Sordo dopo la meningite, torna a sentire grazie a un eccezionale intervento eseguito a Treviso
Il Lancet, autorevole rivista scientifica inglese in ambito medico, ha pubblicato i risultati di un intervento realizzato dall’Uoc di Foniatria ed Audiologia dell’Università di Padova con sede al Ca’ Foncello a Treviso, diretta dal professor Cosimo de Filippis.
Grazie a un doppio impianto cocleare simultaneo, un uomo di 57 anni ha riacquistato l’udito dopo che una meningite batterica lo aveva reso sordo.
Intervento eccezionale
L’eccezionalità dell’intervento – comune nel trattamento della sordità indotta da meningite – che è valsa la pubblicazione, sta nella tempestività e nella simultaneità dell’intervento, oltre che nel totale recupero del paziente.
«In caso di sordità conseguente a meningite i tempi di intervento devono essere molto stretti» sostiene il professor De Filippis «la precoce effettuazione della chirurgia riduce le probabilità di ossificazione dell’orecchio interno laddove una volta subentrata, non c’è più possibilità di rimediare». Dopo un approfondito studio del caso, i medici hanno deciso di procedere con il posizionamento chirurgico contemporaneo di impianto cocleare bilaterale.
Malgrado il successo dell’intervento, il professor De Filippis ha preferito aspettare a segnalarne l’esecuzione poiché il vero fine era arrivare alla stabile riabilitazione del paziente.
Dopo un adeguato periodo di follow up è stato quindi possibile confermare attraverso uno studio audiometrico che il livello uditivo del paziente è solo di poco inferiore alla completa normalità in entrambe le orecchie. Rispetto a quello monolaterale, l’impianto cocleare bilaterale migliora l’ascolto in ambienti rumorosi e all’aperto.
Sebbene raramente descritto nella letteratura medica internazionale, nei casi di sordità bilaterale da meningite batterica, in pazienti adeguatamente selezionati in centri specializzati di terzo livello come quello diretto dal professor De Filippis, l’impianto cocleare bilaterale simultaneo è eseguibile nei bambini come negli adulti senza complicazioni intraoperatorie importanti o periodi di recupero problematici, offrendo significativi benefici rispetto ad un approccio sequenziale. —