Wimbledon, papà e mamma Paolini orgogliosi di Jasmine: “Il carattere tosto è di famiglia”
Jacqueline e Ugo Paolini sono i genitori più orgogliosi del mondo. Loro figlia è in questa momento in cima al firmamento tennistico, dopo la finale del Roland Garros a cui ha fatto seguire quella di Wimbledon. I coniugi Paolini hanno raccontato a cuore aperto di loro figlia, rilasciando per La Stampa un’intervista – con spiccato accento lucchese – sulla terrazza di Wimbledon con vista sul Centre Court, che domani ospiterà la finale tra Jasmine Paolini e Barbora Krejčíková.
Mamma Jacqueline è un uragano, papà Ugo più composto ma altrettanto energico. Che cosa si prova a vedere la propria figlia in finale a Wimbledon? “Emozione, tanta. E poi felicità fino a qui… al top. La partita l’abbiamo vissuta punto dopo punto, con il cuore in gola“. Si accoda papà Ugo: “Io ancora non ho realizzato: sono ancora a Parigi. Devo ancora digerire quella finale, poi passerò a Wimbledon. Di sicuro c’è stato il cardiopalma”. La memoria va indietro, ripescando il primo ricordo di Jasmine tennista: “La si portava ai campi solari, si rotolava, si divertiva. Ha trovato le amicizie giuste, ha iniziato ad appassionarsi. Mi piace, mi piace, diceva. E dopo uno cresce. Ora la vedo davvero poco, è sempre in giro. Ma quando arriva da un torneo si va a cena tutti insieme”.
Jacqueline Paolini è nata a Lodz, suo padre è ghanese, sua madre polacca. L’incontro con il marito è arrivato per lavoro: “Io facevo la cameriera, lui aveva un bar. Sono arrivata attraverso un’agenzia, ci si è conosciuti così”. Jasmine dice sempre che avere dentro tante radici aiuta. “Sì, è vero: è come avere dentro tanti colori. Sei più ricco, più aperto. Anche conoscere più lingue è bello, ora Jasmine inizia a parlarne tante“.
Il carattere di Jas è un tratto che contraddistingue la famiglia Paolini:” Sì, ha preso da me, che sono come mi vedete. Ho un carattere tosto, con grinta. Però sono anche di lacrima facile: dopo la partita ho provato a trattenermi, ma quando ho visto che piangeva anche Jasmine non ho resistito” – ha detto la mamma. Il papà annuisce: “Da me forse qualcosa nel fisico. Ma il carattere dalla mamma, perché è un treno, quando vuole arrivare da qualche parte, non si ferma mai”.
Il pubblico qui a Wimbledon ha imparato ad amarla. “Perché Jasmine sorride, e se perde un punto, pazienza, si pensa a quello dopo. Alla gente non piacciono quelle tristi”. Jasmine parla anche polacco. “Sì, un tempo si andava più spesso in Polonia e lì, con mia madre, la zia, i parenti, dovevi parlarlo per forza. Adesso un po’ lo ha perso, ha fatto anche delle interviste in quella lingua, ma un po’ si emoziona. Mi ha telefonato mia madre, dice che anche in Polonia stanno parlando benissimo di lei“.
In Africa Jasmine invece non è mai stata: “No, non è capitato. I miei genitori sono separati, un po’ è anche per questo”. Anche suo figlio – il fratello di Jasmine – gioca a tennis. “William ha 19 anni, se la cava anche bene (è un buon seconda categoria, ndr). Io di tennis capisco poco, mio cognato Adriano invece è pazzo per il tennis, è stato grazie a lui che Jasmine ha iniziato, conosce tutti i giocatori del passato e ancora va in campo“.
La partenza per Londra è stata tempestiva: “Lo abbiamo deciso l’altra sera, come anche per Parigi. Si prende la valigia e si parte, per fortuna l’aeroporto di Pisa è vicino”. A Bagni di Lucca per la finale c’è fermento, forse monteranno uno schermo per seguire la partita anche ‘da casa’. “Non lo so, forse sì, è un paese piccolo: ci si aiuta e ci si conosce tutti. Ma noi da tempo ci siamo trasferiti a Lucca, per gli allenamenti era troppo lungo fare avanti e indietro!“. Come vivrete questa giornata prima della finale? “Be’, in casa, con tranquillità. Anche noi due a studiare la tattica della partita con Renzo (Furlan, il coach di Jasmine, ndr)”.