Maserà, scoperta la targa a Matteotti dopo le polemiche
A cent’anni esatti dal delitto di Giacomo Matteotti il 10 giugno mattina è stata scoperta la targa posta all’inizio della strada dedicata al deputato ucciso dai fascisti. È l’omaggio di Maserà ad «un uomo che ha sacrificato la sua vita per la democrazia e la libertà».
Un’iniziativa annunciata dal sindaco Gabriele Volponi le scorse settimane, mentre infuriavano le polemiche per il no alla cittadinanza onoraria («non le concediamo post mortem», si era giustificato Volponi) e la sala negata per la presentazione del libro storico di Mimmo Franzinelli che poi si è tenuta in piazza.
«Ci sono state molte polemiche di recente, ma sono sterili perché per fare la storia bisogna documentarsi», ha ricordato il sindaco prima di scoprire la targa all’inizio di via Matteotti, di fronte ad una trentina di persone, fra le quali alcuni consiglieri comunali, il “sindaco dei ragazzi” eletto dal consiglio comunale dei ragazzi e alcuni residenti. Assenti, come annunciato, i consiglieri di opposizione che avevano criticato le scelte del sindaco.
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Il discorso del sindaco
«Nessuno deve mettere in discussione la figura di Matteotti», ha continuato Volponi, «ma neanche quale era il bene e quale era il male. Nessuno vuole più tornare a quel periodo. Con la Costituzione del 1948, alla quale vogliamo tanto bene, abbiamo scelto la democrazia».
Il sindaco ha ricordato il progetto “Cittadini Responsabili” con le scuole, con il quale gli studenti hanno potuto approfondire anche la figura di Matteotti.
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«Con il suo storico discorso alla Camera», ha aggiunto il primo cittadino, «è stato il precursore della nostra democrazia e della nostra Costituzione. È giusta la legge istituita l’anno scorso per ricordarlo: grazie ai 450 milioni di euro stanziati è possibile finanziare libri e film su Matteotti, e anche iniziative come l’esposizione della nostra targa. Viviamo in democrazia ognuno può dire quel che pensa», ha aggiunto, «ma la verità va sempre motivata. Tornando a Matteotti, è opportuno ricordare anche quanto dichiarò in un libro intervista del 1985 il figlio Gianmatteo: ha raccontato che l’omicidio del padre è stato un delitto affaristico perché Matteotti voleva denunciare la corruzione del re d’Italia da parte di una compagnia petrolifera inglese. Anche questa è storia e non si cancella. Ci si può confrontare, anche con toni aspri, ma sempre nel rispetto reciproco».