Crollano le compravendite nella Marca, ma i prezzi delle case continuano a salire
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L’indagine delle Entrate: vendite giù del 10%, eppure le quotazioni aumentano. Minello: «Polarizzazione dei redditi»
Crollo delle compravendite della Marca, con una flessione che raggiunge la doppia cifra in tutta la provincia e il mercato va in tilt soprattutto perché a tale diminuzione di atti notarili non corrisponde una diminuzione dei prezzi, anzi.
È un mercato immobiliare dalla doppia faccia quello trevigiano, fatto di immobili nuovi e di pregio sempre più ambiti e costosi e di tutti gli altri edifici che continuano a mantenere un valore superiore rispetto alle possibilità degli acquirenti.
Se da un lato, dunque, le vendite delle case sono crollate, raggiungendo anche una flessione del 13,1% nella cintura di Treviso, dall’altra i prezzi continuano ad aumentare, sopratutto nel capoluogo dove le quotazioni sono cresciute del 5,7% rispetto a 12 mesi prima.
I dati si riferiscono al 2023 e provengono dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e raccontano della variazione annua per macroarea provinciale.
Dall’osservazione si evince che nella Marca c’è stato un calo generalizzato del numero delle transazioni normalizzate rispetto al 2022.
Oltre alla cintura di Treviso, la maggiore diminuzione delle transazioni si registra nella macroarea del Coneglianese con un calo 11,3% e nell’Asolano, che registra una diminuzione del 11%.
Ma il segno negativo lo si legge in tutte le aree: nel Montello le compravendite sono diminuito dell’8,6%, nell’Opitergino del 8,7%, meno peggio la Castellana con una diminuzione del 3,6%.
Per quanto riguarda la città, penalizzata soprattutto la zona periferica appena oltre il fuori mura, verso le principali direttrici come la Castellana, la Feltrina, la Noalese e la strada di San Pelajo (-27%), segue la zona appena fuori mura, come l’area della stazione, viale Brigata Marche, Zona Eden e viale della Repubblica (-18,8%).
È la prima volta dal 2014, ad eccezione del 2020, che il mercato subisce questa involuzione.
Nel generale crollo delle compravendite c’è un’unica area che mantiene il segno positivo: è quella del centrale pregiata interna alle mura cinquecentesche.
Lì le vendite sono addirittura aumentate del 17%.
Peccato che, a fronte di un calo delle vendite, i prezzi siano comunque aumentati mediamente del 6%, con picchi dell’8,5% nella zona della ferrovia, Eden e Brigata Marche, ma anche viale della Repubblica e nei quartieri periferici come Santa Bona, proprio dove il mercato si è arrestato in modo più deciso.
«La diminuzione delle vendite dipende in primo luogo dall’aumento del costo del denaro e dalla difficoltà delle famiglie medie di accedere al mutuo», spiega Alessandro Minello, economista, professore aggiunto di Economics a Ca’ Foscari, «Il secondo fattore è legato alla polarizzazione dei redditi: l’aumento del prezzo degli immobili è legato all’effetto domanda da parte della popolazione più agiata che compra per investire, ragione per cui rimane alto il valore degli immobili, quelli di pregio, ma anche degli altri per effetto traino. In 10 anni il reddito delle famiglie agiate è aumentato del 5-6% e questo si riflette sul mercato immobiliare».