Wimbledon, Djokovic: “Non la mia migliore partita, ho giocato meglio contro Rune”
La leggenda di Belgrado non smette di stupire gli appassionati. Dopo aver subito un intervento al ginocchio un paio di settimane fa, con parecchi dubbi circa la sua partecipazione a Wimbledon, il serbo giunge in finale mantenendo un livello altissimo per tutto il torneo, remando contro ogni pronostico. Musetti ha potuto far ben poco contro Nole in versione metronomo, e domenica il serbo avrà l’occasione di riprendersi il trono, dopo la finale persa nello scorso anno contro Carlos Alcaraz. Ecco le parole di Djokovic in conferenza stampa:
D. Novak, decima finale a Wimbledon. Come ci si sente?
Novak Djokovic: “In un certo senso è surreale, perché è stato sempre il torneo preferito della mia infanzia. Mi ricordo anche di non dare nulla per scontato, soprattutto quando si gioca la finale del più importante torneo di tennis. Quando sono arrivato, prima del torneo, non ero sicuro fino a tre o quattro giorni prima del torneo di partecipare. Ho fatto uno sforzo supplementare per recuperare il più rapidamente possibile proprio perché si tratta di Wimbledon. Sono molto felice di essere arrivato in finale perché non pensavo, soprattutto nei primi due incontri, all’eventuale match per il titolo. Pensavo solo a muovermi bene, a non farmi male. nel terzo e soprattutto nel quarto round. Ho pensato, sto giocando quasi al meglio e posso avere una chance per il titolo”
D. Molti di hanno pensato che tu fossi matto e un po’ avventato un paio di settimane fa, quando ti sei imbarcato in questa impresa. Ti da soddisfazione dimostrare che le persone si sbagliano?
Novak Djokovic: “Non proprio. Non voglio dimostrare che la gente si sbaglia. Ero davvero concentrato sul tentativo di conquistare Wimbledon quest’anno. Una volta iniziata la riabilitazione, ho seguito ogni singolo giorno tutto quello che mi avevano detto di fare. Ho fatto anche di più, credo, per cercare di fare uno sforzo per il ritorno a Wimbledon. Loro ne erano consapevoli. Sì, insomma, capisco perché la gente pensava che fosse prematuro, forse avventato, come dici tu. Non credo che lo fosse, ad essere onesti”
Ubaldo Scanagatta. Musetti ha appena detto che delle sette partite che ha giocato con tei, questa è stata di gran lunga la migliore per lui e per te. Vorrei sapere se sei d’accordo e se pensi che, se avesse giocato con qualcun altro avrebbe probabilmente battuto il 90% degli altri giocatori.
Novak Djokovic: “Non posso parlare di come si sentiva in campo o di come stava giocando. Lui ovviamente lo sa bene. Non credo di aver giocato il mio miglior tennis, ad essere sincero. Ad essere sincero, direi che ho giocato meglio che contro Rune. Mi sentivo meglio in campo. Anche in questo caso, la partita era diversa. Si trattava di Musetti, che era in buona forma, aveva giocato le finali del Queen’s e ora le semifinali, e non aveva nulla da perdere. È un giocatore scomodo contro cui giocare perché ha il suo slice, il suo slice difensivo. I suoi colpi in drop. È in grado di servire e di fare la volée. È così abile nel suo tennis. Ha un gioco a tutto tondo. Può giocare qualsiasi colpo. È così talentuoso. In un certo senso non sai cosa aspettarti”
D. Cosa significherebbe per te eguagliare il record di Roger Federer e vincere otto Wimbledon?
Novak Djokovic: “Ovviamente so che Roger ha vinto otto Wimbledon. Io ne ho sette. La storia è in gioco. Inoltre, anche il 25° potenziale Grand Slam. Certo, è una grande motivazione, ma allo stesso tempo è anche una grande pressione e un sacco di aspettative”
D. Ti sei allenato con Kyrgios. Puoi dirci a che punto è? Cosa possiamo aspettarci sa lui quando migliorerà?
Novak Djokovic: “Posso dirvi che qualche giorno fa, quando ci siamo allenati ha colpito un ottimo servizio e ha detto: “Beh, potrei tornare agli US Open”. Quindi non so se stesse scherzando o meno. Ma lasciatemi dire che sta colpendo la palla come mai prima d’ora. ha aumentato il carico, l’intensità e la velocità. Non sta andando al massimo del ritmo o del servizio, ma ci si sta avvicinando. Credo che il ritorno sia vicino, ma è difficile da dire davvero, perché una cosa è esercitarsi per un’ora o due, ma è completamente diverso quando sei là fuori nel tour a giocare in un torneo dove devi tornare ogni singolo giorno magari per quattro, cinque, sei giorni di fila”