Il direttore generale di Avm Seno e quel bando tagliato su misura
«Non si muove foglia che Seno non voglia». A dirlo è Fabio Cacco, spiegando a Renato Boraso come sia necessario parlare con il direttore generale di Avm per poter ottenere quello che l’assessore chiedeva, ovvero accesso al capitolato di una gara d’appalto per le pulizie nelle sedi, nei depositi e nei mezzi Actv, così da poterlo modificare per favorire la Open Service di Marco Rossini . E il suggerimento non solo viene colto, ma va bersaglio: Seno anticipa il testo del bando, poi concorda con Boraso, Cacco e lo stesso imprenditore interessato i cambiamenti.
La vicenda è tutta registrata nelle intercettazioni della Guardia di finanza, ma non è la sola ad aver convinto la procura a chiedere per il numero uno del trasporto pubblico veneziano la misura coercitiva del divieto di dimora nel territorio comunale, così da scongiurare il pericolo che vengano commessi altri reati come quelli di cui è pieno il fascicolo; a motivare la richiesta dei pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini infatti c’è anche un’altra conversazione colta dai microfoni delle Fiamme gialle, che riguarda un fornitore di Avm inadempiente: Seno, prima di depennare l’azienda dagli elenchi di cui si serve la partecipata, alza il telefono per chiamare il vicecapo di gabinetto del sindaco, Derek Donadini, nella consapevolezza che la società in questione sia anche uno sponsor dell’Umana Reyer, la squadra di basket di Brugnaro.
Tanto basta, agli accusatori, per definire il quadro in cui si muove l’ad di Avm come «davvero inquietante», in quanto sarebbe così dimostrata la tendenza di Seno ad assecondare gli interessi - anche dichiaratamente privati - degli amministratori comunali che l’hanno nominato, siano questi il sindaco o l’assessore. Nelle considerazioni dei pm, infatti, si rimarca come il direttore generale appaia perfettamente a parte del coinvolgimento personale di Boraso nel far vincere la gara a Rossini - peraltro apertamente dichiarato - ma questo non verrebbe mai visto come un problema e, perciò, l’accaduto non viene valutato come un caso isolato.
Ecco perché la richiesta di tenerlo lontano dalla sede aziendale, inibendogli tutti i contatti con funzionari comunali e imprenditori. Una richiesta che, però, il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza non ha accolto: Giovanni Seno resta nell’elenco degli indagati, ma contro di lui non è stata predisposta alcuna misura cautelare.