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Июнь
2024

Abbattute una trentina di piante in salute a Udine. Il mix letale è dato da siccità e bombe d’acqua

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UDINE. Gli alberi abbattuti dal maltempo lunedì sera erano sani. Dai primi riscontri dei tecnici del Verde pubblico non sembra che tra la trentina di grandi alberi che sono crollati al suolo, spezzati dalle improvvise raffiche di vento, ci fossero esemplari malati e quindi più fragili.

Ma ad abbatterli secondo la dirigente del Verde, Anna Spangher, non è stato solo il vento.

«In realtà - spiega - ci sono più elementi da prendere in considerazione. Il cambiamento climatico ha fatto sì che gli eventi estremi siano sempre più frequenti. Da un lato abbiamo le bombe d’acqua e dall’altro la siccità, ed è questo mix, nella maggior parte dei casi a risultare fatale al nostro verde urbano».

Ecco perché il Comune ha deciso di portare avanti una strategia di rinnovamento ben precisa che prevede la sostituzione di alcune tipologie di piante, ritenute poco adatta alle nuove condizioni.

«Stiamo integrando il nostro patrimonio arboreo - illustra l’assessore al Verde, Ivano Marchiol - composto da 24 mila alberi con un numero elevato di piante: si tratta di oltre 1.100 alberi, nei parchi, nei giardini delle scuole e nei viali, che sono compatibili con i nuovi ambienti modificati dai cambiamenti climatici poiché è necessario considerare che molte semenze utilizzate nelle decadi precedenti non sono più adatte al nostro clima o al contesto urbano.

Per esempio, non possiamo più piantare aceri perché non c’è abbastanza acqua».

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Tra le tipologie considerate poco adatte, continua Spangher «ci sono anche i faggi, le betulle e l’abete rosso. Ne abbiamo tolte molte che erano già morte e le abbiamo sostituite con altre essenze arboree per esempio i peri che sono piante ornamentali più piccole e più resistenti.

Questo ovviamente non significa che cambieremo tutte le tipologie, nei grandi viali per esempio garantiremo continuità come fatto anche in piazza Primo maggio dove abbiamo sostituito alcuni ippocastani con un’altra tipologia di ippocastani, più resistente».

Proprio per tenere sotto controllo il patrimonio arboreo, il Comune ha avviato un censimento: «Abbiamo mappato 7.500 alberi - ha sottolineato Marchiol - e continueremo nei prossimi mesi». Un altro aspetto sul quale si sta concentrando il Comune sono le potature.

«A volte le piante cadono perché il vento provoca una sorta di effetto vela con le foglie e quindi - ha precisato Spangher - più un albero è frondoso, più alto è il rischio che possa essere abbattuto per cui stiamo cercando di aumentare le potature, inoltre, insieme agli altri uffici, cerchiamo di fare aiuole più larghe utilizzando materiali drenanti».

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A fare il punto sul maltempo è intervenuto anche l’assessore alla Protezione civile, Andrea Zini: «Complici le conseguenze del cambiamento climatico, eventi meteorologici violenti come quello della notte scorsa stanno diventando sempre più frequenti, con uno sforzo sempre più grande da parte dei volontari della Protezione Civile e dei corpi delle forze di soccorso per affrontare le emergenze.

Anche lunedì sera l’impegno è stato notevole. I volontari della Protezione civile, che tengo a ringraziare per la tempestività dell’intervento, in coordinamento con la Polizia locale e con le squadre dei vigili del fuoco, si sono mossi subito nella notte per assicurarsi che non ci fossero persone ferite e successivamente hanno operato, in concerto con i tecnici del verde e della viabilità del Comune, per liberare le arterie di traffico bloccate più importanti.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14381725]]

La priorità è stata fin da subito ristabilire il traffico veicolare in sicurezza. Per questo motivo, già nella mattinata di martedì sono state sgomberate le aree soggette ai crolli più consistenti: i primi interventi si sono occupati di viale Trieste, liberato già in mattinata, mentre viale Vat, dove sono caduti 3 alberi, è stata riaperta al traffico nel primo pomeriggio.

Soprattutto in viale Vat si è trattato di interventi complessi perché gli alberi poggiavano sull’argine della roggia, e una loro rimozione frettolosa avrebbe danneggiato ulteriormente il terreno, oltre che portato detriti e fango lungo il corso del fiume».




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