Il telefono del vento ai Musrai di Alpette, un modo per parlare con chi non c’è più
foto da Quotidiani locali
Alpette
Il telefono del vento, un apparecchio senza fili per parlare con chi non c’è più, un simbolo di legami che non possono essere spezzati che ha trovato casa anche in Canavese, nell’amena località dei Musrai di Alpette e sarà inaugurato domenica 16 giugno. Ad aver avuto l’idea è stata Paola “Popi” Perego, di Ivrea, così come è stata lei ad aver pensato che quell’incantevole luogo di Alpette fosse il posto giusto dove installare la cabina. Collaborazione accettata da La nave dell’ammiraglio, associazione che gestisce i Musrai.
«L’idea del telefono del vento è nata da una mia collega di lavoro, Paola - racconta Goglio, dell’associazione alpettese -. Questo progetto si ricollega a quello originario sviluppato in Giappone, in seguito allo tsunami. È una cosa particolare, intima, forse non attrattiva nel senso del termine, in chiave turistica, che magari non serve anche a niente, ma sarà invece un luogo dove chi soffre potrà trovare uno sfogo. Lei cercava da tempo un luogo adatto e, dopo la nostra celebre candelata ai Musrai, ha pensato a questo come luogo ideale per costruire la cabina. Ne abbiamo parlato e abbiamo cominciato a costruirla, poi l’abbiamo dipinta affinché si adattasse all’ambiente circostante. Oltre a ciò che simboleggia, un legame con chi ci ha lasciato, è anche un altro modo di godere di questo posto magico e del bellissimo panorama sul Canavese».
L’inaugurazione è prevista alle 11 di domenica 16 all’alpeggio dei Musrai e sarà presente anche l’ideatrice del progetto: «Nel 2020 un mio amico mi telefona e mi dice “Popi oggi sono andato a camminare a Beigua (in Liguria) e ho visto un telefono del vento, mi sei subito venuta in mente tu” - spiega Perego -. Appena finita la chiamata ho cercato su Internet di cosa stesse parlando e così ho scoperto il telefono del vento. Il signor Otsuchi, che abita in Giappone, dopo aver perso un cugino a cui era affezionatissimo, costruisce nel suo giardino, chiamato Bell Guardia, una cabina del vento per potergli ancora parlare dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, lasciando la possibilità di accedere a chiunque ne sentisse il bisogno. Il telefono del vento è un telefono senza fili collegato al cielo, che può essere usato per parlare con chi non c'è più. Appena sono venuta a conoscenza di questo telefono mi è venuta voglia di costruirne uno. Ho trovato un vecchio apparecchio e ho chiesto ad un amico di darmi la sua interpretazione attraverso un disegno. Mancava, però, il posto giusto per collocarlo. L'anno scorso, durante la nostra celebre candelata, ho pensato ai Musrai come luogo perfetto per la cabina. Qualche giorno dopo ne ho parlato con Dario e lui ha subito accettato. Vorrei, inoltre, che il telefono del vento possa essere usato anche per parlare con noi stessi o per dire cose che non abbiamo il coraggio di dire direttamente a qualcuno, sperando che ciò riesca, anche solo un pochino, ad alleggerirci».
I Musrai, dunque, diventano sempre più un luogo, non solo dove riscoprire la montagna, le tradizioni agricole e canavesane, ma anche un luogo di riflessione, di apertura con se stessi, di raccordo con la natura, con gli altri e simbolicamente con chi non ci è più accanto. «Il telefono del vento è un oggetto simbolico collegato all’infinito per parlare con chi non c’è più, che ben si unisce al luogo, perché ogni luogo ha una storia e ogni storia è fatta da chi l’ha vissuta e non è più qui. Questo posto è il luogo ideale per un dialogo, per continuarlo, per dire ciò che non si è mai detto, che non era scontato, che non si vuole smettere di ripetere. E il telefono del vento è il mezzo per sollevare lo sguardo verso l’orizzonte e ricominciare a pensarsi in un futuro che parla ancora di vita», concludono gli organizzatori.