Rinasce il Novecento delle case Mosco a Trieste: tocca a via San Vito, investiti 5,5 milioni

Gli stabili di pregio sono vincolati dalla Soprintendenza e l’ingresso di via Tigor venne utilizzato nel film Senilità

TRIESTE. Le case Mosco tratteggiano una grande “U” tra via Cereria, via Tigor (l’ingresso visibile in “Senilità” di Mauro Bolognini), via San Vito. Furono costruite agli inizi del Novecento da Giovanni Maria Mosco, che era nato professionalmente come capomastro-muratore, poi aveva frequentato la Scuola di disegno guidata da Giovanni Righetti.

A cavallo dell’800 e del ’900 questo professionista-imprenditore, venuto dal cantiere, lavorò con assiduità, soprattutto nell’area Piccardi-Foscolo: tra i suoi progetti più importanti ricordiamo casa Junz-Calabrese in via Carducci, sottoposta alcuni anni fa a un robusto refitting che ne ha riproposto le scenografiche forme eclettiche e liberty.

Adesso quel robusto refitting si è spostato verso Cittavecchia, raggiungendo via San Vito al civico 4, dove è in corso il recupero dell’edificio Mosco a cura dell’Edilimpianti di Vincenzo Settimo. L’attività specifica di restauro è seguita da Opera Est di Claudia Regazzoni. Per inquadrare il sito, via San Vito è una strada in pendenza che collega via Tigor con via Bazzoni. Un’iniziativa doppiamente rilevante, perché consente di riscoprire uno stabile a lungo trascurato vincolato dalla Soprintendenza e di partecipare alla complessiva riqualificazione di un’area architettonicamente molto interessante come quella che racchiude le vie Marcello, Tigor, Giustinelli, dove operò Ruggero Berlam. E non lontano in piazza Cornelia Romana sorgono, più o meno coeve, casa Bussi e casa Miani Baschiera. Utile per le informazioni storiche e per approfondire questo itinerario eclettico-liberty “Trieste 1872-1917. Guida all’architettura”, a cura di Federica Rovello.

È lo stesso Settimo a narrare i perché di questo intervento. L’edificio - ricorda - era fermo da vent’anni, funestato dai roditori. L’imprenditore di origine bitontina acquistò il fabbricato - costruito tra il 1906 e il 1909 come l’intero compendio - dall’immobiliare Solaia, per impostarne la ristrutturazione.

Prende così avvio un’operazione, che in termini finanziari significa 5,5 milioni di euro. Gli aspetti di carattere progettuale sono seguiti dall’architetto Enzo Chessa. In questa fase lo stabile è impacchettato e quindi poco leggibile dall’esterno: lo sarà fino al febbraio del prossimo anno. Meta del recupero è realizzare 26 appartamenti, di cui la metà è già stata venduta. La quotazione è in media di 3.500 euro al metro quadrato.

Nonostante gli anni e l’incuria, sono sopravvissuti numerosi affreschi del periodo, a cominciare da quelli conservati e visibili nell’ingresso dell’edificio. A Settimo interessa sottolineare l’efficientamento energetico, che permette a questa casa Mosco di essere già ottemperante alle disposizioni “green” della Ue, il cui decollo è programmato nel 2030.

Edilimpianti è una delle più vivaci realtà nel settore edile triestino, attenta soprattutto agli aspetti “rigenerativi” di compendi degradati. Infatti nell’ultimo quinquennio ha rimesso a posto l’edificio Tarabochia-Slataper (quello che ospita l’ex macelleria Rocco), il fabbricato all’angolo tra Cavana e Venezian, una serie di stabili a San Giacomo. Partecipa al rilancio dell’ex palazzo delle Poste in via Sant’Anastasio. Ha comprato la casa in via Settefontane dove c’è il negozio Sme. E conta di dare notizie importanti sul futuro dell’ex Obelisco. —