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2024

Montalto Dora, gli alberi piegati dal forte vento crollano sulle palafitte: sito chiuso fino a settembre

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MONTALTO DORA. Chiuso per nubifragio. Così potrebbe recitare un cartello per segnalare ai visitatori la temporanea chiusura, fino al prossimo settembre, delle visite nel Parco archeologico del lago Pistono sulla collina di Montalto Dora, in regione Vauda.

Le intense precipitazioni di questi giorni hanno causato danni alle palafitte che raccontano come si svolgeva la vita di un insediamento di pescatori in epoca neolitica, 6.500 anni fa. Alcuni alberi per il forte vento si sono abbattuti sul tetto realizzato con canne di bambù e terriccio delle tre strutture che in pratica andranno rifatte.

«La spesa non l’abbiamo ancora quantificata – spiega il sindaco Renzo Galletto – ma con ogni probabilità sarà ingente, trattandosi di materiali speciali. Abbiamo già provveduto invece alla pulizia dell’area e allo sgombero degli alberi caduti». La riapertura al pubblico ed alle scolaresche è prevista per domenica 1° settembre con una serie di nuove attività che verranno rese note nei prossimi giorni.

Prima della sospensione l’attività comprendeva una visita guidata con un archeologo nello spazio espositivo allestito nel palazzo del Comune, per proseguire con una passeggiata (25 minuti circa) lungo la strada delle vigne e raggiungere le ricostruzioni open air sulle rive del lago Pistono. Sono sospese anche le visite dei centri estivi. Il parco archeologico del lago Pistono aveva riaperto lo scorso aprile, dopo la pausa invernale. Il Comune, precedentemente, l’aveva realizzato in due step con un investimento complessivo di circa 200mila euro.

Si tratta di una fedele ricostruzione di un insediamento umano, risalente a circa 6.500 anni fa, in piena era neolitica.

Una vera e propria narrazione del modo di vivere, di un piccolo insediamento di circa 50 – 70 individui dediti alla sfruttamento della pietra verde dalla quale ricavavano strumenti da taglio, e all’allevamento di animali. Comprende una palafitta, un recinto per la custodia degli animali e due manufatti in cui venivano conservati gli attrezzi utilizzati per la pesca e per la caccia. Questi ultimi erano stati realizzati dalla ditta Bottega Pitti di Borgofranco d’Ivrea, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ai beni archeologi del Piemonte. Così come era avvenuto per la palafitta.

Utili per completare la narrazione sono poi i pannelli esplicativi collocati lungo i sentieri delle terre ballerine e nell’area del villaggio. La palafitta in paglia, argilla, legno di castagno e nocciolo e cannucciato per il tetto, non è più visibile all’interno, in cui si trovano i pochi elementi di arredo di quegli anni lontani per questioni di sicurezza. Lo spazio espositivo si trova invece nel municipio ed era stato inaugurato nel 2012: documenta la Preistoria dei laghi inframorenici di Ivrea dal Neolitico all’Età dei metalli.

Cultura e stile di vita di questi primi abitanti di una terra tra montagne e acque sono raccontati attraverso reperti archeologici di notevole rilevanza scientifica. L’esposizione si sviluppa per nuclei tematici corrispondenti a vetrine e pannelli esplicativi attraverso i quali è possibile apprendere come e di cosa vivevano gli uomini del Neolitico, e in quale modo il progresso culturale influenzò la loro quotidianità. Lydia Massia




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