Monfalcone nega la targa al deputato comunista
Monfalcone non avrà un piazzale della stazione ferroviaria intitolato a Giordano Pratolongo, membro dell’Assemblea Costituente e deputato di diritto della prima legislatura della Repubblica italiana. Il Comune «non ritiene di accogliere la proposta», formulata dall’Anpi e supportata lo scorso inverno da un centinaio di firme di cittadini. La motivazione è dettata da ragioni di «opportunità», relative alla necessità di «modifica nominale del luogo indicato», il posto dove peraltro l’onorevole del gruppo parlamentare comunista, il 13 agosto 1947, subì un agguato da una ventina di squadristi, mai processati, che peggiorò le sue già precarie condizioni di salute e lo costrinse a dimettersi dalla carica nel 1951, spirando due anni dopo, il 3 marzo, a Trieste. Altra considerazione: l’esigenza di «mantenere un’equilibrata rappresentatività delle vicende di natura storico-culturale-ambientale delle diverse espressioni e sensibilità segnalate al Comune».
Sbigottito il comitato della sezione monfalconese dell’Anpi, che il 18 giugno ha preso in esame la risposta dell’ente di 7 giorni prima, esprimendo «radicale disapprovazione». Si annuncia «un’imminente assemblea dei cittadini firmatari» si richiede l’invio alla presidenza dell’associazione, retta da Licia Rita Morsolin, in passato assessore alle Politiche sociali, il verbale della riunione della Commissione toponomastica.
Nella sua comunicazione all’Anpi, l’assessore con delega alle Intitolazioni, prossimo facente funzioni sindaco, Antonio Garritani, ex comandante dell’Arma ed espressione di Fratelli d’Italia, chiarisce che «nel tempo alcune vicende della complessa storia cittadina hanno trovato ampia presenza, mentre altri fatti e personalità, ugualmente ragguardevoli e meritevoli, sono state quasi del tutto trascurate, se non addirittura ignorate».
Più precisamente: «Nel caso della “Liberazione” – scrive il vicesindaco – esistono ampie espressioni di riconoscimento». Cita le due delle vie del centro «più popolose»: della Resistenza e 25 Aprile. E snocciola le vie Fratelli Fontanot, Cervi e Rosselli. Quindi il giardino dedicato al partigiano Sasso, lo slargo Federico Pacor, «monumenti e lapidi a Panzano e San Polo», la targa a Eufemia Brumat, Giovanna Fumis e Tarsilla Trevisan. «Mentre vie importanti – aggiunge – sono rivolte a Matteotti e Gramsci, compendiando in tal modo un’ampia rappresentazione». Monfalcone conta oltre 315 vie, dove trovano spazio poche donne (a parte le sante), numerose località e figure storiche maschili. Da ultima s’è aggiunta la scalinata al porticciolo intitolata alla medaglia d’oro al valor civile Norma Cossetto, infoibata.
Ribatte l’Anpi, con la presidente Morsolin: «Nella petizione risultava chiaro che l’intitolazione era motivata dall’attività importantissima dell’onorevole Pratolongo negli anni cruciali del dopoguerra: fu infatti deputato e membro della Costituente, ma di ciò non si fa menzione nella risposta dell’ente. Né si rileva che la morte di Pratolongo fu causata da un violento pestaggio a opera di un gruppo di fascisti perpetrato proprio in quel piazzale». Episodio incastonato nel «clima delle pesanti intimidazioni e violenze fasciste dell’epoca». Inoltre «l’elenco delle personalità eminenti cui nei decenni è stato tributato l’onore delle intitolazioni cittadine appare quanto meno pretestuoso: tutti i nomi elencati sono riconosciuti, e non solo a livello nazionale, per il gran rilievo nella genesi degli ideali e istituzioni fondamentali della Repubblica». I nomi di Matteotti e Gramsci «appaiono totalmente fuori luogo rispetto alla Resistenza», essendo morti rispettivamente nel 1924 e nel 1937.
«E nessuno dei due poté pertanto parteciparvi», così Morsolin. Ma se per l’Anpi non finisce qui, con la richiesta del verbale (in realtà non c’è stata alcuna Commissione, perché è nelle facoltà di chi detiene la delega stabilire quando e se eventualmente una proposta possa essere discussa nella sede, cosa che il vicesindaco pare non intenzionato a fare), Garritani ribatte secco: «Mi pare che a questo punto la richiesta fatta dall’Anpi sia strumentale ad alimentare polemiche di cui ritengo non se ne abbia ulteriore bisogno». —
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