Riforme, centrodestra vicino al traguardo. La sinistra prepara la gazzarra in aula e in piazza
Riforme al rush finale, con l’opposizione pronta a scatenare la gazzarra in aula e in piazza. Torna in Aula al Senato domani il ddl Casellati, per l’ultimo atto sul premierato prima del passaggio alla Camera, dopo settimane di polemiche e risse sfiorate. Il disegno di legge costituzionale per il passaggio al modello di governo del premierato, con l’elezioni diretta del presidente del Consiglio, verrà votato dai senatori nel pomeriggio: alle 15.30 ci saranno le dichiarazioni di voto finali, poi l’Assemblea si esprimerà, il tutto con termine entro le 17.30. Un voto che arriva al termine di settimane di tensione, prima in Commissione e poi in Aula, culminate lo scorso 13 giugno col l’Aventino di Pd, M5S e Avs che hanno lasciato i banchi del Senato, mentre si votavano gli ultimi articoli del testo. Punta dritto all’obiettivo la maggioranza, come sottolinea il relatore del testo, il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni: “Domani -dice all’AdnKronos- festeggerò il via libera a questa legge del Senato e anche il mio compleanno…”.
Nessuna nota lieta invece da parte delle opposizioni, che saranno in piazza per manifestare contro il premierato e contro l’Autonomia differenziata, dalle 17.30 in Piazza Santi Apostoli, per dire no a quello che ritengono un doppio schiaffo alla democrazia, il ddl Casellati fresco di via libera a Palazzo Madama, e il ddl Calderoli in questi giorni in discussione alla Camera, in via di approvazione. “In Senato, con il nostro voto -dice all’AdnKronos, Francesco Boccia capogruppo del partito democratico– diremo no ad una riforma della Costituzione che sfascia gli equilibri su cui si basano le nostre istituzioni e denunceremo lo scambio politico inaccettabile che si sta realizzando nella maggioranza tra premierato e autonomia differenziata”.
Pd, Avs e Azione votano no, M5s valuta uscita Aula e Iv opzione astensione
Dopo quanto successo lo scorso 29 maggio, con la rissa sfiorata in Aula, tra il senatore di Fdi, Roberto Menia e il pentastellato Marco Croatti, fermati a un passo dallo scontro fisico dall’intervento dei questori, tra cui anche l’anziano’ Gaetano Nastri, collega di partito di Menia, la tensione nell’emiciclo non è mai mancata, pur senza arrivare a quanto visto alla Camera per l’autonomia. I questori restano allertati, ma l’andamento dei lavori non dovrebbe nascondere sorprese, anche per la deterrenza che avrà la diretta televisiva prevista per tutta la seduta.
Tornando all’appuntamento dell’Aula, al voto finale sul Ddl Casellati, non è escluso che potrebbero non partecipare al voto i senatori del M5S (“votatevela da soli questa schifezza”, aveva tuonato Alessandra Maiorino, la scorsa settimana dopo aver lasciato l’Aula). Ma la decisione finale del partito guidato da Giuseppe Conte verrà presa al termine della riunione dei gruppi, convocata per oggi.
Per quanto riguarda Italia Viva, si valuta l’opzione dell’astensione o del voto contrario, con i renziani che fatto sapere che il partito non sarà in piazza. No invece da Azione: “Abbiamo fatto opposizione per tutta la durata della discussione -ricorda il senatore Marco Lombardo all’AdnKronos- . Quindi voteremo contro la riforma del premierato”.
Alla Camera torna il dibattito sull’autonomia
A meno di una settimana dalla maxi-rissa, il disegno di legge sull’autonomia differenziata torna dunque domani al vaglio dell’Aula di Montecitorio in una giornata che si preannuncia già calda. In Piazza Santi Apostoli le opposizioni si raduneranno per protestare contro due delle riforme ‘cavallo di battaglia’ del centrodestra: quella dell’autonomia, appunto, fortemente voluta dalla Lega e il premierato caro a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.
Sul ddl Calderoli l’intenzione della maggioranza sarebbe quella di provare a chiudere la prima partita il prima possibile. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, infatti, domani potrebbe essere chiesta un’inversione dell’ordine dei lavori per partire subito con l’esame del disegno di legge sull’autonomia e non dal provvedimento su sindacati e forze armate, come prevede adesso l’agenda di Montecitorio. Per ora si tratta solamente di un’ipotesi, su cui i capigruppo della maggioranza starebbero riflettendo.
Ma i fatti di mercoledì hanno lasciato strascichi e non solo a livello di sanzioni disciplinari (sono 11 i deputati sospesi temporaneamente dai lavori dopo i disordini). Le immagini della bagarre con l’aggressione ai danni del deputato pentastellato Leonardo Donno hanno fatto il giro del mondo. Per questa ragione, scongiurare il ripetersi di episodi simili è diventata la premura di tutti i gruppi parlamentari. In casa Fdi giovedì, all’indomani della rissa, i vertici del gruppo parlamentare di Montecitorio avevano invitato i deputati meloniani a non cadere in provocazioni e a mantenere la calma.
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