Festini in case private in centro a Treviso, la coca offerta in vassoi
Festini a base di cocaina in appartamenti del centro di Treviso. È lo spaccato emerso nel corso di un processo a carico di un imprenditore di Noale, poco più che quarantenne (difeso dall’avvocato Francesco Burighel), accusato di estorsione per aver minacciato un conoscente per un debito di 200 euro. Il processo è arrivato alla battute finali con il pubblico ministero Maria Cristina Sanvitale che ha chiesto la condanna dell’imprenditore a un anno e tre mesi di reclusione. Ai festini partecipavano persone tra i 20 e i 40 anni attraverso il passaparola di amici. Non necessariamente della cosiddetta Treviso-bene: per prendervi parte bastava dividere le spese. Ognuno metteva tra i 20 e i 50 euro a testa e c’era chi poi andava da uno spacciatore africano a prendere la sostanza che poi veniva messa a disposizione di tutti.
Al processo a carico dell’imprenditore veneziano (settore dei salumifici), sono sfilati una quindicina di testimoni tra i quali anche una giovane trevigiana di 26 anni. Il periodo preso in considerazione è quello tra il 2017 e il 2018 quando i festini si facevano in un paio di appartamenti nelle zone di piazza del Grano e piazza San Francesco. In pieno centro a Treviso. «In quegli anni - aveva raccontato la testimone quando è stata sentita in aula - facevo uso di “erba” o cocaina almeno per un paio di volte al mese. Frequentando alcuni locali in Fonderia ho conosciuto un amico che faceva uso di cocaina e che me ne aveva offerto una dose. Da quel momento in poi ho iniziato a frequentare la cerchia di persone che partecipava ai festini in appartamenti privati del centro».
Tra gli organizzatori dei festini c’era appunto l’imputato. «Il sistema - aveva raccontato la testimone - era molto semplice: ognuno metteva in media 20 euro a testa. Una sorta di colletta. C’era chi si incaricava di raccogliere i soldi dei partecipanti e chi poi andava con la somma a prendere la cocaina da un “nero”. In quanti eravamo? Dalle 10 alle 20 persone a festino. La cocaina arrivava veniva poi tagliata in vassoi, con le strisce già fatte ed ognuno poteva “servirsi”». Ma c’era chi non era disposto a partecipare ai festini a base di coca. È il caso di un altro giovane trevigiano che era stato invitato in uno degli appartamento dove si faceva consumo di gruppo di polvere bianca. Lui non sapeva che tipo di feste si svolgessero. Ma quando ne scoprì la natura, declinò l’invito: «Una sera siamo arrivati in due - aveva raccontato il giovane - io ed un mio amico. Eravamo stati invitati ma quando abbiamo visto la natura di quei festini ce ne siamo subito andati. Non faceva per noi».
L’udienza della sentenza è stata fissata per il 30 settembre prossimo.