Venezia, le nuove regole sugli affitti brevi sono già un caso
La stretta sugli affitti brevi parte dalle regole per il decoro: accoglienza dei turisti di persona (addio alle fastidiose key-box), vademecum da scaricare a portata di Qr code, sacchetti per la raccolta differenziata con il codice identificativo dell’immobile.
Lo aveva fatto intendere più volte il sindaco Luigi Brugnaro che sarebbe stata questa la linea del Comune, sottolineando che prima di portare il testo in giunta a settembre, questo doveva essere condiviso.
La bozza è in esame alle categorie, da Abbav a Confesercenti, Ava, Bre.Ve, che avranno qualche settimana per poter elaborare osservazioni.
La road map, poi, prevede l’approdo in giunta per settembre, la discussione in commissione fino al consiglio comunale e l’entrata in vigore auspicata per il primo gennaio 2025.
Il regolamento entra in gioco per chi vuole affittare per un periodo superiore a 120 giorni, anche non consecutivi, ad anno solare, come consentito dall’emendamento Pellicani (valido solo per Venezia) che consente alla città di limitarle: in centro storico più Giudecca se ne contano 5.738.
Aderendo al regolamento, di fatto, è possibile svolgere la propria attività oltre i 120 giorni.
La chiave è la presentazione certificata di inizio attività (la Scia), che automaticamente porta all’iscrizione al nuovo registro comunale delle locazioni turistiche, e una serie di accorgimenti come l’accoglienza in persona dei turisti, con check in dalle 8 alle 23, per cui verrà elaborata una delibera ad hoc.
«Stiamo studiando il regolamento, non ci convince il passaggio legato alla Scia», afferma Ondina Giacomin, presidente Abbav, «nel frattempo, stanno chiudendo partite Iva aperte anche da 15 anni per l’assenza di fosse settiche. L’inadempienza è anche del Comune, che non sta facendo i collettori».
Il testo di sei pagine è in valutazione anche dell’Associazione Veneziana Albergatori, che avanza una proposta.
«Sosteniamo questo provvedimento», sottolinea il vicedirettore Minotto, «chiediamo infatti di aprire un dialogo, eventualmente anche con la Regione, sull'ipotesi di consentire, su base volontaria e senza l'obbligo di ottenere il cambio di destinazione d'uso, l'accesso alla classificazione degli "appartamenti" e quindi alla possibilità di offrire servizi agli ospiti».
Oltretutto, all’interno dell’immobile dovrà essere esposto anche il numero del proprietario o del gestore con reperibilità h24 e un vademecum, scaricabile con Qr code e che i visitatori dovranno sottoscrivere, «redatto almeno in lingua italiana e inglese»: tra le indicazioni, c’è il «rispetto della quiete e riposo delle persone dalle 23 alle 8, dalle 12 alle 15», l’importanza di sollevare le valigie «quando si utilizzano scale o altri spazi condominiali comuni», o ancora il divieto di collocare per la città «lucchetti, acquistare merci da ambulanti itineranti».
La proposta piace anche a Bre.Ve: «Il messaggio è molto chiaro: la locazione turistica non va demonizzata e/o osteggiata per partito preso», sintetizzano.
Per Emiliano Biraku, presidente Confesercenti metropolitana Venezia Rovigo, le novità sono positive. «Chi aderisce al decalogo può affittare oltre i 120 giorni e, con i codici identificativi, vanno determinati anche i posti letto», spiega, «un’operazione che contribuisce al contrasto dell’abusivismo».
Qualche perplessità la esprime Confedilizia. «La locazione è una cosa, l’attività commerciale un’altra», commenta il presidente di Confedilizia Venezia Giuliano Marchi, «rischiamo di mettere regole d’impresa a chi non la fa». Il cantiere sul decalogo è ufficialmente aperto.