Il «blocco repubblicano» della sinistra sarà un fallimento anche se vincerà (come accaduto in Italia)
I francesi, si sa, non ci amano. Ci guardano sempre dall’alto in basso, con superiorità: aspettare quindi che prendano lezioni da noi su una qualsiasi cosa è pura utopia. Ma almeno in politica, un’occhiata dall’altra parte delle Alpi, verso Roma, dovrebbero darla, soprattutto a sinistra.
Il successo della destra nelle elezioni francesi ha infatti scatenato in vista del secondo turno la più banale, scontata, già vista, e perdente reazione della storia della politica: «Serve un blocco repubblicano contro la destra…». Per Macron, come per Melenchon che ha subito detto di si, e ci mancherebbe altro, non esiste un’alleanza politica, non serve un programma condiviso e fa niente anche se sul 99% delle cose la pensiamo in maniera diversa… quello che conta è non far vincere gli altri. Ed ecco quindi servita a tavola una bella Ratatouille di sinistra con dentro tutte ma proprio tutte le verdure proprio come è successo mille volte in Italia negli ultimi 20 anni.
Qui sappiamo tutti com’è andata a finire. Questo tipo di unioni di partiti non sono alleanze e nemmeno coalizioni perché non hanno nulla di politico; nascono per un semplice motivo elettorale ed hanno ben impresso sul corpo la data di scadenza, che poi è quella del voto. Dal giorno dopo infatti divisioni, differenze, contrapposizioni emergono in tutta la loro forza dando vita a governi brevi, inutili, anzi dannosi. L’Italia sta pagando da anni uno scotto pesantissimo proprio causato da questo modo di vedere la politica che parte dalla convinzione che tutto sia meglio dell’avversario alla guida. Che in realtà non credo sia nemmeno quello. Credo ad esempio che in molti anche nella nostra opposizione non giudicherebbero oggi i primi due anni di governo Meloni come i peggiori degli ultimi 30. La verità è che stare al governo, anche facendo male, ti garantisce potere, poltrone, potenza e questa cosa attira i politici come una calamita, potentissima.
Macron ha invitato i suoi quindi a votare, ove presenti, il candidato di Melenchon; tra questi, ad esempio, c’è Rima Hassan, origine arabe, musulmana, filo palestinese, ieri sul palco accanto al leader comunista. Una che settimana scorsa ha creato scandalo, internazionale per questa frase scritta sui social: «Israele addestra dei cani per stuprare i palestinesi…». Davvero trovandosi davanti il nome di lei un liberale seguace dell’attuale presidente Francese dovrebbe mettere la croce sul nome di Hassan invece che su quello del candidato della destra? Per alcuni sarebbe impossibile, ma, si sa, una delle specialità della sinistra è il voto «turandosi il naso» e volte anche chiudendo occhi e bocca, per non vedere e non commentare.
Domenica è probabile che il Blocco Repubblicano ce la faccia a fermare l’invasore Bardella e che si festeggerà in Place de la Concorde con la Marsigliese e le bandiere rosse. Ma dal giorno dopo la gioia effimera della vittoria si trasformerà in un fallimento politico, per tutto il paese. E questo non farà altro che rafforzare la destra.
Se a Parigi avessero avuto la lucidità di guardare in casa nostra avrebbero capito che Giorgia Meloni è arrivata al 30% ed a Palazzo Chigi proprio per questo…