Padova all’esame dei suoi turisti: «Pochi cartelli, Qrcode e nessuno parla inglese»

Dal Sudafrica alla Germania i turisti raccontano tutto quello che non va della Padova da visitare: «Bella, ma servono indicazioni»

“What’s missing in Padua”: non è il titolo di un film, ma le mancanze che i turisti segnalano in quel di Padova, una città bella, in espansione costante, visto il 12 per cento in più di visitatori che hanno deciso quest’anno di calcare le vie dell’Urbs Picta.

Problemi di segnaletica e informazioni

Remo, 25 anni, giunto in città dalla Germania, sostiene l’assenza di cartelli informativi: «Sono decisamente scarsi, sono arrivato dalla stazione dei treni e non ho trovato cartelli che indicassero la posizione. Mancano i Qr code da scansionare per decidere un eventuale itinerario, ormai tutti abbiamo lo smartphone. Sarebbe meglio che Padova fosse disseminata di indicazioni anche luminose per aiutare chi arriva di notte. Si fa fatica a esempio a capire che si è in centro».

Servizi per famiglie e bambini

Opinioni simili anche per Lucia, una giovane mamma moldava di 28 anni: «Mancano i Qr scansionabili, luoghi per i più piccoli o dove una mamma possa allattare i figli. Non si afferra bene dove sia il cuore della città e dove siano i siti più importanti».

Informazioni e connessione internet

Juli, una giovane taiwanese di 23 anni, sostiene: «Non avevamo percepito la centralità del nostro hotel. Dobbiamo dire che l’assenza di Info Point nel territorio, di cartelli e mappe, rende difficile la “navigazione della città”, devi sempre avere in mano il telefono e googlare».

Lidja, 22 anni, aggiunge: «Mancano informazioni chiare sul wi-fi, un sito unico organizzato con aperture e chiusure sia dei luoghi da visitare che del settore horeca. La città è bellissima e merita di essere conosciuta».

Lingua e accessibilità

Rosi, 70 anni tedesca, racconta: «Padova è pulita, friendly, i cittadini gentili, ma nessuno parla inglese e le informazioni sono carenti; anche noi amiche che siamo in là con gli anni siamo in grado di scansionare un Qr code ma non ce ne sono, peccato, tutto sarebbe più semplice».

Pamela da Monaco aggiunge: «Non c’è un sito dove siano indicate le corse dei mezzi pubblici e dei treni, sarebbe bello trovarne uno integrato aggiornato anche in tempo reale per evitare, com’è accaduto, scioperi dei quali noi non sapevamo nulla. Penso che la pecca di una città così bella stia proprio nella poca informazione e organizzazione su internet: servirebbe un sito chiaro e unico per tutto».

Verde urbano e estetica

Corina, 28 anni, in vacanza con l’amica Gianina da Chisinau, suggerisce: «Le strade principali dovrebbero avere più verde, magari si potrebbero mettere dei vasi grandi almeno in estate con degli arbusti, sarebbe bello poter passeggiare e vedere qualche fiore in più o piccoli alberi».

Trasporti pubblici e biglietteria

Lucia e Nicco, marito e moglie italiani di ritorno, raccontano: «Abbiamo preso il tram, interessante, ma non si capiva se potevamo o no fare il biglietto a bordo. Sul web zero informazioni coordinate sui diversi mezzi utilizzabili. Tutto risulta complesso e non armonizzato. Ci piacerebbe visitare anche il comparto termale o qualche altra area, ma non ci sono indicazioni e collegamenti che ti invoglino a spostarti».

Accesso ai siti culturali

Mary, Louise, Pier e Hanna, sudafricani, raccontano: «Abbiamo perso un sacco di tempo per cercare l’accesso alla Cappella degli Scrovegni, non era così chiaro dove andare. C’è confusione sull’accesso ai siti, alcuni musei sono chiusi altri aperti, ci vorrebbe più sinergia perché una città turistica deve poter offrire l’accessibilità ai luoghi culturali tutti i giorni».

Problemi di accesso alla Cappella degli Scrovegni

Il problema dell’accesso alla Cappella degli Scrovegni viene confermato dai due vigilanti in azione ai Giardini dell’Arena: «Devono fare un ingresso anche da qui, ogni giorno tantissime persone passano per il sentiero del parco convinti di poter entrare, perché purtroppo dal giardino si vede la costruzione e noi li dobbiamo mandare indietro, ci prendiamo un sacco di parole».