Percorso di diagnosi e cura per 800 malati di Parkinson nell’Ulss 1
Al via in provincia un percorso diagnostico terapeutico-assistenziale-integrato tra ospedale e territorio per i malati di Parkinson.
L’Ulss 1 Dolomiti è già a lavoro per definire il percorso che va dalla diagnosi alla presa in carico da parte degli specialisti neurologi, fisioterapisti, logopedisti e terapisti occupazionali. Un percorso che, partendo dalle linee guida regionali, sia adattato alle esigenze territoriali.
Cos’è la malattia di Parkinson
È una patologia neurodegenerativa cronica con decorso lento, ma progressivo verso la disabilità con importanti conseguenze sulla qualità della vita di chi ne è affetto e dei suoi familiari.
Attualmente non esiste un trattamento in grado di arrestare la progressione della malattia e le strategie terapeutiche adottate hanno un’efficacia mirata al controllo dei sintomi. Si tratta comunque di una malattia in aumento: si calcola che nel 2030, visto l’invecchiamento della popolazione, il numero di casi potrebbe aumentare anche del 20-30%.
I numeri
Nell’Azienda Ulss 1 Dolomiti, nel 2022, le persone con la malattia di Parkinson erano 783: 420 maschi e 367 femmine.
«Le caratteristiche geomorfologiche, sociali del territorio, associate alla presenza di una popolazione sempre più anziana e quindi più a rischio di essere colpita da una malattia neurodegenerativa come il Parkinson, rendono indispensabile una rete di servizi per la cura e l’assistenza, una rete ben articolata che possa raggiungere tutti i comuni della provincia», precisano dall’Ulss.
Il percorso
È stato istituito un Tavolo di coordinamento aziendale, che è composto ,oltre che da Franco Ferracci – responsabile aziendale del percorso e il primario della Neurologia di Belluno –, dalla collega della Neurologia di Feltre, dalle direttrici mediche degli ospedali di Belluno e Feltre, dal direttore della Funzione Territoriale, dal primario di Medicina fisica e riabilitazione di Feltre/Lamon, dal primario di Cure palliative, dalla psicologia ospedaliera; da un medico di base per ogni distretto e dalla rappresentante dell’Associazione Bellunesi Parkinsos.
Gli obiettivi
Il percorso terapeutico dovrà essere realizzato entro un anno e dovrà essere condiviso con tutti gli attori della rete coinvolti.
Lo scopo è quello di promuovere le azioni per l’intercettazione tempestiva della persona con Parkinson, per rendere omogeneo il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale del paziente; potenziare la gestione integrata del malato, superando la frammentazione delle cure; addestrare gli attori coinvolti nel progetto, familiarizzandoli con la malattia, le sue complicanze fisiche e cognitive, le terapie mediche moderne, gli interventi attuabili e le modalità da adottare; garantire cure e assistenza appropriate nelle diverse fasi di malattia; identificare un infermiere con funzione di case-manager, che rappresenti un trait d’union tra l’ambulatorio ospedaliero e il territorio per una presa in carico più efficace del paziente e favorisca l’accesso dei pazienti alla rete dei servizi.
«Sarà importante il coordinamento e la condivisione dei servizi tra ospedale e territorio, in un’ottica di multidisciplinarietà, mediante l’applicazione di modelli omogenei ed integrati di cura per garantire continuità ed equità di trattamento», dicono dall’Ulss.