Alla Biennale di Lucca l’armatura di carta di Michela Alesi, paper artist pavese
PAVIA. Una piccola forbice da ricamo e migliaia di pagine di riviste patinate. Poi Michela Alesi ci mette la sua creatività. Incastra microritagli dando vita a collages analogici: da lontano sembrano fotografie, da molto vicino si possono scorgere i piccolissimi tasselli che formano enigmatici volti femminili dagli occhi penetranti, animali, oggetti preziosi. L’ultimo lavoro si intitola Armatura e gli ha aperto le porte di Lubica, Lucca Biennale Cartasia, una manifestazione di livello internazionale esclusivamente dedicata agli artisti che utilizzano la carta come materiale del proprio lavoro.
Artista e artigiana
Michela Alesi è nata nel 1974 a Pavia, dove è tornata a vivere con marito e figlia – che non a caso ha chiamato Artemisia – dopo una lunga parentesi milanese in cui ha lavorato in campo artistico e giornalistico, scrivendo di spettacolo, moda e design per riviste di settore. Da qualche anno condivide con il marito interior designer uno studio-atelier in corso Garibaldi 56 a Pavia. Sbirciando attraverso la vetrina la si può vedere al lavoro, mentre ritaglia, incolla, incastra minuscoli pezzi di carta. Nel marzo scorso, nello spazio Discover di piazza della Vittoria, ha tenuto la prima personale che le ha permesso di farsi conoscere anche nella sua città.
Le donne guerriere
«La mostra pavese, curata da Francesca Porreca, si intitolava Anime di carta e avevo esposto le mie New women warriors, le nuove donne guerriere, corazzate per far fronte alle avversità che, di questi tempi, purtroppo sono tante – spiega la paper artist che prima di dedicarsi totalmente all’arte si era laureata in Storia e critica del teatro all’Università di Pavia frequentando poi altri territori professionali – . Per il concorso di Lubica ho pensato di uscire dalla mia comfort zone, ovvero collage su cartoncino, e di realizzare un’installazione nuova: un’armatura di carta modellata con la tecnica del moulage, l’abito scolpito sul corpo, come facevano le sarte che non usavano il cartamodello. Io ho lavorato su un manichino realizzato su misura per me da una ditta di Opera che poi gentilmente, saputo del progetto, me l’ha regalato. E l’idea è piaciuta alla giuria di Lucca».
L’armatura ha una forte valenza simbolica: «Mi sono immaginata un futuro apocalittico, influenzata dalla mia passione per il cinema cyber punk – spiega Alesi – . Sul retro della corazza ho messo un orologio per invitare a una riflessione sullo scorrere incalzante del tempo che scandisce le nostre giornate. E , spesso, invece di vivere finiamo per sopravvivere. Mi è parso attinente al tema della Biennale che è Qui, ora, domani». La sua installazione, come i lavori di molti altri artist paper internazionali, rimarrà esposta fino al 29 settembre a palazzo Guinigi a Lucca, un hub crearivo sempre aperto. Il materiale che Michela Alesi utilizza è volutamente riciclato. «L’attenzione all’ambiente è un tema a cui presto molta attenzione – dice – Prestiamo ancora poca attenzione alla natura e agli animali, pensando di essere padroni del mondo e non semplici inquilini». —