A Padova esame di maturità per tre detenuti, uccisero le loro compagne
Ha il sapore della seconda possibilità, un modo per dimostrare che la società crede nel riscatto. Tra i 7 mila maturandi padovani di quest’anno, ci sono anche tre candidati che, dopo aver seguito gli studi di ragioneria dietro le sbarre nell’ambito del corso dell’istituto “Gramsci”, aspirano ora a conseguire il diploma.
Si tratta di detenuti finiti in cella con l’accusa di femminicidio. Tutti e tre, da quando sono in carcere, sono diventati detenuti-modello e hanno scelto di studiare fino al diploma anche per affrontare un nuovo percorso di vita inteso come riscatto personale dopo gli omicidi.
Uno è Mirko Righetto originario di Campo San Martino, figlio di imprenditori: adesso ha 54 anni ma quando ha ucciso la moglie Lucia Loza Rodriguez a Camisano Vicentino, ne aveva 47.
È stato condannato a 18 anni per l’omicidio, i giudici hanno stabilito che il delitto è stato commesso in un momento d’impeto.
Già prima che gli si aprissero le porte del carcere, Righetto viveva una doppia personalità: firmava poesie e testi con il nome di Marco Redde.
Ha scritto il romanzo “Anime col rasoio” e la raccolta di poesie “La scatola nera”. Dietro le sbarre ha continuato a coltivare la sua passione per la letteratura decidendo pertanto di studiare fino ad arrivare appunto all’esame di maturità.
Gli altri due detenuti sono Andrei Filip, romeno e Mihail Savciuc, moldavo.
Andrei, il 13 febbraio 2016, ad Albaredo d’Adige, nella Bassa Veronese, uccise la mamma Mikela Balan e la sorellastra Elena Larisa: entrambe furono gettate nell’Adige. Otto anni fa Andrei aveva 20 anni. Durante il processo fu messo in evidenza che, i rapporti con la madre erano da tempo incrinati, e che il duplice delitto sarebbe stato causato da un improvviso scatto di rabbia.
Mihail invece, oggi 26enne, aveva appena 19 anni quando il 19 marzo 2017, nelle campagne tra Conegliano e Tarzo, uccise l’ex fidanzata Irina Bacal, incinta di sette mesi. Mihail è stato condannato in Appello, a Venezia, a trent’anni di carcere. I due candidati provenienti dall’Est Europa hanno tenuto un comportamento corretto. Negli studi hanno dimostrato interesse sia per le materie letterarie, sia per quelle economico-giuridiche.
Non è la prima volta che detenuti che si sono macchiati di crimini efferati si mettono a studiare per sostenere gli Esami di maturità e tentare dunque di raddrizzare un percorso deviato.
Il caso più noto a Padova è stato quello del genovese di origini lucane, Donato Bilancia. Detenuto nel carcere cittadino, conseguì il diploma poco prima della sua morte, avvenuta il 17 dicembre 2020 all’età di 69 anni.
Il serial killer era stato condannato per aver commesso, tra Liguria e Piemonte nel biennio 1997-1998, l’omicidio di 17 persone.