I friulani in piazza Unità a Trieste: «Che emozione ascoltare le parole del Papa»
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foto da Quotidiani locali
UDINE. Padre Giuseppe Matteucig, missionario saveriano di Feletto Umberto (Tavagnacco), con una settantina di parrocchiani era in piazza Unità, a Trieste. Avrebbe voluto pregare con Papa Francesco, ma non ha potuto farlo perché è stato “precettato” da un volontario per confessare i fedeli. «Mentre il Papa parlava io ero a confessare» rivela trasmettendo comunque l’emozione vissuta nell’ultima fila della piazza. Padre Matteucig ci teneva a non mancare l’appuntamento, ci teneva perché nella comunità di Taiwan dove opera da tempo, non ha mai avuto l’occasione di incontrare il Pontefice.
Nella semplicità delle parole e dei gesti usati dal Pontefice tutti si sono emozionati, compresi i 300 friulani che, con l’arcivescovo Riccardo Lamba e l’arcivescovo emerito, Andrea Bruno Mazzocato, hanno seguito l’omelia. Nonostante il severissimo protocollo non abbia concesso diversivi, ognuno ha elaborato un proprio sentire.
Tra questi anche il direttore del Centro Balducci di Zugliano, don Paolo Iannaccone, il quale, nelle parole del Papa, ha ritrovato le tesi di don Pierluigi Di Piazza, l’anima del centro di accoglienza scomparso due anni fa. «Pierluigi diceva “l’unico mio nemico è l’indifferenza, mentre Papa Francesco ha definito l’indifferenza il cancro della democrazia». da Trieste, Iannaccone si è portato «la carica di umanità manifestata dal papa verso i disabili, i bambini e i gravemente ammalati». E come Pierluigi il Pontefice ha parlato di accoglienza e ha «descritto Trieste – continua Iannaccone – come una porta spalancata verso il nord e l’est europeo».
I seminaristi
I seminaristi sono stati gli unici friulani a scambiare un saluto con il Papa. L’hanno fatto durante l’incontro mattutino con il Papa che ha voluto conoscerli uno a uno e dopo aver prestato servizio alla Messa: «Finita la celebrazione abbiamo atteso il Santo Padre dietro al palco per salutarlo prima che salisse sulla Papa mobile per raggiungere l’elicottero» racconta don Antonello, nel descrivere il saluto del Papa come un messaggio semplice che arriva alla gente. Da parte sua il papa non ha mancato di ringraziare i seminaristi e tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione della visita.
L’emozione
Ogni fedele presente a Trieste custodisce un’emozione come fosse una bussola da consultare quando e se smarrisce la via. oltre al missionario saveriano e i 70 parrocchiani di Feletto, nella piazza Unità super controllata dalle forze dell’ordine, c’era anche lo studente di Medicina udinese, Riccardo Riccato.
Lui il Papa l’aveva già incontrato a Roma e memore di quella carica di spiritualità intensa che solo il Pontefice sa trasmettere, ha cercato e trovato un posto nelle file più vicine al percorso seguito dalla Papa mobile. «Questo Papa – spiega Riccato – ha un’attenzione unica verso il singolo e, quindi, sa farsi voler bene». Attratto dalla spiritualità intensa che sapeva di poter provare a Trieste, lo studente di Medicina ha provato una forte emozione personale. «L’incontro con il papa è sempre una riscoperta della persona ma soprattutto del messaggio che porta» aggiunge Piera Burba, la consigliera comunale di Rivignano arrivata a Trieste con il sindaco Fabrizio Mattiussi, la vicesindaca Sara Bettuzzi e il consigliere Michael Rodighiero. Burba è convinto che l’aver seguito l’omelia del Papa possa aiutarla «a ragionare su quello che può essere l’impegno nel quotidiano».
La delegazione
Alle 7, il direttore dell’Ufficio comunicazione della diocesi, Giovanni Lesa, assieme alla segretaria dell’Ufficio di pastorale giovanile e del servizio diocesano “Sovvenire”, Elena Geremia e Tommaso Nin, dell’osservatorio sulle povertà della Caritas diocesana, tutti componenti della delegazione diocesana di Udine, era già al centro congressi delle Generali, in Porto vecchio, per partecipare all’incontro con il Papa.
Anche a Lesa le parole del Papa hanno aperto orizzonti vecchi e nuovi soprattutto quando il Pontefice ha invitato i delegato a «non avere una fede privata» invitandoli a guardare più alla causa che agli effetti derivanti dall’assistenzialismo.
«Ci ha invitato a guardare alle cause più che agli effetti, ci ha spronato a rafforzare i legami sociali nella misura in cui si riesce a coinvolgere ogni singola persona» continua Lesa senza dimenticare di far notare che Papa Francesco ha citato le parole di Aldo Moro e di Giorgio La Pira e si è lasciato andare al ricordo del nonno combattente nella prima guerra mondiale, colui che gli ha insegnato la canzoncina “il general Cadorna scrisse alla regina: “se vuoi vedere Trieste immaginala in cartolina”». Dopodiché, una volta celebrata al Santa Messa, il Papa ha incontrato anche qualche migrante.