Добавить новость
ru24.net
World News
Июнь
2024

ShorTs, i registi D’Innocenzo, gemelli e outsider

0

TRIESTE Un misterioso serial killer che lascia, accanto ai cadaveri, deliranti lettere sulla vita e la morte, un poliziotto ossessionato dal passato, un paesaggio fatto di transizioni e popolato di esistenze inquiete: è “Dostoevskij”, la nuova serie Sky Original al cinema in due atti dall’11 e il 17 luglio prima di approdare, in autunno, sul piccolo schermo con Sky.

[[ge:gnn:ilpiccolo:14435291]]

Ne hanno parlato a Trieste ieri (sabato 29 giugno) i registi, i fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che hanno ricevuto il Premio Cinema del Presente a ShorTS – International Film Festival.

E ne parlerà oggi (domenica 30) anche Carlotta Gamba che, alle 19 al Teatro Miela, riceverà invece il Premio Prospettiva, il riconoscimento del festival a una giovane promessa del cinema italiano.

Perché in “Dostoevskij”, accanto a Filippo Timi nei panni del poliziotto Enzo Vitello, c’è anche lei in quelli della figlia Ambra. Carlotta ha debuttato proprio con i D’Innocenzo in “America Latina”: «Capirsi è stato facile - dice -. Essere diretta da loro è stata una scuola importante: mi hanno fatta nascere in un cinema dove si è sinceri, dove si racconta la vita». Subito dopo Carlotta ha girato due film in Friuli Venezia Giulia, “Billy” di Emilia Mazzacurati e “Gloria!” di Margherita Vicario.

In “Dostoevskij”, invece, «affrontiamo un rapporto non semplice tra un padre e una figlia abbandonata quand’era bambina», racconta. «È stato un lavoro lungo, durato sei mesi, che mi ha insegnato molto. E Filippo Timi mi ha aperto gli occhi su molti aspetti della recitazione». Per i D’Innocenzo, Timi era «l’unico attore perfetto per il personaggio: ha un tratto somatico duro ma anche pudico, quasi indifeso», dice Fabio. «Carlotta, nella vita, è la mia compagna: volevo tenere separate le due cose ma era innegabilmente l’attrice più brava per quel ruolo». Nel cast c’è anche Gabriel Montesi che arriva da “Favolacce”, «e che ringraziamo: non è facile tornare a lavorare con noi. Non chiedendo, chiediamo molto».

Dopo il successo dei loro primi tre film, “La terra dell’abbastanza”, “Favolacce” e “America Latina”, i D’Innocenzo si confrontano dunque con la prima serie: una versione espansa del loro cinema inquieto, perturbante. Tra i temi che la serie dilata c’è quello della famiglia, una relazione ammaccata dove a un certo punto qualcosa è marcito deteriorando col tempo tutto il resto o dove si insegue un ideale irraggiungibile, come nelle loro opere precedenti. «La famiglia è la nostra ossessione», conferma Damiano. «Una volta il poeta milanese Milo De Angelis ci ha detto: “Diffidate degli scrittori che nei loro libri cambiano la propria ossessione: l’ossessione è una”. Siamo gemelli, già questo è un affrancamento continuo con un senso di responsabilità, solitudine, comunione, contraddizione. La parola “famiglia” ne contiene dentro mille: non so se riaffronteremo il discorso, ma certamente è un tarlo».

L’altro elemento che attraversa i film dei D’Innocenzo è la violenza, una declinazione del male a volte prossima proprio alla dimensione affettiva: «Ma l’idea di male non risiede nelle storie che raccontiamo: lo trovo più nella politica, o nelle convenzioni, nella retorica», afferma Fabio. «Certi snodi narrativi viaggiano a fianco della crudeltà: dovremmo convivere con l’idea che alcuni lati della violenza ci appartengono da sempre. Solo l’intelligenza di riconoscerli può permetterci di evitarli, non fingere che non esistano». I D’Innocenzo sono anche grandi spettatori di serie: amano “Atlanta” e “The Last of Us”. “Dostoevskij” però ha un’impronta d’autore diversa: una sfida anche per Sky con la quale, dice Fabio, «ci siamo sempre capiti al volo. Conoscendo i nostri film hanno capito cosa avremmo potuto offrire rispetto ad altre serie diversamente radicali».

I gemelli del resto sono considerati gli outsider del cinema italiano: si sentono ancora così dopo tanti premi? «Ora, conoscendo le regole del gioco, possiamo decidere se abdicare o rispettarle», risponde Damiano. «Prima non le conoscevamo e quindi la nostra postura nei confronti del cinema era più selvatica, più screanzata. Ora i produttori ci concedono libertà ma siamo noi che, in alcuni momenti, ci chiediamo se siamo ancora onesti fino in fondo nel raccontare una storia. In “Dostoevskij” ce l’abbiamo fatta. È il lavoro di cui sono più fiero».

Nel frattempo stanno scrivendo il loro secondo libro di poesie, un nuovo libro di fotografia e stanno curando un volume proprio su Dostoevskij, “Indizi”, che uscirà a novembre per La Nave di Teseo. Molte cose sono cambiate da quando, a 14 anni, «scrivemmo in una settimana due copioni diversi su un quaderno: quando finiva il quaderno, finiva il film. Difficile arrivarci in maniera giusta. Fino alla prima inquadratura di “La terra dell’abbastanza” non avevamo mai girato niente. Chiamammo Alex Infascelli per chiedergli cosa si dice prima di “azione!”». Il futuro sarà, comunque, insieme. A girare un film separatamente non pensano: «Nel nostro percorso di vita eravamo fermi, aspettavamo un autobus ed è passata una limousine. Non ci siamo fatti domande: non mettiamo in discussione cose così importanti».




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
Анна Блинкова

Блинкова вылетела во втором круге теннисного турнира в Румынии






Скульптура Георгия Победоносца вместе с парком должна появиться 6 мая в Ачинске

Движение на МКАД встало из-за массовой аварии на 37-м километре

Стало известно, как сейчас выглядит старшая дочь Михаила Галустяна

Россия запускает проект для развития атомной энергетики в труднодоступных регионах