei tabelloni principali dei tornei dello Slam diventa un fatto normale, essere importante nel gruppo azzurro anche. Nel 2022, a Indian Wells, batte Aryna Sabalenka: è la prima vittoria contro una top ten. Accelera nel 2023 con l`ingresso fra le prime 30, ma non si accontenta: all`inizio del 2024 vince un 1000 a Dubai, poi trionfa in doppio a Roma con l`amica Sara Errani. Poche italiane prima di lei erano riuscite a vincere un 1000, poche erano entrate nell`aristocrazia della Wta. «Grinta, coraggio, determinazione. Questi sono gli ingredienti che hanno fatto la differenza, secondo me. Avevo detto che avrei voluto vedere Jasmine impavida e così è stato», ha detto la capitana della Nazionale Tathiana Garbin. […]
Sinner-Alcaraz, il mondo vi guarda (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Come l’ha definita Alcaraz, uno dei due protagonisti, sarà la partita che tutti vogliono vedere. Quella che, al momento del sorteggio del tabellone, ha più di ogni altro incrocio possibile vellicato l`interesse degli appassionati. Una partita che promette grande spettacolo e qualità sopraffina, tra due ragazzi che stanno già lasciando un segno indelebile sul tennis di adesso e di quello che verrà. Ovviamente è prevedibile un match con scambi vibranti da fondo campo, lo spagnolo cercherà di cambiare ritmo e velocità, assicurandosi che Sinner non si muova in modo letale lungo la linea di fondo dettando gli scambi con i suoi colpi potenti. La compattezza e la continuità di rendimento dentro la partita, oltre all`aggressività, dovranno aiutare Jannik a tenere in mano il bandolo della matassa e a scardinare alla lunga le certezze dell`avversario, che è senza dubbio più completo sotto l`aspetto tecnico ma proprio per questa abbondanza di soluzioni ogni tanto finisce per fare confusione. L`azzurro, poi, dovrà essere abile a cercare qualche variazione per non dare troppi riferimenti, e l`uso della palla corta o qualche attacco a sorpresa, che ormai appartengono al suo bagaglio tecnico, potrebbero rappresentare un`alternativa interessante. […] La resa al servizio come sempre sarà decisiva per indirizzare la sfida, perché consentirà di prendere il controllo degli scambi e dunque di manovrare da una posizione di forza. Nonostante una percentuale di prime che non arriva al 70%, e che sarebbe opportuno spingere un po` verso l`alto, Sinner ha confermato in queste cinque partite che la battuta è diventata ormai un`arma fondamentale nel suo bagaglio. […] Con alte percentuali, costringerà Alcaraz a cambiare spesso posizione sulla risposta, facendolo uscire dalla comfort zone e annebbiandogli le idee. Il servizio, al contrario, resta un punto interrogativo per lo spagnolo, del quale è il colpo meno continuo: a Parigi, non è trai primi dieci in nessuna delle statistiche relative a questo fondamentale. Contro Tsitsipas nei quarti, da sinistra ha giocato molto il kick sul rovescio del greco, una soluzione che gli vedremo provare spesso anche contro Sinner. Con un paio di sostanziali differenze: Jannik gioca il rovescio bimane e quindi può controllare meglio il rimbalzo alto, e poi è il più grande ribattitore del circuito. Non a caso, è il giocatore, tra i big, che ha ottenuto più punti sulla seconda degli avversari. Entrambi sono arrivati a Parigi con molti dubbi legati alla condizione fisica a causa dell`infortunio all`anca destra per Jannik e all`avambraccio destro per lo spagnolo, ma le partite giocate fin qui hanno senza dubbio restituito certezze importanti ad entrambi. In condizioni normali, siamo di fronte a due grandi atleti, seppur con caratteristiche diverse: più solido l`italiano, più esplosivo lo spagnolo. […] Tuttavia, proprio per il modo in cui si sono avvicinati al torneo, una partita che si prolungasse potrebbe diventare uno svantaggio per Jannik, che non si è completamente allenato per due settimane intere, mentre Alcaraz non lavorava con la racchetta ma ha potuto continuare a a esercitare la parte inferiore del corpo. Riguardo alla condizione mentale sono entrambi al top, ma che motivazione il n.1 Non aver subito il contraccolpo degli infortuni che avevano preceduto i giorni del torneo pone entrambi nella condizione psicologica ideale. Tutti e due hanno attraversato il torneo con una serenità straordinaria, gestendo con freddezza da veterani i momenti più caldi delle partite: hanno la testa dei campioni consapevoli della propria forza e del loro posto in classifica. Jannik […] ha più risorse tecniche, una maturità notevole per gestire le situazioni critiche, sceglie molto meglio i colpi. Si presenta alla finale con la sicurezza che deriva dall`essere diventato il più forte giocatore del mondo.
Come una finale (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Numero 2 contro numero 3 o, se preferite, il prossimo numero 1 del mondo contro il numero 1 più giovane di sempre. Più semplicemente, Sinner-Alcaraz. Dimentichiamo i discorsi sul futuro, perché ciò che andrà in scena alle ore 14.30 sul Philippe Chatrier è quanto di meglio il tennis possa offrire. Quasi un peccato, si potrebbe dire, che il nono capitolo di questa rivalità sia “soltanto” una semifinale, come d`altronde si è verificato nelle ultime quattro sfide tra loro. Guai però a parlare di finale anticipata con Zverev e Ruud dall`altra parte del tabellone, perché se c`è un`edizione del Roland Garros aperta a ogni risultato, è proprio quella in corso a Bois de Boulogne. Il bilancio dei precedenti giocati nel circuito maggiore, presi in considerazione nelle statistiche ATP, è di perfetta parità sul 4-4; ma i protagonisti non dimenticano il primo scontro diretto, quello del Challenger di Alicante 2019 vinto da Alcaraz che vale l`effettivo 4-5 per l`iberico. Entrambi afflitti da incertezze fisiche prima di questo Roland Garros, l`azzurro dal discusso problema all`anca e lo spagnolo da un dolore all`avambraccio, in campo hanno risposto presente e sono arrivati in semifinale con l`identico bilancio di 15 set vinti e 1 parziale perso. Sinner ha reagito meravigliosamente dopo non averci capito quasi nulla nel primo set dell`ottavo di finale contro il fantasioso Moutet; Alcaraz, dal canto suo, ha superato un momento difficile nel secondo turno contro De Jong. Eventuali dubbi sono già stati sciolti dai risultati successivi: l`eloquente vittoria di Jannik su Dimitrov e il dominio di Alcaraz su Auger-Aliassime e Tsitsipas. Alla vigilia di un match così carico di aspettative, non si può prescindere dall`opinione dei bookmakers nel cercare un favorito. Questi pendono per Alcaraz partendo da due costrutti: la maggiore familiarità con la terra rossa e un avvicinamento all`appuntamento parigino più continuo se comparato a quello dell`avversario che ha avuto di fatto dieci giorni per riprendere confidenza con la racchetta. Dalla sua il prossimo numero 1 del mondo continua ad avere un tennis ostico per lo spagnolo, che spesso si è perso nei ritmi elevatissimi della prima mezz`ora di gioco. […] La superficie può essere un ulteriore vantaggio per l`iberico, a caccia della prima finale parigina, ma resta il fatto che Sinner abbia vinto l`unica sfida sul rosso a livello di circuito maggiore, nonché unica finale tra i due. Da Umago 2022 non è passato così tanto tempo, ma gli equilibri sono cambiati e questo precedente è più una curiosità che un riferimento attendibile. L’unica certezza offerta dal recente passato sarà ancora una volta l`effetto sorpresa a fare la differenza. […] Quando si sfidano i migliori sono i dettagli a fare la differenza. Proprio questo spinge Sinner e Alcaraz nella ricerca ossessiva di una novità per cogliere l`altro impreparato. Non è un mistero e quest`oggi la tenuta fisica al meglio dei cinque set sarà un altro fattore. «Sono entusiasta di giocare contro Jannik. Qual è la parte più difficile dell`affrontarlo? È come correre una maratona. Vai da una parte all`altra e lui nel frattempo fa ogni cosa alla perfezione – ha raccontato Alcaraz ribadendo l`enorme rispetto per l`azzurro – Lui colpisce la palla in un modo incredibile e si spinge al limite in ogni punto. E una sfida difficile, però mi piace trovare soluzioni per batterlo come ho fatto a Indian Wells».[…]
Sinner contro il peso del n. 1 (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il tennis ha sempre fretta, esageratamente, perdutamente. Non conosce mediazioni alle proprie smanie. Augusto, l`imperatore, suggeriva ai suoi generali di procedere “festina lente”, affrettandosi lentamente. Ma il tennis è dominato dalla bramosia, che si traduce in ingordigia, e non è mai solo un ghiribizzo. Ha voluto in anticipo appianare la disputa intorno al numero uno, lo ha eletto mentre era sul campo, ora lo pone subito di fronte al match più scomodo che vi sia. Il nuovo numero uno opposto al numero uno e mezzo. Sinner e Alcaraz, nona replica di una sfida destinata a porsi al centro dei prossimi dieci anni. E in palio c`è davvero molto. C`è una finale che nessuno dei due ha mai raggiunto. C`è una rivalità nella quale, finora, nessuno è riuscito a prevalere nettamente, e che li ritrova alla pari anche dopo il violento scatto che ha condotto Sinner in cima al gruppo. C`è il peso delle nuove insegne che Jannik porterà per la prima volta sul campo, e che ancora non conosce. Potrebbe scoprire che è fra tutti il fardello più pesante e ingombrante da sostenere. C`è il valore di una vittoria che porterebbe il nostro a tu per tu con la seconda possibile conquista nello Slam, aprendo – se mai arrivasse – una strada non comoda, ma accessibile, per un primo tentativo di Grand Slam. C`è tanto, forse troppo come si vede. E su tutto, c`è la raccomandazione a Sinner di giocare senza pensieri, dimenticando ciò che non è dimenticabile, il fatto che da oggi sarà lui l`uomo da battere, in ogni occasione. Giocare senza sentirsi diverso da prima… Ma come si fa? Non chiedete a me. Non mi è mai capitato, né capiterà mai, di scrivere un articolo dopo aver vinto il Nobel per la letteratura. Ma a Sinner sta per succedere qualcosa del genere. Dovrà sentirsi il tennista di sempre, ma da numero uno. E la ricerca di una nuova normalità può rivelarsi la sfida più disagevole. A meno che Sinner già conosca l`antidoto… […] Scopriremo oggi il nuovo format del Sinner capolista, o forse ne intuiremo le scelte che l`accompagneranno in questo tragitto, che sarà di crescita, qual è stata fin qui tutta la sua vicenda nel tennis. Studio, impegno, sacrificio, SIS, l`acronimo del Carot Power. Ma badate, sarà Alcaraz (che, più prosaico, propone le tre C come slogan di casa, Cabeza, Corazon y Cojones) quello che potrà viaggiare sulla strada più comoda del disincanto, malgrado nell`ultima conferenza stampa si sia detto nervoso e preoccupato. Ma di che, in fondo? Forse del fatto che Sinner potrebbe risultare già troppo superiore e dunque irraggiungibile? Tranquillo Carlitos, negli stessi momenti Sinner si starà chiedendo se una sconfitta oggi possa oscurare la felicità del risultato appena raggiunto. E tra le due non saprei davvero quale preoccupazione scegliere. […] Sinner e Alcaraz si apprestano a misurarsi anche su un altro terreno, più prettamente tennistico. Nella loro amichevole rivalità, i ruoli sembrano già distinti, e se vogliamo rifarci al passato più recente (con i dovuti distinguo), Sinner che molto ha preso da Djokovic e qualcosa da Nadal sarà nella coppia quello più continuo, di sicuro anche il più solido. Mentre Alcaraz, che nei propri geni ha inserito molti degli insegnamenti di Federer (con un pizzico, anche lui, di Nadal), si mostra come l`unico della nuova generazione in grado di giocare con le variabili, inserendole nel corso dello stesso scambio, quasi cogliendole come frutti dai rami del suo talento. Vincerà di più Sinner, alla fine. Su questo non ho molti dubbi. La solidità serve a questo, dà maggiori garanzie di tenuta sulle lunghe distanze. Al momento però è Alcaraz in testa. È giunto per primo (prima di chiunque altro, in effetti) al numero uno, vincendo gli US Open di due anni fa. Ed è anche un plurivincitore nello Slam, con l`aggiunta di Wimbledon, l`anno scorso. Da numero uno è sopravvissuto alle spallate di Djokovic 36 settimane, le prime 20 consecutive, e anche nei Masters 1000 è davanti a Sinner. Nei tredici tornei vinti da entrambi, lo spagnolo mostra cinque “1000”, due lndian Wells e due Madrid, più Miami. Sinner risponde con due, vinti a Toronto l`anno scorso, e a Miami quest`anno. Ma le classifiche offrono spunti diversi di riflessione. AI momento (anzi, da lunedì) Sinner sarà davanti a tutti in entrambi i ranking Atp, la classifica tradizionale e la Race. Alcaraz, terzo nella prima e quinto nella corsa alle Finals, potrebbe portarsi a poco meno di mille punti dall`italiano vincendo il Roland Garros. E spingerebbe il Djoker al terzo livello. […]