Omicidio Saccò, il 75enne ucciso con un colpo di pistola alla testa
BRESSANA. Ucciso da un colpo di pistola alla testa. Potrebbe essere questa, e non una caduta in seguito a un pestaggio, la causa della morte di Enore Saccò, il pensionato di 75 anni i cui resti furono trovati carbonizzati, il 16 febbraio, nella sua abitazione in via Gramsci. L’ipotesi emerge da alcuni riscontri tecnici eseguiti in questi mesi di indagini: il ritrovamento di una ogiva vicino al corpo dell’uomo, in un locale sotterraneo della casa, e l’esito preliminare dell’autopsia, da cui sono emerse fratture craniche compatibili con il foro di entrata di un proiettile.
Un’arma, una calibro 9, era stata sequestrata a casa di uno degli indagati e sulla pistola sono ancora in corso verifiche. Così sull’ogiva: il 2 settembre è previsto un ulteriore accertamento tecnico.
La svolta nelle indagini ha portato a un nuovo giro di interrogatori degli indagati, che sono stati sentiti nei giorni scorsi. La loro posizione potrebbe ora aggravarsi.
Chi è in carcere
Per questa vicenda sono ancora in carcere Omar Cosi, il barista di Bressana accusato di omicidio volontario, occultamento di cadavere e incendio (dopo l’omicidio la casa di Saccò fu data alle fiamme), Davide Del Bò (difeso dall’avvocato Rosario Tripodi), che per la procura avrebbe avuto un ruolo nel delitto guidando il furgone della vittima sull’argine del Coppa, dove era stato ritrovato abbandonato, e Souhail Nakbi, 25 anni e origini tunisine, anche lui indagato per l’accusa di incendio doloso (avrebbe comprato la benzina per dare fuoco alla casa).
Indagato ma libero il 29enne Antonio Berdicchia, anche lui di Bressana: sarebbe stato al corrente delle azioni degli indagati legate al delitto. Il giovane, difeso dall’avvocata Emanuela Albini, è stato interrogato nei giorni scorsi. Anche Cosi (difeso dagli avvocati Barbara Citterio e Fabrizio Mossetti) è stato risentito e, da quanto si è saputo, avrebbe fornito ulteriori dettagli sulla dinamica dei fatti. Già nel primo interrogatorio aveva comunque ammesso di avere ucciso il pensionato, spiegato di essere andato a casa di Saccò per chiarire una faccenda di natura economica. La fidanzata aveva rilevato il bar a novembre del 2023 da una donna, che aveva avuto in affitto i locali da Saccò. Era stato concordato un canone di mille euro al mese ed erano state emesse, a garanzia del pagamento, 12 cambiali, per 12mila euro. L’accordo era che la compagna di Cosi avrebbe pagato alla precedente titolare del bar i canoni, che sarebbero stati poi girati a Saccò.
A gennaio del 2024, però, il canone non viene versato e Saccò minaccia lo sfratto. La sera del 12 febbraio il gestore va a casa del pensionato, accompagnato (secondo la sua versione) dalla fidanzata e da Davide Del Bò, che conosceva l’indirizzo di casa.
Il tragitto
La dinamica dei fatti dovrà essere precisata (molte le contraddizioni negli interrogatori degli indagati) ma le telecamere posizionate tra il centro di Bressana e via Gramsci hanno registrato il passaggio della Bmw di Cosi alle 21.47, verso la casa di Saccò. Il gestore ha raccontato che sia la fidanzata che Del Bò sarebbero rimasti a distanza mentre lui litigava con Saccò. Il furgone bianco del pensionato è stato ripreso sette minuti dopo la mezzanotte, verso Bressana. Secondo la versione di Cosi, Del Bò avrebbe aiutato l’amico a “ripulire” la scena del crimine insieme a Nakbi, che ha ammesso di avere comprato la benzina usata per dare fuoco alla casa.