Antisemitismo, il dossier che smaschera il Pd. Ma Elly Schlein nega: “Ci metto la mano sul fuoco”
“Il problema dell’antisemitismo non riguarda certo il nostro partito”. Elly Schlein lo va ripetendo in continuazione. L’ultima nell’intervista di oggi al Corriere della Sera. Anche lunedì, ospite di In Onda, aveva assicurato di poter “mettere la mano sul fuoco che nel Pd non si troverà alcun razzista e omofobo”. “Chiariamo una cosa: l’antisemitismo è una forma di odio e di discriminazione che abbiamo sempre contrastato e continueremo a contrastare. Criticare il governo di estrema destra di Netanyahu e dire che anche i palestinesi hanno diritto a uno Stato dove vivere in pace e in sicurezza come gli israeliani non è antisemitismo”, ha aggiunto Schlein nell’intervista. Epperò, sono diversi i casi in cui nelle file dem la critica politica ha dato la stura all’antisemitismo, semmai svolgendo la funzione di foglia di fico.
Il silenzio sul caso di Cecilia Parodi ospite dei giovani dem
Intanto, c’è il caso emerso pochi giorni fa dei giovani Pd che hanno ospitato Cecilia Parodi, la scrittrice che si è resa protagonista di gravissime frasi antisemite. Da Schlein non risultano prese di posizione al riguardo, sebbene il caso sia arrivato perfino all’attenzione della Commissione Segre. La stessa cui il quotidiano Libero ha indirizzato, “con pregheria di lettura”, i risultati di una propria inchiesta sull’antisemitismo a sinistra, anche questa totalmente ignorata dalla segretaria Pd. “Elly fa finta di non vedere i pezzi sugli antisemiti dem”, titola oggi il quotidiano diretto da Mario Sechi.
L’inchiesta di Libero sull’antisemitismo nel Pd
All’interno di quello che è diventato un dossier, si legge sul quotidiano, non hanno trovato spazio solo “i vergognosi tweet di giubilo di alcuni Collettivi rossi dopo il 7 ottobre, le occupazioni, le violenze contro la polizia, gli spazi concessi ad imam integralisti e gli striscioni con l’elogio al terrorismo palestinese”, non direttamente imputabili al Pd, sebbene si tratti di ambienti spesso sostenuti dai dem, ma anche “diversi profili piddini che, a quanto pare, per Schlein sono dei fantasmi”. Alcuni degli episodi raccolti sono anche precedenti agli attacchi del 7 ottobre. Fra questi si ricordano i casi dei candidati dem alle politiche 2022 Raffaele La Regina, poi ritirato, “che sui social scriveva ‘gli alieni e lo Stato d’Israele hanno un punto in comune: non esistono'”, e Rachele Scarpa, poi eletta, “che definiva Israele ‘regime di apartheid'”.
Ma per Elly Schlein il problema non esiste
E, ancora, Libero ricorda i dem milanesi Lorenzo Pacini e Ludovico Manzoni, che nel Giornata della Memoria decisero di partecipare ai corti pro-Gaza insieme all’Associazione palestinesi d’Italia, nonostante le polemiche e gli allarmi sull’inopportunità di quel tipo di manifestazione in quella data così simbolica. Sempre a Milano poi è consigliere municipale Pd quell’Alessandro Corti che definì il governo israeliano “nazista” e che è stato tra i promotori, insieme alla collega Marta Nicolazzi, del ciclo di incontri in cui si è inserita anche l’ospitata di Cecilia Parodi da parte dei giovani Pd. Emblematico poi l’addio al partito di Daniele Nahum, che in un’intervista di lunedì spiegava: “Me ne sono andato in polemica coi dem che non prendevano le distanze da certi slogan e cortei di piazza. Ma così si fomentano l’odio e il clima anti-ebrei”. E sui silenzi Pd è intervenuto anche il console onorario di Israele, Marco Carrai: “Fanno male”, ha detto. E chissà quanto potrebbe far male la mano a Schlein se davvero la mettesse sul fuoco…
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