Una maturità da ricordare, madre si diploma insieme alla figlia: «Realizzo un sogno e vinco una sfida»
ARTEGNA. Sessant’anni e un sogno nel cassetto, coltivato da sempre: diplomarsi in un istituto d’arte, quasi a omaggiare quella passione per il bello che l’ha accompagnata fin da bambina, crescendo e consolidandosi nel tempo. Ora per Antonella Behar, origini triestine e residenza ad Artegna, il miraggio inseguito da una vita sta per tradursi in realtà: il traguardo è a un passo e arriverà più o meno in contemporanea con quello di sua figlia Giada Sinesia Andrada, 18 anni, come la madre maturanda al liceo artistico Sello di Udine.
Insieme hanno affrontato gli scritti. «Davvero emozionante: Giada era contenta di me, mi incoraggiava», racconta Antonella. A giorni sosterranno gli orali: a rompere il ghiaccio sarà la madre, il 2 luglio, mentre la ragazza verrà interrogata il giorno 8.
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Per il Sello, dunque, una maturità da ricordare, con una sorta di “esame di famiglia” che parla di tenacia, impegno, desiderio di apprendere. «Mi ha sempre accompagnato, ma quando sarebbe stato il momento “naturale” per lo studio non mi sono trovata nelle condizioni di poterlo fare», spiega Behar, che tuttavia ha lasciato accesa la speranza e che adesso, finalmente, vede premiate attesa e fatica. «Nelle prove scritte – svela, mentre è intenta ai ripassi in vista dell’orale – è andata bene: in italiano ho preso 19/20, in audiovisivo multimediale 14. Ora attendo l’incontro con la commissione».
Un po’ di timore c’è, giocoforza: «La scelta di arrivare al diploma – testimonia la signora, collaboratrice scolastica in una scuola dell’infanzia di Tarcento – l’ho presa anche in segno di sfida con me stessa. Caratterialmente sono molto timida: se mi trovo di fronte più interlocutori mi intimorisco. Ho voluto vincere questo mio limite».
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Complice la passione per l’arte, si diceva: «Quand’ero una ragazzina – ricostruisce Antonella – avrei voluto iscrivermi a una scuola a indirizzo artistico, ma mio padre non era d’accordo e mi impose ragioneria, che iniziai a frequentare a Trieste. La nostra situazione familiare era però difficile: la mamma aveva problemi di salute e ai miei due fratelli minori, così, ho dovuto badare io. Conciliare quell’impegno con lo studio era pressoché impossibile, dovetti lasciare».
Poi arrivò il matrimonio: «Ero giovanissima, avevo 19 anni. Mi trasferii a Tolmezzo: avrei voluto riprendere gli studi ma mio marito era contrario. Solo dopo la separazione, anni dopo, ebbi modo di accedere ai corsi serali al Deganutti, completando il secondo anno». Successivamente la signora seguì le serali al Solari di Tolmezzo, ottenendo la qualifica di tecnico delle industrie chimiche e biologiche.
La vita ha poi fatto il suo corso, arrivando a una svolta quando Giada, che evidentemente ha ereditato la propensione della madre, ha deciso di iscriversi il Sello: «Sul sito dell’istituto – dice Antonella – ho visto che era in partenza, per la prima volta, un corso serale per adulti. Perché no?, mi sono detta: era un’occasione da non perdere. Di giorno lavoravo e poi, dalle 17.30 circa alle 22, ero sui banchi. Ho frequentato la terza, la quarta e quest’anno la quinta: è stato davvero impegnativo, ma estremamente appagante. Piacevole la classe, bravi i professori; e accoglienti i ragazzi, nelle giornate degli scritti».
Alcuni corsisti si sono ritirati, una dozzina ha affrontato la maturità: Antonella, però, è stata l’unica a farlo con la figlia. «Una gioia», per entrambe. «Mia madre – dice la 18enne – è la prova che non ci sono limiti per mettersi in gioco e inseguire i propri obiettivi».[FINETESTO] —