Riccardo Muti a Lampedusa per ricordare i morti in mare
Il maestro Riccardo Muti, per la XXVIII de “Le vie dell’Amicizia”, ha deciso di dedicare il Ravenna festival al viaggio percorso dai migranti, che carico di speranza, fin troppo spesso purtroppo, si trasformano in tragedia.
Per l’occasione, il direttore d’orchestra, si è recato a Lampedusa, andando a visitare “la Porta d’Europa”, realizzata da Mimmo Paladino e dedicata a tutti i morti in mare: il monumento, che simbolicamente indica l’ingresso in Italia, è rappresentato con un colore giallo sabbioso che, secondo Muti, “sembra quasi venga dall’antico Egitto”.
Queste, di seguito, le parole del Maestro: ”Legni di morte e legni di speranza, che hanno trasportato donne, uomini e bambini in un viaggio che a volte li ha portati in salvo, altre li ha trascinati in fondo al mare. Oggi siamo andati alla Porta d’Europa di Mimmo Paladino, da cui si entra simbolicamente in Italia e in questo continente che è, e deve continuare ad essere, luogo, faro di cultura. I migranti non li dobbiamo solo salvare ma è del dopo che ci dobbiamo preoccupare ed è il mondo intero che se ne deve preoccupare non solo l’Italia.”
Ha poi aggiunto: ”Queste sono affermazioni dal valore politico ma in senso alto, non di partito, parole di una persona che crede nella fratellanza. Preoccupante il fatto che in Europa stia diminuendo l’interesse per la cultura, qui si parla solo di guerre mentre la città di Seul ha venti orchestre e in Cina costruiscono grandi teatri e si comportano come facevano gli antichi romani assorbendo il meglio delle altre civiltà. La musica è un elemento connettivo che va coltivato e rilanciato. L’Europa non deve parlare solo di mozzarelle ma deve investire in cultura.”
Riferendosi poi al concerto, ha commentato: “Sono tantissimi gli elementi simbolici in questo concerto, tutti complementari, evocativi. Per questo per me è uno dei viaggi dell’Amicizia più importanti, più significativi da quella prima volta, nel 1997, a Sarajevo. Poi l’altro che mi è rimasto nel cuore è stato quello ad Erevan ed Istanbul, con lo scambio tra gli artisti, era la prima volta che accadeva una cosa simile. Questo concerto vuole essere un omaggio a tutta l’isola e alla sua gente, nella sua grande generosità”.
E proprio ieri sera, per il concerto tenutosi nel Teatro naturale della cava di Lampedusa, Muti ha diretto lo “Stabat Mater” che Giovanni Sollima ha composto sui versi di FIlippo Arriva in siciliano antico.
All’esecuzione i musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, con strumenti realizzati con gli assi dei barconi, assieme al Coro della Cattedrale di Siena Guido Chigi Saracini, preparato da Lorenzo Donati, e a Nicolò Balducci (controtenore), Lina Gervasi (al theremin, ma bloccata dall’umidità che ha bagnato strumenti e spettatori, oltre a Giovanni Sollima col suo assolo di violoncello.
Lo stesso Maestro Riccardo Muti, ha chiosato dicendo che lo Stabat Mater “dovrebbe diventare un pezzo di repertorio”.
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