Volodymyr Zelensky: la guerra dei passi falsi
Muoiono inghiottiti nel buio della notte e del silenzio. Rinunciano a urlare, persino a implorare aiuto mentre la corrente li trascina via. Galleggiano nel fiume storditi dal freddo e, talvolta, si incastrano tra le rocce vicino alle sponde dove le pattuglie li ritroveranno l’indomani. Sono decine gli uomini che, ogni giorno, provano a guadare il Tysa, il corso d’acqua che separa l’Ucraina dalla Romania, a centinaia di chilometri dal fronte. Tanti non ce la fanno. I più fortunati vincono alla lotteria di una dea bendata che, a queste latitudini, imbraccia un fucile mitragliatore e spara nel mucchio. Scappano per non arruolarsi nell’esercito di Volodymyr Zelensky. Preferiscono annegare piuttosto che marciare. A fine giugno sono stati trovati i cadaveri di 22 fuggiaschi lungo le rive del «fiume della morte». «Sono almeno seimila i cittadini che si sono sottratti agli obblighi della leva lungo questa rotta», dicono dallo Stato maggiore di Kiev. Ma, conoscendo le bugie che si raccontano in tempo di guerra, forse sono almeno il doppio, forse il triplo.
Chi può, prova a smaterializzarsi lungo valichi del contrabbando di sigarette. Ci sono oltre 60 bande che offrono il servizio di espatrio: i costi variano da duemila a 10 mila dollari a testa. Gli sherpa sono quasi tutti rom: zero chiacchiere e fedeltà assoluta. Il mercato dei documenti contraffatti è esploso. E a lavorarci sono soprattutto i tanto odiati russi che hanno tutto l’interesse a fare affari, vendendo falsi passaporti, e a svuotare i battaglioni nemici. «Non mi voglio far ammazzare come un cane», ripetono i giovani che ancora non indossano una divisa. Da quando il Parlamento ha abbassato da 27 a 25 anni l’età per il reclutamento, molti si sono inabissati. Vivono barricati in casa per sfuggire alle retate degli ufficiali dell’Esercito che rastrellano le città alla ricerca di «volontari» per il fronte. Le palestre e i luoghi di ritrovo si sono spopolati. Molti si muovono in taxi per evitare i posti di blocco. I più coraggiosi sono andati a vivere in montagna in casupole abbandonate o si sono trasferiti nelle estreme periferie dove piovono i razzi di Mosca.
All’uscita dalla metro, dei negozi, delle fermate del bus, dei centri commerciali ci sono i militari addetti alla verifica dei documenti. Quelli «abili e arruolabili» finiscono, entro poche ore, nei distretti di formazione. «Non si può fare un passo senza essere controllati» dice al nostro settimanale un uomo di 48 anni ricercato dal Cremlino per una maxi bancarotta e illusosi anni fa di riparare in Ucraina. «Forse, a questo punto, era meglio la galera». Su Telegram sono nati canali clandestini per monitorare i movimenti degli ufficiali di leva come Uzhhorod Radar oppure Kyiv Weather, che conta 200 mila iscritti. Quando sono in giro i «mastini», l’app lancia l’allarme: «Occhio che piove». Se invece i controlli sono sporadici, si può uscire: ma «attenzione che è nuvoloso». Col sole, via libera. E buona fortuna.
Zelensky è senza soldati, ma questo la propaganda non può dirlo. In alcune aree del conflitto, i russi superano di sette volte gli ucraini. Per far tornare i conti, sono stati liberati pure i galeotti dalle prigioni e gli è stato infilato un Ak47 sotto il braccio. «Combattete per la libertà del nostro Paese e riconquisterete la vostra», è la promessa. A beneficiare dell’amnistia dovrebbero essere circa ventimila pregiudicati. Ma quanti realmente accetteranno il rischio? Le stime ufficiali parlano di 31 mila soldati ucraini trucidati su un totale di un milione di reclute. Gli analisti Usa però sospettano che i caduti siano almeno 70 mila o, addirittura, 150 mila. Troppi. Il presidente ucraino ha rimosso Yurii Sodol dalla carica di comandante delle Forze congiunte delle Forze armate dopo che Bohdan Krotevych, il capo della brigata Azov, lo ha accusato di «uccidere più soldati ucraini di qualsiasi generale russo». Per avanzare di un chilometro vengono mandati al massacro interi contingenti.
Le armi che l’Occidente invia insieme a soldi e aiuti umanitari non bastano. «Il miglior carro armato del mondo è inutile se manca la mano che lo guida», commenta un giovane volontario con Panorama. Pavel arriva dall’Afghanistan. «L’addestramento è scarso. Dopo un po’ vieni mandato al fronte. E lì ti mangiano». La guerra sta annientando un’intera generazione. Il gruppo anagrafico 25-26 anni è composto da oltre 470 mila unità. Prosciugato questo, l’Ucraina sarà popolata solo da ultra sessantenni, gli unici esclusi dalla coscrizione obbligatoria, perché le donne e i bambini si sono già trasferiti in Europa.
Zelensky insiste per l’adesione alla Nato e all’Ue nascondendo i guai come la polvere sotto il tappeto. La corruzione dilaga. Dopo il siluramento del ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, sono stati licenziati i sei suoi viceministri, accusati di cattiva gestione degli appalti. Cacciato anche il segretario di Stato. Un direttore di dipartimento è finito in manette per aver gonfiato del 30 per cento i prezzi dei proiettili guadagnando oltre 40 milioni di dollari. Due funzionari e il dirigente dell’ufficio gare sono stati arrestati per mazzette sull’acquisto di uova. Rimossi i 24 capi degli uffici regionali addetti al reclutamento per tangenti sulle esenzioni per la leva. Un viceministro dell’Economia è sotto processo per appropriazione indebita. E ancora: il capo della Corte suprema è finito in cella per aver accettato 2,7 milioni per pilotare una sentenza. Un alto militare, grazie agli intrallazzi sulle forniture, si è comprato una Ferrari e una super villa e altri immobili nella zona costiera più chic della Spagna. Quando a Kiev se ne sono accorti, l’hanno degradato e mandato in trincea. In un video diffuso dalla polizia, gli agenti anti corruzione perquisiscono il divano di un dipendente governativo e tirano fuori buste di contanti. L’equivalente ucraino dei lingotti d’oro nel celebre puff della casa del Duilio Poggiolini, il direttore generale del servizio farmaceutico nazionale nella Mani pulite degli anni Novanta.
Tutto il mondo è Paese. I soldi sono il vero inno nazionale. In due anni, sono stati aperti 651 processi per alto tradimento. Nessuno può parlarne o scriverne, tuttavia. La morsa del democratico Volodymyr sulla stampa piacerebbe a Stalin o Mao. I media non possono intervistare gli oppositori di Zelensky o dare informazioni sull’andamento (disastroso) del conflitto. I giornalisti che esprimono un dubbio sono mandati al confine.