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Июль
2024

Il caro prezzi in Croazia finisce nel mirino di austriaci e tedeschi. Ma Zagabria non ci sta

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ZAGABRIA «Cara Croazia». Non è l’incipit di una missiva immaginaria vergata da qualcuno che conta i giorni che lo separano dalle vacanze sulla costa adriatica, bensì la via per riassumere un caso che sta facendo molto discutere il Paese. Paese che, appunto, starebbe diventando anno dopo anno troppo caro per i turisti, considerati dal comparto ricettivo e dai ristoratori solo come vacche da mungere: una lettura questa duramente contrastata, tuttavia, dalle autorità di Zagabria.

Il caso è stato aperto in questi giorni da svariati giornali popolari in Germania, Austria e da media in Slovenia, non per niente tre fra i Paesi dai quali ogni anno si parte in massa verso le coste croate.

Media che, quest’anno, non hanno solo celebrato il mare e lodato l’ospitalità croata, ma hanno anche denunciato aumenti di prezzo che starebbero facendo cambiare idea sulla mèta per le vacanze a molti stranieri.

Ad aprire le danze è stato l’austriaco Heute, che ha tra le altre cose raccontato la disavventura di una turista austriaca che avrebbe pagato un caffè ben cinque euro e un macchiato sei ad Abbazia.

Prezzi «vergognosi», ha stigmatizzato Heute, ricordando che «la regola in Italia è quella di un espresso a un euro o poco più, ma ciò non vale in Croazia».

A rincarare la dose, il giornale ha lanciato un sondaggio: il 42% dei lettori ha assicurato di non aver mai pagato così tanto una tazzina. E il 30% si sarebbe rifiutato di pagare, se gli fosse capitato. Sarebbe invece andata ben peggio a un altro austriaco, che per una cenetta a due ha sborsato 148 euro a Lussino, «incredibilmente caro» il conto, ha deplorato.

Echi simili si sono avuti anche sui media tedeschi, dove sono comparse denunce sul caroprezzi in Croazia del tipo «36 euro per tre spritz, neanche a Monaco di Baviera» o «20 euro per un chilo di fichi».

Per andare in vacanza, affittare un appartamento, mangiare, ombrellone e trasporti «bisogna spendere di più» rispetto al passato, ha fatto eco il portale Nachrichten, mettendo però nel mirino non solo la costa croata, ma anche altre mete «amate dagli austriaci», come «Bibione, Grado e Jesolo».

A far scalpore, in Germania, anche il listino prezzi di un ristorante a Supetar, sull’isola di Brac, dove un’insalata di tonno costa 10 euro, 18 gli spaghetti ai frutti di mare, 18 un pesce fresco, 24 una bistecchina.

«Si legge sempre di trappole per turisti, benvenuti a Supetar», il commento dell’autore del post. Ciliegina sulla torta, se così si può dire, un servizio della slovena Pop Tv, che ha citato un influencer bosniaco che ha strapagato un gelato sempre in Croazia, scatenando una tempesta di like e critiche sul web.

E ha raccontato di una “palacinka” a 5 euro, servita su un piatto di plastica, o di 30-35 euro per un ombrellone. Ma anche citato Destatis, l’equivalente tedesco dell’Istat, che ha calcolato in un 48% il risparmio per un tedesco che pernotta o cena fuori in Turchia rispetto ai prezzi correnti in Germania.

La percentuale si riduce al 26% in Spagna e al 23% in Grecia, mentre in Croazia è “solo” -18% rispetto a Berlino e Monaco.

Ma si tratta di accuse vere? Non la pensa così il ministro croato del Turismo, Tonci Glavina, che ha evocato addirittura l’ipotesi di un “attacco” coordinato contro la Croazia per mettere in difficoltà il suo fondamentale comparto turistico. «Ogni anno, ogni Paese cerca di motivare i suoi cittadini a rimanere in patria o di attrarre turisti da Paesi con i quali è in competizione», ha spiegato, sottolineando che si usano spesso anche mezzucci: come «i pescecani, le alghe», o appunto «i prezzi».

Prezzi che, in Croazia, sarebbero appunto del tutto competitivi e onesti, ha suggerito. Ma il problema sarebbe, di fatto, un’incomprensione di fondo: quella che la Croazia sia rimasta quella di dieci, venti o trent’anni fa. «Venivamo visti su certi mercati come una destinazione economica per il turismo di massa», ha precisato così Glavina. Ma Zagabria non vuole esserlo, anche se vuole rimanere «molto competitiva». Anche perché altri turisti e altri media hanno denunciato aumenti assai significativi anche in altre nazioni, dalla Grecia alla Spagna, senza contare l’Italia. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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