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Июнь
2024

Le “Best” del Cividalese e Alto Isontino tra vino, meccanica e legno-arredo

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Manca sempre meno a Best Performer, il progetto che il gruppo Nord Est Multimedia, che pubblica anche il Messaggero Veneto, ha deciso di intraprendere con la collaborazione di ItalyPost.

Appuntamento alle 17 di martedì 2 luglio, all’Innovation Platform del Cluster Legno Arredo Casa Fvg in via Stretta al civico 20 a Manzano, con le 100 migliori imprese del Cividalese e dell’Alto Isontino. Per partecipare è sufficiente iscriversi su www.eventinem.it

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È un percorso tra le colline quello che propone la seconda tappa friulana dedicata alle Best Perfomer, che inizia alle porte di Tricesimo e, per l’appunto, tra dolci salite e discese collinari conduce a Cividale, primo ducato longobardo d’Italia, prosegue per Manzano, cuore del distretto della sedia, e raggiunge Gorizia.

Alle 100 aziende eccellenti del Cividalese e dell’Alto Isontino, il gruppo Nord Est Multimedia, editore del Messaggero Veneto e di altre 6 testate del Nord Est, in collaborazione con ItalyPost, dedica l’evento di martedì 2 luglio a Manzano.

Il paesaggio di questo scorciodi Friuli, lungi dall’essere monotono, alterna vigneti e siti produttivi, coniugando le vocazioni peculiari del territorio. Vino, ma non solo, e sedie, e non solo. Se guardiamo ai numeri, è l’area al top per fatturato aggregato, merito della Danieli Officine Meccaniche, e di conseguenza per occupazione. I settori prevalenti, anche qui ben rispecchiando la vocazione manifatturiera di questa terra, sono la meccanica, il legno arredo, l’alimentare, a cui si affiancano i prodotti in metallo, il tessile, la gomma-plastica, la chimica.

«Si tratta di un’area caratterizzata da una forte presenza di aziende manifatturiere, che sono da sempre il motore della crescita - sottolinea Massimiliano Zamò, rappresentante del Consiglio generale di Confindustria Udine -: forniscono i beni da esportare e creano i posti di lavoro a più alto contenuto di conoscenza e meglio remunerati. A maggior ragione, anche in aree considerate più periferiche, pensiamo, in termini di valore prodotto, di quantità e qualità di occupazione generata, quanto sia essenziale tutto ciò: un autentico patrimonio di sostenibilità sociale».

«Un territorio - ricorda Luca Cristoforetti, direttore generale di CiviBank - che è il cuore della nostra banca, dove è nata e dove si è radicata. Un territorio che vede la presenza di diverse aziende vitivinicole di eccellenza, di moltissime imprese familiari che sono per noi interlocutori privilegiati, rispetto alle quali ci proponiamo non solo come fornitori di servizi ma anche come partner, sostenendole sia finanziariamente che in quelle che sono le dinamiche di sviluppo aziendale, della governance e di diversi altri aspetti».

L’intera economia della zona, come la osserviamo oggi, «è il frutto della reazione ai molteplici shock succedutisi negli ultimi 15 anni - è l’analisi di Zamò -. Il più evidente risultato di tale reazione è leggibile nella dinamica della produttività (dato dal rapporto tra valore aggiunto e unità di lavoro) che, in queste aziende, è mediamente cresciuta a una velocità di tre volte superiore a quelle dei servizi».

Simbolo da sempre dell’area è il Distretto della sedia, che grazie all’intraprendenza e alla capacità degli imprenditori, alla lungimiranza di chi, nonostante la crisi, ha creduto nel futuro, nei saperi e nelle competenze che questa terra conserva, il Distretto è rinato. «A trascinarne la ripresa è stato senza dubbio l’export - ricorda Zamò -. Le imprese hanno saputo aprirsi a nuovi mercati, hanno imparato a fare rete per affrontare, insieme, la concorrenza internazionale, puntando sul marchio e sulla ricerca della qualità più elevata, promuovendo lo sviluppo sostenibile».

«Le nostre imprese si sono attrezzate per competere nel mercato globale: siamo considerati leader per qualità, innovazione e tecnologia in molti settori e, aggiungerei, anche flessibili poiché siamo capaci, come pochi, di adattarci alle difficoltà, ai mercati e alle ripetute crisi. Questo dipende anche dalla composizione del tessuto produttivo locale, somma di tantissime piccole imprese, alcune medie e poche grandi.

Considerata spesso come un limite, questa configurazione nel nostro caso si è rivelata, ragionando comunque in termini di filiere, un vantaggio competitivo - ancora l’imprenditore -. Verrebbe da dire che dalla resilienza e quindi dalla capacità di adattarsi e resistere, si sta passando a qualcosa di più e di diverso: all’antifragilità, ovvero ad evolvere. Un soggetto resiliente, infatti, resiste agli shock, ma rimane lo stesso di prima, mentre l’antifragile dà luogo a qualcosa di diverso e migliore». Ora «stiamo affrontando una nuova fase connotata da sfide tecnologiche e ambientali, all’interno delle quali l’industria fa da apripista - conclude Zamò -, potendo contare anche sulla complessità delle competenze necessarie ad affrontare la doppia transizione tecnologica e ambientale in atto. Questi sono gli aspetti essenziali e trainanti della nostra società. E su questi temi bisogna investire. Tenendo conto anche della scarsità delle risorse umane in un quadro demografico che presenta una curva discendente e di una forbice tra i profili professionali richiesti e quelli disponibili che si sta drammaticamente allargando».




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