La triestina Veronica Toniolo, svezzata a pane e judo: «Seguivo Basile alla tv e ora sono ai Giochi»
TRIESTE. Fin da piccola, Veronica Toniolo ha sviluppato una capacità di concentrazione fuori dal comune.
Ed il fatto di essere cresciuta a pane e judo è stato certamente un grande potenziatore di questa capacità. Del resto, il judogi a casa Toniolo è indossato da tutti, mamma Monica, papà Raffaele, la sorella Elisa e, ad honorem, anche nonno Gianfranco, per tutti chiamato semplicemente Gieffe.
E quindi, se poi capita che Veronica Toniolo ha ottenuto la qualificazione per le prossime Olimpiadi a Parigi all’età di ventun’anni non ci sarebbe nemmeno troppo da stupirsi. Se poi vai vedere anche il curriculum di questa giovane triestina, allora sì, a quel punto ti puoi anche stupire.
Veronica, Parigi rappresenta la sua prima Olimpiade, come immagina possa essere questa esperienza per lei e non soltanto per l’aspetto agonistico?
«Parigi 2024… forse non ho ancora realizzato e forse l’emozione, quella vera, arriverà fra poco, quando saremo fisicamente lì. Non so ancora dire bene cosa mi aspetterà, quello di cui sono sicura è che sono molto emozionata, ma c’è anche un grande punto interrogativo per me. Chiaramente, essendo la mia prima Olimpiade, non so bene a cosa sto andando incontro, ma di certo sono molto contenta e molto curiosa di scoprirlo. Allo stesso tempo sono anche molto determinata».
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Qual è il suo primo ricordo dell’Olimpiade di quand’era piccola e qual è l’effetto che le fa pensare oggi all’Olimpiade?
«Ho sempre guardato molto sport alla televisione ed è forse dai Giochi di Londra che ho iniziato ad avere i primi ricordi, ma i ricordi quelli veri e belli sono di quando ho visto Fabio Basile vincere a Rio de Janeiro nel 2016. È stata un’emozione grande perché Fabio già lo conoscevo ed è sicuramente questo il primo grande ricordo che conservo delle Olimpiadi».
E pensare ai Giochi oggi?
«Pensarci oggi invece mi risulta un po’ strano perché mi sembra ieri che le gare dei grandi le guardavo da casa e adesso mi ritrovo dall’altra parte. Da spettatrice a protagonista. Però questo era ed è ancora il mio obiettivo e sono contenta di essere arrivata fino a qua».
Com’è organizzata la sua giornata tipo?
«La mia giornata tipo durante la fase di preparazione di queste Olimpiadi comprende due allenamenti al giorno. Solitamente sdono sessioni di preparazione atletica o tecnica al mattino e al pomeriggio l’allenamento più pesante e maggiormente concentrato sui randori (combattimenti). Tra un allenamento e l’altro invece mi sottopongo a sedute di fisioterapia».
Solamente allenamenti in queste settimane?
«Se mi avanza un po’ di tempo però non mi nego anche durante questo periodo di preparazione un’uscita con gli amici oppure un’attività che mi distragga un pochino dalla routine degli allenamenti. Credo che sia molto importante anche staccare un pochino ogni tanto per riuscire a stare bene e in tranquillità in tutto e per tutto».
Bene, ora chiuda gli occhi ed immagini che sia il giorno della gara, ci racconti se ci sono delle cose che fa, una modalità particolare per prepararsi alla gara, a partire dal risveglio, per trovare la giusta concentrazione. Ascolta una musica particolare per prepararsi, compie forse una serie di gesti scaramantici?
«Se chiudessi gli occhi ed oggi fosse il giorno della mia gara, sarebbe… è strano a dirlo, ma punterei a farlo diventare un giorno come gli altri, soprattutto nel pre-gara non faccio niente in particolare, forse inconsciamente sì, perché una routine la seguo ma non è niente di voluto ed il mio obiettivo è quello di vivere tutta la giornata nel modo il più normale possibile, senza mettermi addosso eccessive pressioni».
Una domanda che potrebbe sembrarle scontata. Qual è per lei l’obiettivo in questa Olimpiade parigina?
«Il mio obiettivo per questa Olimpiade, non lo nego, è vincere. Però il mio vero obiettivo è arrivare ad essere la migliore versione di me stessa. So che se arrivo a questo punto, allora lì posso dire che il mio obiettivo è vincere. In realtà quello cui punto adesso, cui punto in questa preparazione olimpica è essere il meglio che posso, essere ad una forma cui ci sono arrivata vicino, però non sono ancora mai arrivata. Credo in me stessa e so che se arrivo a quella forma lì posso giocarmela e batterle tutte».
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L’Olimpiade è un percorso lungo, anni di sacrifici, gioie e dolori, vittorie e sconfitte. Ma è condiviso con le persone che le stanno accanto, non solo la famiglia, ma anche il team, i parenti. Che pensiero vuole dedicare a loro?
«Nel mio percorso agonistico e judoistico ho avuto la fortuna di incontrare parecchie persone che mi sono state accanto, chi dall’inizio, chi si è aggiunto a metà strada e chi è arrivato da poco, ma non smetterò mai di ringraziarli tutti. So che è un grande lavoro, è un lavoro difficile, perché quando combatto ci sono io, si vede la singola persona, ma come dico spesso gli sport individuali non sono mai individuali. È individuale solo quando sei in competizione, però dietro ci sono talmente tante persone a cui devo veramente tanto e parte di questo, se non tutto, lo dedico a loro. Mia mamma e mio papà sono con me da sempre, sono anche i miei allenatori, mio papà si vede, in tanti lo vedono in sedia, mia mamma, magari qualcuno non lo sa, ma lei c’è sempre, è sugli spalti. E loro sono… quelli cui dedico veramente tutto… sono loro. Una parte della mia vita, di questa vita, perché poi ci sarà anche un’altra storia, la voglio vivere assieme a loro ed è quasi un regalo per loro».
All’Olimpiade a Parigi ci sarà anche un’altra triestina, la velista Jana Germani, la conosce, ha seguito le sue imprese?
«Conosco Jana, non di persona, ma per i suoi risultati. Ha fatto parlare molto di se e sono molto contenta di portare in alto il nome di Trieste assieme a lei a queste Olimpiadi di Parigi 2024!».