L’ultima “proposta di pace per Gaza” di Washington è un buco nell’acqua
Il 31 maggio, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato che, grazie ai propri sforzi personali e a quelli della sua squadra diplomatica e di intelligence, è stata messa a punto una grande “tabella di marcia verso un cessate il fuoco duraturo e il rilascio di tutti gli ostaggi” che, se Hamas accetterà, porterà alla pace. Un “funzionario ad alto livello dell’amministrazione”, senza nome, ha poi fornito un briefing sui dettagli della proposta, che da allora è stata molto commentata dai media.
Tuttavia, non si è detto che la proposta si riduce a un gioco d’azzardo geopolitico, le cui premesse garantiscono che non potrà funzionare e non porterà alla pace. In primo luogo, non si parla di uno Stato palestinese. Rispondendo a un giornalista dell’AP che chiedeva come si inserisca la soluzione dei due Stati, se mai vi si inserisca, visto che non era stata menzionata, il funzionario ha aggirato la domanda, ma non ha mai pronunciato l’espressione “Stato palestinese”. L’amministrazione è “realistica”, ha detto, e ha parlato di escludere Hamas, di riformare l’Autorità Palestinese e la Cisgiordania [sic], e di “avere infine un’amministrazione ad interim a Gaza che possa contribuire [sic] alla stabilizzazione ed un percorso da seguire”.
In secondo luogo, l’obiettivo esplicitamente dichiarato della proposta è quello di mettere da parte il “problema” palestinese per lanciare una nuova guerra nella regione: contro l’Iran. Lo stesso Joe Biden aveva spiegato che “con questo accordo”, Israele potrebbe potenzialmente concludere un “accordo di normalizzazione con l’Arabia Saudita” ed “essere parte di una rete di sicurezza regionale per contrastare la minaccia posta dall’Iran”.
Benché Biden abbia presentato lo schema come una “proposta israeliana”, l’ufficio di Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione che chiarisce che il Primo Ministro non è d’accordo (“Le condizioni di Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”). I peggiori estremisti del gabinetto estremista israeliano, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, hanno minacciato una crisi di governo qualora venissero accettate le condizioni di Biden.
Una prospettiva più seria per la risoluzione del conflitto è stata discussa al Forum di cooperazione tra Cina e Stati Arabi, tenutosi il 30 maggio a Pechino. Il presidente cinese Xi Jinping ha invocato una “conferenza di pace internazionale su ampia base, autorevole ed efficace”, nonché l’istituzione di uno Stato palestinese indipendente, con piena sovranità e adesione alle Nazioni Unite.