Bassa Padovana, ecco le 100 migliori imprese
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foto da Quotidiani locali
Non un unico distretto, ma un intreccio di vocazioni diverse con casi di assoluta eccellenza. È la fotografia dell’economia della Bassa Padovana che, come tutta la provincia di Padova, si trova a fare i conti con problemi comuni e trasversali – crisi dei mercati internazionali di riferimento, transizione green che impone cambi di paradigma radicali – ma anche difficoltà specifiche che altrove sono state superate e qui ancora no. Infrastrutture e natalità su tutte.
Dalla De Angeli di Bagnoli di Sopra, specializzata nella produzione di cavi elettrici per l’alta tensione che distribuisce in tutta Europa e nel mondo che nel 2022 ha fatturato oltre 227 milioni di euro, alla Giancol di Due Carrare, ditta che produce colla per pavimenti e rivestimenti con fatturato superiore ai 46 milioni di euro. Dalla Sweden&Martina di Due Carrare alla Tresoldi Metalli di Pozzonovo.
La classifica delle Top 100
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Le prime posizioni nella classifica per fatturato delle “Best performer” raccontano molto del territorio e della sua vocazione. Mobile, automotive, gomma plastica: settori che negli ultimi mesi hanno mostrato qualche criticità.
«Sì, stanno un po’ patendo, per motivi diversi, soprattutto il settore metalmeccanico e l’agricolo. Lo sviluppo dell’area sta avvenendo un po’ a macchia di leopardo soprattutto a causa dei problemi storici della Bassa legati alla mancanza di infrastrutture e di abitazioni». L’analisi è di Francesco Blasi, senior manager di Komatsu, società famosa per i suoi escavatori di grandi dimensioni, e rappresentante per Este e Monselice di Confindustria Veneto Est.
È lo stesso Blasi a sottolineare l’importanza del tema infrastrutturale che si intreccia con un altro molto caldo: il capitale umano e la difficoltà di trovare manodopera qualificata. In che modo sono collegati?
«C’è una carenza di infrastrutture, sia viarie sia abitative, che affligge il territorio della Bassa Padovana. Questo incide in maniera negativa sulla capacità di essere attrattivi e quindi competitivi».
Insomma, se altrove in Veneto gli storici ritardi di competitività legati alle infrastrutture sono almeno in parte superati (alta velocità ferroviaria, superstrada Pedemontana veneta), qui siamo ancora indietro. E ciò influisce sulla capacità di crescita del territorio.
Pochi punti d’accesso
«Pur essendo in una zona coperta dalle autostrade, per esempio, abbiamo pochi punti d’accesso non certo comodi per tutto il territorio», sottolinea Blasi, «e anche dal punto di vista abitativo va fatto con urgenza un discorso di sistema con gli enti locali: se il territorio vuole essere attrattivo, da qui deve partire. Anche la mobilità, oggi, è welfare territoriale».
Ci sono «sfide importanti» da affrontare, secondo il delegato di Confindustria, «transizione ecologica e sostenibilità impongono approcci che possono mettere in difficoltà i vecchi paradigmi e le aziende meno strutturate. Come Confindustria Veneto Est lavoriamo molto sul fronte del capitale umano, per colmare il mismatch tra domanda e offerta sul mercato del lavoro. Di positivo c’è anche che la vocazione imprenditoriale rimane radicata, con voglia di investire nonostante la frenata di fatturati del 2023 e l’aumento dei tassi».
I tassi è il secondo tema delicato. Si è scollinato, con il primo mini taglio deciso dalla Bce dopo cinque anni di salita, ma il segnale positivo comunque non può risolvere il problema all’istante. «Ci sono segnali di ripresa, mi auguro che gli investimenti ripartano, finora sono stati frenati dai tassi di interessi visti come alti perché passati dall’uno al cinque per cento», spiega Tiziano Manfrin, direttore generale Banca Adria Colli Euganei, «speriamo che la riduzione dei tassi e una maggiore tranquillità a livello geopolitco globale portino a una maggiore fiducia, che facciano ripartire gli investimenti».
Nel complesso, secondo Manfrin, «lo stato di salute della Bassa padovana è buono, è un distretto diversificato, anche la farmaceutica e la cosmetica sono forti come comparto oltre all’automotive e al legno arredo. Il territorio è molto sano, un distretto non mono-settore».
Anche le difficoltà, tornando per esempio alla necessaria transizione green, possono diventare comunque un’opportunità di crescita scandita dalla simbiosi impresa-banca.
«Tutto il sistema bancario è molto attivo ad agevolare anche con finanziamenti a tasso molto basso questo processo di trasformazione, parlando di sostenibilità ma anche di criteri Esg», sottolinea Manfrin, «eroghiamo finanziamenti prevalentemente a chi ha progetti di transizione, una strada che l’Europa ci indica».