Fugatti diffida il Consorzio Brenta: «Stop a progettazioni sul Vanoi»
«Per far sapere al Veneto che il Trentino non vuole la diga non basta prendere il telefono e dirlo al presidente Zaia. Servono atti ufficiali». Così una settimana fa le minoranze in consiglio provinciale invitavano la giunta ad esprimersi in modo netto contro l’imponente opera che il Consorzio di bonifica Brenta (uno dei 10 consorzi della Regione Veneto, incaricato dal Ministero dell’Agricoltura) sta progettando.
La mossa del presidente della Provincia Maurizio Fugatti non si è fatta attendere: ha firmato una nota per diffidare il Consorzio a proseguire la progettazione sul torrente Vanoi. E si dice pronto a passare alle vie legali se non ci saranno passi indietro da parte dei promotori dell’iniziativa. Una diffida dunque «dal compiere – si legge nell’atto – ulteriori attività volte alla progettazione e realizzazione di opere che interessino il territorio della Provincia autonoma di Trento in violazione delle disposizioni normative e degli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti».
L’intervento è stato annunciato ieri in occasione della conferenza stampa post seduta di giunta svolta a Strembo, e segue la presentazione da parte del Consorzio con sede a Cittadella di uno “Studio di fattibilità delle alternative progettuali”, avvenuto nei giorni scorsi. La diffida è stata inviata, per conoscenza, anche al Ministero dell’agricoltura e alla Regione Veneto.
Un atto che segue quello del consiglio provinciale, che a febbraio ha approvato all’unanimità la mozione con cui è stata espressa la contrarietà alla costruzione della diga.
«Si tratta di un atto con cui avvaloriamo la nostra posizione di contrarietà all’opera per questioni di sicurezza e per ragioni ambientali e tecnico-giuridico», ha detto l’assessora all’ambiente Giulia Zanotelli. Nella nota si sottolineano inoltre «le prerogative della Provincia di Trento sui processi di pianificazione di opere di questo tipo» .
A inizio mese il Consorzio ha inviato una lettera a tutti i possibili portatori di interesse (Comuni, Province, Regioni) per comunicare l’avvio delle procedure per il dibattito pubblico – obbligatorie per questo tipo di progetto – con allegato il Documento di fattibilità delle alternative progettuali. Ha dato due settimane di tempo (scadranno a metà della prossima) per comunicare l’eventuale interesse a partecipare al dibattito.
Una risposta si attende dai comuni della Comunità di Primiero, che nei prossimi rispettivi consigli comunali dovrebbero esprimersi ufficialmente in merito alla questione. C’è attesa in primis per il Comune di Canal San Bovo, sul territorio del quale (assieme a Cinte Tesino) ricadrebbe gran parte del bacino d’acqua della diga il cui muro sarebbe eretto, secondo l’ipotesi più probabile, sul suolo di Lamon. Il sindaco Bortolo Rattin attendeva di studiare le carte per dare la posizione ufficiale del suo Comune. Solo il consiglio comunale di San Martino di Castrozza (ma in modo ufficioso, e non all’unanimità) si è detto contrario l’opera.
Continuano a manifestare contrarietà le persone riunite all’interno del Comitato di difesa delle acque del Vanoi, che ha annunciato una raccolta firma contro l’opera. I timori di chi non vuole la diga? Le rilevanti criticità sotto l’aspetto ambientale e paesaggistico (si tratterebbe di intervenire in una valle selvaggia e rilevante dal punto di vista di flora e fauna), geologico (il grado di pericolosità lungo le sponde della val Cortella è massimo), idraulico (c’è il timore di un “Vajont bis”) ed energetico, oltre alle conseguenze sul clima locale, con l’aumento dell’umidità, e l’aumento delle precipitazioni. —
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