Tensione al carcere di via Barzellini a Gorizia: detenuto aggredisce cinque agenti
GORIZIA. Cinque poliziotti, tra i quali il vicecomandante, subiscono una violenta aggressione, con prognosi dai 10 ai 35 giorni. Uno di loro, in particolare, dovrà essere sottoposto ad un intervento chirurgico al gomito.
È il bilancio della giornata ad alta tensione (quella di martedì) alla Casa circondariale di via Barzellini. «Tutto nasce dall’agitazione di un detenuto con gravi problemi psichiatrici, in passato ricoverato al reparto osservazione psichiatrica del carcere di Verona e sottoposto a Tso - spiega Giovanni Altomare, segretario regionale del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria -. Dopo il colloquio con lo psicologo, l’uomo è tornato nella sezione detentiva di appartenenza e, prima, ha distrutto il posto di sorveglianza con il piede di un tavolino, poi si è scagliato con inaudita ferocia contro l’agente di polizia penitenziaria di servizio e i colleghi intervenuti a difesa e supporto». Il sindacalista esprime sincera solidarietà e vicinanza ai poliziotti penitenziari di Gorizia. «Sono già sottoposti a stress lavorativo per il sovraffollamento del carcere e dei turni massacranti di servizio con straordinari oltre i limiti». Peraltro, si scopre che lo stesso detenuto non è nuovo a casi simili di violenza e distruzione dei beni dell’amministrazione.
Sindacato sul piede di guerra
Fa eco Donato Capece, segretario generale del medesimo sindacato ed è un fiume in piena: «Questo cambiamento, con l’arrivo del nuovo Governo, stenta ad arrivare. Non possiamo essere oggetto di aggressioni quotidiane, basta! Il carcere non è un mero contenitore. Non bastasse, il numero degli agenti è insufficiente. Bisognerebbe che i detenuti violenti, che scambiano il carcere per un luogo di villeggiatura dove poter commettere reati, vengano trasferiti subito fuori regione. Stop al finto buonismo. I detenuti che trasgrediscono le regole o peggio ancora che aggrediscono la Polizia penitenziaria devono essere perseguiti a norma di legge ma, soprattutto, scardinati dal contesto ove si sentono appoggiati da altri reclusi amici e quindi forti di questo, non esitano a commettere altri reati».
Troppi detenuti con problemi psichiatrici
Il fatto di Gorizia, a sentire le forze sociali, è il paradigma della situazione nazionale fatta di aggressioni, violenze, intemperanze all’interno delle Case circondariali. «Il responsabile delle inaccettabili aggressioni ai colleghi goriziani - prosegue Capece - è un soggetto con evidenti problemi psichiatrici. Sono anni che il Sappe denuncia, ma sembrano esser tutti sordi, che una delle gravi criticità del sistema penitenziario è proprio quella connessa alla presenza dei troppi detenuti con tali problematiche riversati nelle carceri dopo la chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari). Si tratta di persone che, spessissimo, si rendono protagoniste di atti violenti contro i poliziotti penitenziari, proprio come accaduto in via Barzellini. E questo problema andrebbe affrontato rapidamente, con la disponibilità di strutture esterne che si facciano carico della gestione dei detenuti malati mentali; le Rems, attualmente assolutamente insufficienti».
Una marea di eventi critici
Il sindacato snocciola anche alcuni dati che riguardano l’area del Nordest. «Nel Distretto penitenziario del Triveneto, nel solo primo quadrimestre del 2024, sono stati registrati una marea di eventi critici tra le sbarre delle carceri: 257 resistenze ed ingiurie, 14 proteste collettive rumorose con battitura, 13 rifiuti di riento in cella. Ben 101 i poliziotti feriti con prognosi fino a 7 giorni, 3 dei quali con prognosi di oltre i 20 giorni».
Ed è così che il Sappe, viste le evidenze statistiche, torna a sollecitare «provvedimenti urgenti», ad iniziare dall’auspicio di «un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale di Polizia penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere. Serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti e efficaci».
Necessarie azioni mirate
Sempre secondo le forze sociali è giunto il momento che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e gli organi istituzionali competenti «si assumano le responsabilità e attuino, ognuno per la parte di propria competenza, azioni mirate a dare garanzia di intervento al corpo di Polizia penitenziaria che opera nell’ultima trincea della giustizia, il carcere. Il Sappe valuterà ogni forma di tutela, anche in sede giudiziaria, dei colleghi aggrediti e minacciati».