La cooperativa Aeg di Ivrea e la politica, un rapporto tra interessi e conflitti
Ivrea
Nei racconti di Ivrea, la più animata assemblea di Aeg coop che si racconti è quella del giugno 2015, 800 persone in Officina H a votare per alzata di mano i nuovi vertici. Clima tesissimo, urla, gente in piedi sulle sedie, fogli che volavano, discussione protratta nella notte. Quell’assemblea fu uno spartiacque. Mise fine alla presidenza di Ivan Pescarin, durata 15 anni, e diede vita a un nuovo corso, quello del consiglio di amministrazione presieduto da Andrea Ardissone. Era un momento molto difficile per la cooperativa, che arrivò sull’orlo del baratro con un buco in bilancio di oltre 34 milioni di euro. Quella serata non fu, però, solo un fatto di colore, da conversazione sull’anedottica locale, della serie ma ti ricordi quella volta..., ma rappresentò uno spartiacque di vedute e di approccio e un libro appena pubblicato da Aeg sugli ultimi vent’anni di storia della cooperativa racconta episodi e fatti e offre spunti di riflessione.
Andrea Ardissone ha completato i tre mandati e, con lui, hanno fatto per nove anni i consiglieri di amministrazione Alberto Zambolin e Alessandro Sabolo. Proprio quel cda intervenne sullo statuto ponendo un limite di mandati per evitare distorsioni legate a permanenze troppo lunghe. Negli ultimi giorni, a ridosso dell’assemblea dei soci di mercoledì 19 giugno, ore 18, al salone dei Duemila, è cresciuto un certo fermento attorno ad Aeg. L’assemblea dovrà votare il bilancio e il nuovo consiglio di amministrazione. Accanto alla lista numero 1 Energia, comunità, futuro guidata da Mauro Demarziani, dal 2017 direttore generale di Aeg, che si pone in continuità con il lavoro svolto finora, si sono presentate altre due liste. La lista Rinnoviamoci, guidata da Alberto Dini, già presente con due componenti nel consiglio di amministrazione uscente. La lista numero 3, Energie per il territorio, guidata da Giorgia Povolo, composta da due sindaci e componenti di spicco del centro destra, ha animato (e non poco) il dibattito attorno ad Aeg.
Ardissone, Sabolo e Zambolin, vogliono affidare uno spunto di riflessione al territorio e ai soci della cooperativa (oltre 22mila), a valle della loro esperienza: «Siamo entrati in Aeg, non senza conoscerne la rischiosità, subentrando ad un consiglio di amministrazione che aveva progressivamente rinunciato alle sue funzioni di indirizzo, gestione e controllo generando una situazione che è poi degenerata col fallimento di Tradecom e il conseguente deficit di cassa che ha messo a rischio la vita di Aeg. Un organo di governo che non aveva le competenze per presidiare il business, monitorare i rischi, controllare l’operato aziendale. La prevalenza di una matrice politica aveva escluso le competenze necessarie alla gestione efficace della cooperativa dal suo principale organo sociale».
Nove anni fa, il dibattito su questo punto fu molto acceso e oggi si ripropongono alcune dinamiche. Da qui, la riflessione. «Vorremmo essere - aggiungono Ardissone, Sabolo e Zambolin - portatori di un metodo che 9 anni fa si dimostrò vincente, quando la politica seppe giocare il suo ruolo rispettando i limiti dello stesso, indicando e appoggiando candidati che avevano esperienze, competenze e professionalità per rispondere al presente e al futuro di Aeg. La regola d’oro è semplice, la gestione dell’azienda a chi conosce le aziende, la politica a chi conosce la politica». Aeg si muove in un settore strategico e sempre più specifico: «Questi nove anni di esperienza - concludono i tre esponenti del cda uscente - ci permettono di affermare che la cooperativa opera in un settore con un livello di complessità operativo e strategico elevatissimo, dove i rischi (anche personali) sono alti e i fronti da presidiare in maniera proattiva sono conseguentemente molteplici, le competenze richieste in perenne aggiornamento, la dimensione aziendale sempre più rilevante».