La carica di Gigi Datome: “Che voglia di Parigi, fate giocare i giovani”
Guarda quei ragazzi della nazionale Under 20 da ieri in ritiro a Udine pensando alle ultime 25 estati in cui ha sempre vestito l’azzurro. In tutte le categorie. Lui. Gigi Datome, 36 anni, sardo ma nato a Montebelluna, perchè la mamma è di lì («che belle le vacanze dai nonni», ricorda), una vita da capitano dell’Itralia, sei scudetti tra italia e in Turchia, un’Eurolega col Fener, l’Nba e tanto altro la prima estate senza nazionale ora che ha appeso le scarpe al chiodo non ha proprio voluto passarla. Ora è capo delegazione azzurra, dal 1 luglio sarà coordinatore delle nazionali. L’Italia di Pozzecco ha il preolimpico in Portorico nel mirino. C’è un posto in palio per Parigi. «Solo due amichevoli, poi andremo in Portorico, sarà dura ma vogliamo andare a Parigi».
Le sue prime Olimpiadi?
«Sì. Tre anni fa ero infortunato e ho saltato Tokyo. Dovremo battere la Lituania, uno squadrone, ma anche i padroni di casa di Portorico sono forti, un anno fa ai Mondiali abbiamo fatto fatica a batterli».
Mancherà l’Nba Fontecchio...
«Sarà un’assenza pesante. Sinmone, tra l’altro, è stato bravo a ritagliarsi un posto in Nba. Mancherà lui, avremmo voluto avere anche Spagnolo e Procida, ma abbiamo giocatori forti: Pajola, Spissu. Tonut, Melli. Recupereremo Abass».
E Gallinari?
«Vedete quei due? (indica Ferrari e Marangon, due under che giocano in serie A2 a Cividale e si stanno allenando sul parquet ndr). Sono venuti al raduno a Folgaria, giocavano col loro mito. E lui era disponibile con loro: lo vedo bene, motivatissimo».
Dovrebbe tornare in Europa o restare in Nba?
«Deciderà quel che è meglio per lui».
A proposito, lei ha giocato con i Boston Celtics: hanno appena vinto il titolo.
«Ne sono felice, là mi sono sentito apprezzato. Tutta la mia esperienza dall’altra parte dell’oceano, Detroit compresa, è stata positiva. Mi allenava Bred Stevens, ora gm. Dicevano che lavoravano per vincere il titolo. Ci sono riusciti».
Rifarebbe l’esperienza americana?
«Ero stato miglior giocatore del campionato a Roma, Detroit mi offrì un contratto da 3,5 milioni di dollari: era una scelta obbligata, il sogno di ogni giocatore».
I nostri talenti fanno fatica ad emergere...
«Vero. Molti arrivano in serie A e non sono pronti, pochi, e penso a coach Pillastrino a Cividale come Marangon e ora Ferrari, hanno coraggio di farli giocare. Siamo ancora troppo vittima di risultati ma talento ne abbiamo».
La sua prima volta in azzurro?
«Era il 16 luglio 2001, ritiro Bam alla caserma di Viterbo. Lo ricordo come adesso. Sono ancora qui. E vedere la luce degli occhi di questi ragazzi con l’azzurro addosso è impagabile».
E ora Parigi?
«Sì, ci crediamo».