Resilienza tra guerra e crisi: la società russa si lecca le proprie ferite
La Russia, quella delle persone comuni che ripudiano la guerra e piangono i propri cari, è intrappolata in un vortice di disperazione. La resilienza economica del paese nasconde ferite sociali profonde. Mentre le tensioni geopolitiche e il conflitto in Ucraina si protraggono, la nazione affronta una crisi sociale silenziosa ma devastante, paragonabile a quella dei primi anni Novanta dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Dalle corsie degli ospedali emergono preoccupanti informazioni su un aumento significativo dei suicidi, segnale di una società senza prospettive, dove i giovani, intrappolati in una guerra senza fine, sono destinati a diventare carne da macello sul fronte ucraino. Questa realtà riflette il deterioramento della qualità della vita e la crescente instabilità interna del paese. Secondo i dati del 2024 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Russia registra un tasso di suicidi di circa 25,1 per 100.000 abitanti.
In questo contesto drammatico, quasi distopico, l’economia russa ha paradossalmente dimostrato una sorprendente capacità di adattamento. I numeri però raccontano una storia diversa rispetto alla realtà sociale. Nel 2023, nonostante le severe sanzioni internazionali e un contesto politico interno complesso, la Russia è riuscita a limitare la contrazione del PIL allo 0,5%, superando le aspettative grazie al reindirizzamento dei rapporti commerciali verso l’Asia e il Medio Oriente. Tuttavia, il prezzo di questa resilienza economica è stato altissimo: l’aumento degli investimenti militari ha eroso settori cruciali come istruzione e sanità, generando un malcontento sociale che minaccia la stabilità a lungo termine del paese, come riportato dalla Carnegie Endowment for International Peace, uno dei maggiori think tank apartitici che si occupa di affari internazionali.
Il rapporto finanziario del primo trimestre del 2024 evidenzia che nel settore dell’istruzione sono stati destinati 0,9235 miliardi di euro, con un utilizzo dell’81,7% dei fondi disponibili nei primi quattro mesi dell’anno. Nonostante gli sforzi, l’istruzione ha mostrato un’efficienza inferiore nell’impiego delle risorse rispetto alla sicurezza e alla difesa. Nel campo della sanità, sono stati assegnati 4,059 miliardi di euro, con un impiego del 59,1% nello stesso periodo. Anche in questo settore, una parte significativa dei fondi è rimasta inutilizzata, indicando possibili restrizioni o inefficienze nella gestione. Per il settore idrico e dei rifiuti, sono stati previsti circa 2,25 miliardi di euro, ma solo il 22,9% è stato speso nei primi quattro mesi del 2024. Nel campo energetico, per l’elettricità, il gas e il vapore, sono stati stanziati 13,29 miliardi di euro, con un utilizzo del 6% nello stesso periodo. Preponderanti sono le cifre destinate alla gestione statale ed alla sicurezza militare: 354,5 miliardi di euro, con un utilizzo del 56,1% dei fondi stanziati nei primi quattro mesi dell’anno. A questi si aggiunge una parte del capitale degli investimenti federali per progetti che possono includere componenti di sicurezza e difesa. Ad esempio, su 857 progetti di capitale, tradotti in euro circa 31,85 miliardi, una parte è destinata a sostenere infrastrutture che possono avere applicazioni militari.
Per quanto riguarda l’indice di produzione nel settore dell’estrazione delle risorse minerarie, nell’aprile 2024 è stato del 98,3%. Sempre in quel periodo, sono stati estratti 35,8 milioni di tonnellate di carbone, con una leggera diminuzione rispetto al 2023. L’estrazione di petrolio e gas naturale ha visto un incremento significativo raggiungendo circa 24,17 miliardi di euro, con un aumento del 100,7% rispetto al mese precedente; mentre quella dei metalli rari è stata di 2,15 miliardi di euro.
I dati mostrano che, nonostante i significativi investimenti nell’estrazione di materie prime e nella produzione di energia, persistono inefficienze e ritardi nell’utilizzo dei fondi stanziati, che potrebbero influire negativamente sull’economia a lungo termine. La situazione riecheggia una ‘nuova Guerra Fredda’, con la Russia che cerca di affermare il proprio ruolo globale attraverso attività militari e il controllo delle risorse energetiche e tecnologiche. Nel 2024, l’economia russa resta vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi globali dell’energia e alle nuove sanzioni, come quelle recentemente approvate dal Consiglio dell’Unione Europea a Lussemburgo.
Si tratta del 14esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che introduce nuove misure contro il gas naturale liquefatto russo e le navi che sostengono la guerra in Ucraina, includendo restrizioni per le petroliere della ‘flotta ombra’ che violano i limiti imposti dalla UE e dalla Price Cap Coalition. Sono stati sanzionati complessivamente altri 116 nomi (69 persone fisiche e 47 persone giuridiche) sono soggetti al congelamento dei beni e, nel caso delle persone fisiche, anche al divieto di viaggio. Le sanzioni finanziarie sono state rafforzate, vietando alle banche dell'UE di utilizzare il sistema russo SPFS, l’alternativa russa al sistema SWIFT. Nuove limitazioni riguardano l’esportazione di tecnologia avanzata e di alcuni prodotti industriali. Inoltre, il pacchetto prevede risarcimenti per le imprese dell’UE che operano inRussia.
Inoltre, il 13 giugno 2024, la Borsa di Mosca ha sospeso le transazioni in dollari ed euro a causa delle severe sanzioni americane, causando un crollo delle azioni e un allargamento dei margini di cambio fino al 20%. Tuttavia, il rublo ha mostrato una sorprendente resilienza, riprendendosi nel mercato Over The Counter (OTC), grazie alle misure della Banca Russa per garantire la circolazione di valute estere (Servizio Statistico dello Stato Federale - ROSSTAT). Nello stesso periodo, l’indice MoscowExchange (MOEX) ha superato i livelli prebellici, sostenuto da investitori domestici e alleati, e il mercato delle Initial Public Offering (IPO) russe ha mostrato un rinnovato vigore, evidenziando l’impegno dell’economia russa nell’arena globale.
Secondo l’economista Ėl’vira Sachipzadovna Nabiullina, presidente della Banca centrale della Federazione Russa, “l’aumento delle esportazioni nel mese di marzo è avvenuto parallelamente ad un aumento del deflusso di capitali, riflesso nell'accumulo di crediti. Gli investimenti dei residenti in attività estere (escluse le attività di riserva) sono aumentati a marzo di 15,5 miliardi di dollari contro un aumento di 4,2 miliardi di dollari del mese precedente: ciò riflette principalmente i ritardi nella ricezione dei pagamenti per le maggiori esportazioni di marzo, vale a dire infatti, la valuta delle esportazioni di marzo entrerà nel Paese solo a giugno”.
Nonostante i segnali di resilienza, la Russia rimane quindi vulnerabile a causa della forte dipendenza dalle esportazioni di petrolio e gas, che costituiscono una parte significativa del PIL e delle entrate statali. Dopo il crollo dell'URSS e la crisi finanziaria del 1998, il paese ha ristrutturato il debito e modernizzato settori chiave, ma a quale costo? Questa apparente forza nasconde vulnerabilità significative, esponendo la Russia a rischi economici considerevoli. Nel primo trimestre del 2024, le esportazioni di beni sono aumentate a 36 miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto al mese precedente, nonostante un calo annuale del 3,2% (Servizio Statistico dello Stato Federale - ROSSTAT). L’incertezza politica ed economica ha frenato gli investimenti esteri e limitato la crescita interna. Nel settore delle costruzioni, i tassi di crescita hanno subito un rallentamento, mentre la produzione di prodotti petroliferi ha registrato una significativa diminuzione a marzo 2024: benzina -7,9%, gasolio -5,7%, olio combustibile -22,2% (Ministero dell'Energia della Russia).
L’economista russo Vladislav Inozemtsev descrive la società russa come apatica, che perpetua il potere di Putin, nonostante le crescenti critiche interne. “La Russia è una società senza cittadini e senza aspettative. Questa situazione è il più grande risultato di Vladimir Putin, quasi l’unico dittatore che è riuscito a costruire una prigione dalla quale la maggior parte degli ospiti non vuole nemmeno uscire o ribellarsi”, ha commentato Inozemtsev.
La Russia si trova dunque a un crocevia decisivo; se da un lato settori strategici mostrano segni di vitalità, dall’altro le crescenti pressioni sociali rischiano di annullare questi progressi. Le politiche di austerità e i tagli ai servizi essenziali minacciano di aumentare le disuguaglianze e alimentare il malcontento popolare. La stabilità e il progresso a lungo termine sono in pericolo se il governo non riuscirà a bilanciare austerità e supporto sociale. Il governo russo dovrà affrontare sfide profonde. Per gestire le sanzioni internazionali e la volatilità del mercato globale, sarà necessaria una strategia equilibrata che valorizzi le risorse economiche e risponda ai bisogni della popolazione. Solo così si potrà evitare il collasso sociale e mantenere la coesione nazionale. La strada della ripresa sembra essere a senso unico: il governo dovrà essenzialmente porre fine al conflitto in Ucraina, iniziare a diversificare l’economia, investire in innovazione e, soprattutto, essere in grado di sostenere la stabilità sociale. Sebbene questa crisi sembri insormontabile, non è comunque impossibile. Solo con decisioni coraggiose e radicali, la Russia potrà evitare l’abisso e riscrivere il proprio futuro, anche se molti ritengono che ciò richieda la detronizzazione dello ‘zar’.