La sai l’ultima? Montezemolo diventa un docufilm
Il film di chiamerà Seeing Red. Un bel titolo in inglese, del resto, è quello che ci vuole per chi ci ha sempre preso per i fondelli con l’italianità, come per l’appunto Montezemolo. Che non a caso fu tra gli inventori di Italo, il treno che fece dell’orgoglio tricolore una bandiera, al punto da essere venduto agli americani. Ed è stato l’artefice di Italia Futura, formazione politica che aveva a tal cuore il futuro dell’Italia da regalarle Mario Monti (che è un po’ come avere a cuore il futuro dei bambini regalando loro Erode). Anche l’esperienza di Luchino a capo dell’Alitalia, punta di diamante della cordata che doveva salvare l’italianissima compagnia di bandiera, non è finita benissimo: perdite record (60 milioni di euro al mese), spese pazze, contestazioni giudiziarie. E un conto salato, a carico della collettività, per i banchetti alla Casina Valadier. Forse non il modo migliore per salvare l’Italia. Ma di sicuro il modo migliore per salvare il palato. E lo stile.
Del resto allo stile Luca Cordero di Montezemolo non ha mai saputo rinunciare. Anche in quella storia delle mazzette, per dire, lui era ancora giovane, ma già stiloso. Altri si sarebbero fatti pagare (due tranche: una da 30 milioni e una da 50 milioni di vecchie lire) in una classica busta di carta o di plastica. Lui no: ha voluto i soldi dentro un libro vuoto. Libro vuoto, tasca piena. Voi capite la classe? E poi mica era un libro qualunque, macché: un libro di Enzo Biagi, monumento al giornalismo. «L’ho scoperto e l’ho licenziato in tronco», raccontò anni dopo Cesare Romiti. Ma anche il licenziamento fu accolto da Luca Cordero di Montezemolo con un certo stile, tanto che anni dopo, da presidente di Confindustria, ha cominciato a «porre l’accento sull’etica», chiedendo «più etica nell’economia», sognando un «Paese con una forte etica» e assicurando che «solo l’etica può far ripartire l’Italia». Tutte frasi assolutamente stilose, oltre che condivisibili, anche se resta un dubbio: tutta quest’etica ci potrà mai stare dentro un libro vuoto di Enzo Biagi?
Al liceo lo chiamavano «Spigolo» per quanto era ossuto. Poi, però, è diventato morbido come i suoi capelli che gli sono valsi l’altro celebre soprannome «Libera&Bella». Susanna Agnelli preferiva chiamarlo «Montezuma», ma di maledizioni nella sua vita non se ne sono viste. Anzi, solo donne bellissime e motori fiammanti, i successi della Ferrari e i salotti internazionali, gli amici Vip, il ciuffo, il bel mondo, Edwige Fenech e gli yacht. Tutto quello, insomma, che serve per fare un docufilm molto pop. A patto di trascurare alcune pagine non altrettanto felici: oltre ad Alitalia e al libro di Biagi di cui si è detto, il flop di Rcs video, quello della sua Juventus, la condanna per abusi della villa di Anacapri e la truffa subita da due broker svizzeri cui ha dovuto chiedere un risarcimento da 50 milioni di euro. Fatti piuttosto fastidiosi, si capisce. Ma che spariscono, di fronte all’illuminata figura che distribuisce Acqua di Parma e chiacchiera a Bologna con Prodi e Parisi.
Naturalmente noi non vediamo l’ora di gustarci questo nuovo capolavoro della filmografia mondiale. Siamo sicuri che la vita di Montezemolo segnerà un momento indimenticabile della storia del cinema. Un po’ come hanno già fatto i film dedicati alla vita di Achille Lauro, di Tiziano Ferro, di Richard Benson e di Mahmood. Perché, diciamocela, è ora di finirla con questi documentari sulla vita di personaggi di grandissimo livello: tutti capaci di fare un film su Elvis Presley o Freddie Mercury, su Fabrizio De André o Raffaella Carrà, tanto più che sono pure morti e un po’ di celebrazione è inevitabile.