I detenuti scrivono del carcere di Ivrea la cruda realtà:«Affollato e fatiscente»
IVREA. Una lettera per raccontare la cruda realtà del carcere. “La cruda realtà” che è anche il titolo del testo pubblicato circa un mese fa sulle pagine della Fenice, il giornale online redatto dai carcerati della casa circondariale eporediese, scritto a 4 mani da due detenuti che si firmano uno come L’istituzionalizzato e l’altro come D.G.O. Un testo dove si espongono senza giri di parole i tanti problemi che il carcere di Ivrea continua a presentare: celle che non soddisfano gli standard, strutture fatiscenti, gravi episodi di sovraffollamento, celle prive di acqua calda, umide e piene di muffa, infissi dai quali entrano pioggia e vento, griglie esterne alle finestre composte da fori di un centimetro quadro.
E ancora ventilazione inadeguata d’estate, riscaldamenti al minimo d’inverno, mancanza di sanitari. Per non parlare della mancanza di psicologi, psichiatri ed educatori, perennemente sotto organico, e la conseguente mancanza di supporto per tutte le persone con situazioni a rischio. Così si moltiplicano gli atti di autolesionismo, quando non di suicidio, che nella mente di alcuni rappresenta l’unica via d’uscita.
Il 45° suicidio in carcere in Italia da inizio anno, poi, racconta una storia che tocca anche Ivrea. Il 19enne Ali Soufiane si è suicidato in carcere a Novara. Fino a poco tempo fa, era a Ivrea, carcere da cui era stato trasferito dopo essersi arrampicato sul tetto. Sarebbe dovuto uscire ad agosto. «Mi aveva detto che era sulla strada da quando aveva 10 anni e che fuori non aveva nessuno che lo aspettava – racconta il garante dei detenuti di Ivrea Raffaele Orso Giacone –. Io continuo con le mie visite in carcere, circa una volta alla settimana. Vi sono diversi grossi problemi: ovviamente il sovraffollamento, a oggi il carcere eporediese conta 270 detenuti, rapportato alla carenza di personale educativo, che quindi spesso impedisce l’attuazione di programmi di rieducazione e colloqui. Gli episodi di crisi da parte dei detenuti sono stati molto presenti nelle settimane scorse. Sono episodi che mobilitano molte risorse del personale intorno a chi li compie, impedendo quindi il normale svolgimento delle attività. Vi sono poi gravi problemi di dipendenza così come di abuso di psicofarmaci. La sanità ha grossi problemi in carcere, dove vi sono molte persone malate, ma è una situazione che rispecchia i problemi della sanità al di fuori, seppur in peggio. Negli ultimi tempi abbiamo visto fortunatamente dei miglioramenti in questo senso. In carcere ora entrano cardiologi e personale di radiologia e dentistico, che prima non c’erano. Altre buone notizie riguardano l’attività dello sportello multiservizi messo in funzione dalla cooperativa Mary Poppins, che sta fornendo risposte precise e puntuali ai problemi burocratici e relativi ai documenti. Dovrebbero essere in fase di realizzazione vari progetti, come il gattile all’interno del carcere, anche di reinserimento lavorativo: a oggi almeno 3 persone lavorano in Comune, mentre altri hanno trovato un lavoro fisso fuori dal penitenziario. Anche lo sportello lavoro finanziato dalla regione Piemonte, rimasto in sospeso fino a ora forse per incapacità o inattività della cooperativa di Torino che ha vinto l’appalto, dovrebbe entrare in funzione a breve».
Il grande assente della questione carceraria, secondo il garante, sarebbe però un altro: «Crea molta ansia l’incapacità della politica di occuparsi dei problemi. Sui suicidi non vi è stata una sola risposta da parte del ministro Nordio. Questa emergenza balza agli onori della cronaca solo quando viene denunciata dai sindacati di polizia penitenziaria».L.Z.