Cure ai pazienti extra regione S. Matteo nella top 20 italiana
PAVIA
Il San Matteo è tra i 20 ospedali in Italia che garantiscono le cure più complesse attirando pazienti da tutta la penisola. A stilare la mappa dei maxi-poli è il ministero della Salute e la Direzione generale della programmazione sanitaria guidata da Americo Cecchetti che hanno utilizzato i dati delle schede di dimissioni ospedaliere (ricovero e day hospital) per procedere alla selezione.
Il report
Dati che hanno consentito di stilare una top 20 dei grandi ospedali, tenendo conto della complessità dei casi trattati e dell’attrattività dei pazienti in arrivo da altre regioni (la mobilità). Cinque dei grandi nosocomi si trovano in Lombardia (che raggiunge quota 10 milioni di abitanti), due dei quali sono pubblici: il Niguarda, che nell’elenco occupa la tredicesima posizione, e il san Matteo, quindicesima posizione. Ai primi posti della classifica sono finite tre strutture private: il Galeazzi, l’Humanitas di Rozzano e il San Raffaele, tutti concentrati a Milano e nell’hinterland milanese. Nel rapporto del ministero, che fotografa l’attività di ricovero e cura dei maxi ospedali, si trovano anche le aziende ospedaliere universitarie di Verona e Pisa (quarta e quinta posizione), il policlinico Sant’Orsola di Bologna (sesto posto), il policlinico Gemelli di Roma (nono posto), il Mauriziano di Torino e il San Martino di Genova. «Esiste una spina dorsale dei grandi ospedali italiani che curano le patologie severe di cui fa parte il San Matteo che, pur essendo il nosocomio di un territorio, dimostra di avere una vocazione nazionale per la mobilità dei pazienti e per la complessità dei casi trattati – spiega il presidente Alessandro Venturi -. Ha quindi le qualità di un grande policlinico. Qualità che ha saputo affinare anche grazie all’attivazione di gruppi interdisciplinari costituiti da professionisti di specialità diverse che, ogni settimana, discutono casi clinici. Operano congiuntamente senza le divisioni tra discipline tipiche del passato. Una prassi partita da Oncologia ed estesasi nel tempo ad altri dipartimenti». Come Neuroscienze, Cardiologia, Radiologia. Ora si precede insieme per migliorare diagnosi, cura e assistenza.
Lavorare in sinergia
«Il chirurgo, il radiologo, l’immunologo, l’oncologo, solo per citare alcuni specialisti, lavorano in team per ottenere i risultati migliori – precisa il presidente Venturi -. Ciascuno porta le proprie conoscenze e le proprie esperienze all’interno di un confronto reale per individuare la tipologia di cura più efficace e adeguata al singolo paziente. Un metodo che ha permesso di raggiungere risultati importanti».
La metà dei mega nosocomi si trova al Nord, 8 in Centro, solo 2 al Sud. Per quanto riguarda la mobilità dei pazienti in cerca di cure migliori, dal report emerge che ben l’8,3% dei ricoveri è stato effettuato in una regione diversa da quella di residenza della persona malata. La mappa ministeriale segna quindi in rosso la necessità per molte persone di intraprendere i cosiddetti “viaggi della speranza” dal Sud al Nord: centinaia di migliaia di pazienti che si spostano alla ricerca delle cure specialistiche di cui hanno bisogno. —
Stefania Prato