Inchiesta di Genova, Semeraro (Fondo Icon) si oppose alle “donazioni” a favore di Toti chieste da Spinelli: “Così sembra corruzione”
“Roberto Spinelli chiedeva di approvare a livello di CdA questa erogazione. Ricordo che avevamo parlato del fatto che si trattasse di un’associazione No Profit/caritatevole a supporto del giovani che si ispiravano agli ideali del movimento politico legato a Giovanni Toti”.
Gli Spinelli avevano provato a raccontarla così ai soci inglesi: dare soldi al movimento di Toti era un po’ come fare beneficenza. Una versione dei fatti che non aveva convinto per nulla il Fondo Icon, come ricorda la responsabile italiana Roberta Semeraro: “Le mie difficoltà derivavano dal fatto che, in generale, vedevamo le erogazioni ai partiti politici come un’attività a rischio, poiché potevano essere considerati, in generale, come possibile corruzione, come anche evidenziato nel Modello 231 nelle procedure che avevamo concordato nei patti sociali e nelle procedure di compliance. Non volevamo ripetere ulteriori erogazioni come già manifestato nel 2018, dato che a quella era stato assegnato un carattere di eccezionalità”.
La testimonianza di Roberta Semeraro è stata raccolta nelle scorse settimane dalla Procura di Genova, che in questi ultimi giorni ha depositato il verbale dell’interrogatorio fra le prove raccolte per rafforzare la richiesta di conferma degli arresti domiciliari a Giovanni Toti, accusato di essere stato corrotto dal terminalista Aldo Spinelli. L’audizione della manager ha rilevanza proprio perché nelle intercettazioni si oppone ad Aldo Spinelli, che la contatta per chiederle di approvare donazioni a favore di Toti. Semeraro spiega a Spinelli anche il motivo del diniego di Icon: “Così sembra corruzione”. Una posizione confermata e precisata nel corso dell’audizione davanti ai magistrati: “Volevo chiarire ad Aldo Spinelli che questa era una pratica del passato e con l’entrata del Fondo Icon nella compagine sociale della Spinelli S.r.l. e la conseguente adozione del Modello 231 non eravamo favorevoli ad elargire erogazioni di questo tipo. Volevo precisare in maniera più esplicita ad Aldo Spinelli quello che avevo già precisato a Roberto Spinelli”.
La richiesta di Spinelli, spiega Semeraro, era contraria agli accordi firmati sulla legge 231, che disciplina possibili responsabilità penali delle aziende: “Negli anni successivi è stato richiesto da parte di Icon l’inserimento del modello 231, implementato ed approvato ìl 27 maggio 2021, in accordo con la famiglia Spinelli, che prevedeva il divieto di erogazioni, salvo approvazione degli organi preposti”.
Alla fine Aldo Spinelli eroga comunque 40mila euro di finanziamenti nel 2021. Ma, secondo Semeraro, quella decisione fu presa aggirando il Cda del socio inglese: “Non ne eravamo al corrente e apprendo solo oggi di queste erogazioni ed oltretutto del fatto che una sia stata effettuata dalla Spinelli S.r.l., società in cui eravamo all’epoca soci e per la quale avevamo appositamente predisposto l’implementazione del modello 231. In ordine a tale ultima erogazione liberale posso confermare che non era stata preventivamente autorizzata dal Cda. Non sono al corrente rispetto alle altre società. Ritengo pertanto che tutte le erogazioni di cui mi riferite siano state effettuate in virtù dei poteri generale ed esecutivi in capo ad Aldo Spinelli”.
Secondo le ipotesi dell’accusa quei 40mila euro erano direttamente collegati al rinnovo trentannale della concessione per il terminal Rinfuse, una delle vicende portuali a cui sono legate le contestazioni di corruzione: “Non eravamo a conoscenza del fatto che Spinelli si fosse rivolto a Toti per il rinnovo del terminal Rinfuse – dice ancora Semeraro – in termini di potenziale futuro il rinnovo avrebbe accresciuto il valore dell’azienda, ma non nell’immediato e non nel breve termine. Sicuramente nel lungo termine aumentava il potenziale e specialmente a seguito della realizzazione della Nuova Diga Foranea. Nel breve e medio termine non cambiava il valore della società poiché le rinfuse rappresentavano un business poco profittevole e di dimensione limitata rispetto alle attività del Gruppo Spinelli, quantificabile nel 5-6%
circa del margine operativo del Gruppo. La famiglia Spinelli ci aveva informato, in linee generali, di una prospettiva futura che prevedeva dì diversificare l’operatività del compendio delle rinfuse in un’area in cui si sarebbe potuto accrescere il traffico destinato a container”.
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