Mala del Tronchetto, per la Corte d’Appello è stata un’associazione mafiosa
La Mala del Tronchetto è stata un’associazione per delinquere di stampo mafioso: lo ha deciso la Corte d’Appello di Venezia, presieduta dalla giudice Elisa Mariani, nella serata di martedì 11 giugno.
Una decisione per certi versi clamorosa, che ha completamente rovesciato il giudizio di primo grado, che aveva ridotto il gruppo criminale a una semplice associazione per delinquere tra estorsioni, rapine e l’ambizione di riprendere il controllo sui lucrosi traffici turistici, come ai tempi di Maniero.
I giudici di secondo grado hanno invece accolto – in gran parte - le richieste dalla procuratrice generale Paola Tonini, sostenendo la tesi accusatoria del pm: fu mafia, almeno per alcuni dei principali imputati.
Dopo dieci ore di camera di consiglio, alle otto di sera la Corte ha letto la sua sentenza per gli imputati che avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato (con lo sconto di un terzo della pena), a partire da Loris Trabujo, condannando a 20 anni di reclusione (contro i 12 del primo grado) colui che per la Procura antimafia di Venezia doveva essere il “delfino” degli anziani “Mestrinini” Gilberto Boatto e Paolo Pattarello (tutt’ora a giudizio di primo grado), pluripregiudicati che usciti dal carcere avevano deciso di riprendere laddove trent’anni prima avevano dovuto lasciare con gli arresti, dopo che Felice Maniero aveva consegnato ai magistrati tutta la sua banda.
I giudici hanno anche riconosciuto l’aggravante dell’agevolazione dell’associazione mafiosa.