L’apertura dei Giochi all’insegna della grandeur francese e lontana dai lamenti dei diseredati
di Maurizio Boldrini
Effetti speciali, tra il virtuale e il reale che si alternano, anche se non riescono sempre a fondersi nello scandire del tempo, in quest’attesissima cerimonia d’apertura dei giochi parigini. Il tedoforo che smarrito si perde nello stadio vuoto. È la lunga attesa vissuta per arrivare a questo momento.
Poi arriva le “roi”, Zidane, volto arcinoto nell’universo sportivo che prende in mano la torcia olimpica e pagando il biglietto (meravigliosa l’inquadratura della faccia sbigottita del bigliettaio) se ne va con il metrò inseguito da tre giovani che vogliono partecipare al gioco. Il metrò si ferma e i tre riescono così a salire. Si troveranno prima in un viadotto buio e poi nelle fogne di Parigi, quelle esaltate del grande Victor Hugo. Sbucheranno nella limpida Senna, tra il tripudio di un immancabile tricolore e le felici facce assai felici degli organizzatori, Macron in testa.
La grandeur francese al suo massimo livello, condita anche da slogan scritti, alcuni in latinorum. Ci sta sempre bene. Una telenovela. Televisione piena per un evento che diventa la massa per le televisioni di tutto il mondo.
La regia televisiva a dire il vero non contribuisce a rendere emozionanti anche scene più azzeccate.
Alcune immagini, come il canto della Marsigliese, hanno resistito autonomamente, così come le donne che hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia della Francia e che si innalzano maestose sulla Senna.
Poi su le Bateaux Parisiens entrano, nel grande fiume, le squadre dei tanti paesi. Prima per rispetti la Grecia, onore alla storia e poi la squadra dei rifugiati olimpici. Un tocco di umanità non ci sta male in un’olimpiade che si disputa mentre sono in corso, vicino a Paris, due terribili guerre. Ma lo spettacolo non sente i lamenti degli sconfitti e dei diseredati della terra né la voce del Papa che invoca una tregua olimpica.
Va avanti, imperterrito. E così dall’ampia scalinata, inevitabili nei locali à la page parigini, scende tra ventagli di piume rosa, Lady Gaga. Seguiranno sicuramente altri artisti, altre musiche. Siamo all’inizio di una serata che durerà – ci dicono i bravi cronisti – oltre tre ore, composta da tredici quadri, da belle immagini e da banali sequenze.
Conviene guardala con la mente sgombra. Da domani ci sono le gare. Conviene esser di bocca buona e aspettare le emozioni che ci doneranno gli atleti.
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