Tabaccaio picchiato e legato all’apertura del negozio, la svolta nel Dna su un guanto: ecco chi sono i tre sospettati
FONTANAFREDDA. Gli inquirenti hanno chiuso il cerchio sui presunti autori della rapina nella tabaccheria in via Carducci a Fontanafredda avvenuta il 13 maggio di due anni fa. Il titolare Claudio Turchet era stato assalito da tre uomini, picchiato e legato, quindi derubato, intorno alle 6.50, poco dopo aver aperto la serranda.
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La procura ha chiuso le indagini preliminari nei confronti di Ionut Zootinca, 48 anni, di Fontanafredda, difeso dall’avvocato Laura Ferretti, Antonio De Mitri, 27 anni, di Veglie, d’ufficio con l’avvocato Francesco Fortunato e Leonardo Pasquale Chetta, 22 anni di Squinzano, assistito dall’avvocato Andrea Capone.
Il pm Federico Baldo contesta al trio di aver preso parte materialmente alla rapina, in ruoli da definire e di aver procurato lesioni personali al tabaccaio con 20 giorni di prognosi.
Ad altri due giovani, le cui posizioni sono state stralciate, è stato attribuito il ruolo di fiancheggiatori. Davide Sarubbo, 38 anni, calciatore, ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione e 192 euro di multa, pena sospesa. La procura ritiene che abbia dato un passaggio a De Mitri e a Chetta, residenti in provincia di Lecce, all’aeroporto di Venezia, dopo averli attesi davanti al bar Belvedere.
Ecco la ricostruzione del pm della rapina. Uno dei tre fra Zootinca, De Mitri e Chetta ha raggiunto Turchet nel retro. Il tabaccaio stava riponendo il bidone della carta. Il malvivente, travisato, gli ha mostrato un coltello da cucina, proferendo «Soldi». Turchet ha cominciato a gridare, chiedendo aiuto ed è stato spinto con violenza a terra. L’uomo gli ha tappato la bocca con straccio e nastro adesivo, lo ha legato con il nastro adesivo, colpendolo con calci e pugni e intimandogli di stare zitto. Gli altri due soggetti hanno rubato vari documenti di identità, duemila euro in contati, una carta di debito, pacchetti di sigarette. Quindi il trio si è dileguato.
I carabinieri – sul posto sono intervenuti i militari del Norm di Sacile e del nucleo investigativo di Pordenone –hanno raccolto un frammento di guanto sulla scena del crimine. Il dna è stato ricondotto a Zootinca (al quale è peraltro contestata una recidiva aggravata specifica e reiterata).