Roberto Saviano in scena a Udine: «Racconto la vita amorosa dei boss criminali»
Il suo primo romanzo Gomorra è stato tradotto in 52 lingue e ha venduto solo in Italia 2.250.000 copie e dieci milioni nel mondo. Dal libro sono stati tratti un film premiato a Cannes e una serie televisiva. Roberto Saviano, scrittore, giornalista e sceneggiatore, lunedì 15 luglio sarà a Udine, in Castello, alle 21 con il recital Appartenere, un viaggio inedito nella vita intima del potere criminale tratto dal suo ultimo libro “Noi due ci apparteniamo” (Fuoriscena).
Perché ha deciso di scrivere un libro che parla del corpo, delle pulsioni e delle regole che lo governano nelle associazioni criminali?
«Perché il potere innanzitutto si esercita sui corpi. Avere il controllo sui corpi degli affiliati, e di chiunque abbia a che fare con le organizzazioni criminali, è un esercizio di potere fondamentale. È dal corpo che tutto parte e ogni potere in fondo aspira a questo, ma nelle democrazie appare davvero difficile rendere questa pratica esplicita. Leggerla attraverso la lente delle organizzazioni criminali, invece, ci consente di creare gli anticorpi necessari per essere cittadini liberi e soprattutto consapevoli».
Cos’è il sesso per le organizzazioni mafiose?
«Una pratica di controllo. Sono le organizzazioni a decidere – o almeno questa sarebbe la pretesa – quando, con chi e in che modo. Ogni pulsione che esuli dal codice viene punita. Quindi anche il sesso diventa arma di ricatto e di asservimento».
C’è posto per un sentimento d’amore vero nelle organizzazioni criminali?
«Assolutamente sì, spesso però l’epilogo, per questi amori, è comunque drammatico. Il matrimonio tra Leoluca Bagarella e Vincenzina, sua moglie, è un matrimonio d’amore. Anche lei discende da una famiglia potente, sanguinaria, i Marchese, ma il loro non è un matrimonio di convenienza, eppure l’amore non li riscatterà. Non riescono ad avere figli e Vincenzina si convince che sia una punizione perché la mafia uccide anche i bambini. Bagarella un giorno torna a casa e la troverà morta, suicida, impiccata. E no, l’amore non ti salva, in questi contesti puoi solo sottrarre il tuo corpo, compiendo magari un gesto estremo».
C’è chi ha mandato all’aria la sua vita da boss per un sentimento?
«Due esempi eclatanti. Il boss Paolo Di Lauro, con una faida in corso a Scampia, va in Russia per inseguire la ragazza di cui è innamorato e Matteo Messina Denaro, braccato dalle polizie di tutto il mondo, teme, più di ogni altra cosa, che per strada possano incontrarsi le due donne a cui ha promesso amore. Ma al di là delle umane debolezze, per essere capo devi sapere che la testa non puoi mai perderla davvero. La criminalità organizzata è in fondo quel che resta dell’aristocrazia, perché boss e affiliati sanno che il matrimonio e la famiglia nulla hanno a che fare con l’amore. Mai sposare una donna che ami, perché l’amore finisce».
Quale storia che ha raccontato l’ha colpita maggiormente?
«Quella fondativa direi. Tutto parte dal primo dialogo tra Falcone e Buscetta che inizia a collaborare con la giustizia. Buscetta elenca a Falcone le regole fondamentali che consentono di poter far parte di Cosa nostra e non si tratta di omicidi o affari. Per poter essere dentro Cosa nostra bisogna essere monogami, non divorziati, non gay e non avere parenti gay. Già basterebbe questo per comprendere fino a che punto il controllo della vita intima di boss e affiliati sia fondamentale per le organizzazioni criminali».
Noi due ci apparteniamo è una frase che sembra uscita da un film romantico ma è stata pronunciata dalla donna di un boss...
«Erano anni che mappavo storie sulle dinamiche di sesso, amore e sentimenti nelle organizzazioni criminali, ma l’arresto di Matteo Messina Denaro mi ha convinto a scriverne perché a lui sono state rivolte queste parole: noi due ci apparteniamo... E, a proposito di semantica criminale, è proprio sul concetto di “appartenenza” che ho voluto richiamare l’attenzione di chi leggerà il libro o verrà a ad ascoltarmi nei miei incontri dal vivo».
Dalla pubblicazione di Gomorra lei vive sotto scorta. A lei cosa manca di più?
«Sarò breve: la libertà».